Iran, la repressione dei movimenti femministi e le violazioni dei diritti umani

Iran, la repressione dei movimenti femministi e violenza di genere: la protesta delle donne iraniane contro l’hijab obbligatorio

Iran, la repressione dei movimenti femministi non ferma la lotta delle donne iraniane. Yasaman Aryani, Mojgan Keshavarz, Monireh Arabshahi sono state incarcerate nell’aprile 2019 dopo la pubblicazione di un video online in cui appaiono a capo scoperto.

Le tre donne, in segno di protesta pacifica contro le leggi iraniane sull’hijab obbligatorio, porgevano fiori nella metropolitana di Teheran l’8 marzo 2019, giornata internazionale della donna.

Le pene detentive cui sono state condannate, dai 16 ai 24 anni, sono direttamente collegate all’esercizio del diritto alla libertà di espressione e di riunione in difesa della parità di genere in Iran.

Non parliamo più di violenza di genere, ma di evidenti violazioni dei diritti umani. Le autorità iraniane stanno infrangendo qualsiasi Dichiarazione, Patto, Carta internazionale sui diritti civili, politici e umani.

La protesta contro l’hijab obbligatorio

Il Parlamento Europeo ha condannato “con la massima fermezza la repressione in corso nei confronti delle donne che si oppongono al velo obbligatorio ed esercitano il diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica”

L’hijab obbligatorio è un evidente simbolo dell’oppressione delle donne islamiche, costrette al rispetto di un deplorevole codice di abbigliamento. Vincolate ad un velo che non solo copre il loro capo, ma annienta ogni loro diritto da noi considerato basilare.

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