“Io vagabondo”: testo e significato del capolavoro dei Nomadi

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Il Festival di Sanremo è arrivato alla sua terza puntata. Questo appuntamento della kermesse più importante e famosa della canzone italiana sarà dedicato alle cover che incideranno sul risultato finale della gara. Sul palco dell’Ariston, questa sera, si esibiranno due cantanti d’eccezione: Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, e Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, duetteranno con il duo di presentatori, formato da Amadeus e Fiorello, intonando “Io vagabondo“, successo nazionale portato alla ribalta dai Nomadi. Ma qual è il testo del componimento e che significati nasconde?

Il testo della canzone

Ecco il testo della canzone che Zlatan Ibrahomovic, Sinisa Mihajlovic, Amadeus e Fiorello canteranno sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo 2021. La canzone è un successo dei Nomadi, gruppo italiano in attività dal lontano 1963:

Io, un giorno crescerò
E nel cielo della vita volerò
Ma un bimbo che ne sa
Sempre azzurra non può essere l’età
Poi,
Una notte di settembre mi svegliai
Il vento sulla pelle
Sul mio corpo il chiarore delle stelle
Chissà dov’era casa mia

E quel bambino che giocava in un cortile
Io, vagabondo che son io
Vagabondo che non sono altro
Soldi in tasca non ne ho

Ma lassù mi è rimasto Dio
Sì, la strada è ancora là
Un deserto mi sembrava la città
Ma un bimbo che ne sa
Sempre azzurra non può essere l’età
Una notte di settembre, me ne andai
Il fuoco di un camino
Non è caldo come il sole del mattino
Chissà dov’era casa mia

E quel bambino che giocava in un cortile
Io, vagabondo che son io
Vagabondo che non sono altro
Soldi in tasca non ne ho
Ma lassù mi è rimasto Dio
Io, vagabondo che son io
Vagabondo che non sono altro…

Il significato di “Io Vagabondo”: un vero inno alla libertà e alla crescita

Il testo di “Io vagabondo” fu scritto da Alberto Salerno, mentre la musica fu curata dal bassista Damiano Dattoli. I Nomadi la presentarono durante l’edizione di “Un disco per l’estate” del 1972, classificandosi al tredicesimo posto. Ma qual è il messaggio che il gruppo italiano ha voluto lasciare ai posteri con questa canzone divenuta, a tutti gli effetti, un caposaldo della musica italiana? Il testo è certamente un inno alla libertà ed al coraggio di “staccarsi” dal focolare familiare per intraprendere un nuovo viaggio che decreterà la crescita dei giovani pronti a compiere questo passo che, troppo spesso, spaventa. Una canzone certamente ancora attualissima: le difficoltà economiche che da anni hanno investito il nostro Paese (e che il Covid-19 ha tremendamente amplificato) e la disoccupazione galoppante, sfiducia tanti giovani sempre più restii ad abbandonare la casa nella quale sono cresciuti. Chi riesce a compiere questo passo, e la canzone lo sottolinea con le sue strofe, intraprende un percorso di formazione fondamentale che, tra alti e bassi, regala al ragazzo/a la trasformazione da bambino ad adulto.

Seguici su Metropolitan Magazine