Continuano proteste e repressioni in Iran, che ha vissuto una notte di violenza con manifestazioni e due attacchi armati che hanno causato almeno 12 morti. Ormai il terzo mese di proteste per la morte di Masha Amini, la 22enne uccisa dalla polizia morale dopo l’arresto.
“Donna, vita, libertà”. Lo slogan che ieri sera risuonava in molte città del Paese, tra cui: Teheran, Gorgan, Sanandaj e Isfahan, dove i manifestanti hanno danzato intorno ai falò. Negli ultimi giorni, le proteste iniziate dopo la morte della giovane, si sono intensificate. In occasione della commemorazione delle mobilitazioni del 2019, in cui morirono 300 persone.
Proteste in Iran: arrestati tre sospetti
Come hanno riferito i media locali, il caos determinato delle proteste è stato “sfruttato dai gruppi terroristici“: a Ize, nel Sud del Paese, uomini armati a bordo di motociclette hanno aperto il fuoco sui passanti e sulla polizia nel mercato centrale della città, uccidendo almeno sette persone e ferendone 15.
Il direttore del Dipartimento di Giustizia del Khuzestan, Ali Dehqani, ha riferito che sono stati arrestati tre sospetti per il loro presunto coinvolgimento nell’attacco. Secondo l’agenzia Tasnim, nella città si sono verificati pesanti scontri la scorsa notte e i manifestanti hanno dato fuoco a un seminario religioso.
Gli attacchi e l’appello degli attivisti per commemorare le mobilitazioni del 2019
Secondo Amensty International, le proteste si sono intensificate da martedì, a seguito di un appello degli attivisti, che hanno esortato a commemorare le mobilitazioni del 2019, in cui furono uccise 300 persone.
Due basiji (militanti islamici), sono stati uccisi e otto sono stati feriti, in un attacco nella città centrale di Isfahan. Uomini armati su motociclette hanno sparato contro le forze di sicurezza. Nella città di Semirom, nella provincia di Isfahan, tre persone sono morte, in circostanze non chiarite dalle autorità.
Manifestazioni in corso in numerose città dell’Iran: chiuso il Grand Bazaar di Teheran
Date le limitazioni di internet e la mancanza di informazioni ufficiali, è difficile conoscere la portata delle manifestazioni, in corso in numerose città del Paese. Secondo fonti dei manifestanti, a Teheran è stato chiuso il Grand Bazaar. Diversi negozi sono stati chiusi in un altro noto centro commerciale della capitale, e alcuni negozianti hanno gridato contro il leader supremo dell’Iran Ali Khamenei: “morte al dittatore”.
Secondo l’Ong Iran Human Rights, con sede a Oslo, almeno 326 persone, tra cui 43 minorenni, sono state uccise nella repressione della polizia. Finora sono state condannate a morte cinque persone, per la loro partecipazione alle manifestazioni. Circa 2.000 sono state accusate di vari reati legati alle proteste.
Mariapaola Trombetta
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