A una settimana dal voto in Iran, la vittoria di conservatori e ultra conservatori sembra sempre più probabile.
Le elezioni porteranno al rinnovo di 290 seggi in Parlamento
L’imminente voto in Iran, che si terrà il 21 febbraio, ha generato un clima di crescente tensione. Questo sia per i rapporti estremamente tesi con l’Occidente, che per le pessime condizioni economiche in cui versa il paese. Il Consiglio dei Guardiani, che sta sotto il controllo di Ali Khamenei, è un’istituzione che si occupa di scegliere coloro che sono ammissibili al voto. Fino ad adesso, ha bocciato 7.926 voti su oltre 16 mila totali. Questo ha portato i riformisti iraniani a ritrovarsi senza candidati importanti in diverse città del paese.
Iran: il voto sarà un test per Rohani
La campagna elettorale per il voto in Iran è iniziata ufficialmente ieri. Queste elezioni stabiliranno inevitabilmente quale sia la reale popolarità del presidente Hassan Rohani. Questi si è infatti impegnato a migliorare le condizioni di vita degli iraniani, messe a dura prova dalle sanzioni inflitte dagli americani. Rohani è però forse destinato a pagare il suo impegno a favore di un dialogo con l’Occidente, considerato quanto l‘uccisione di Soleimani abbia ravvivato le correnti anti americani interne al paese.
Il 21 febbraio si terrà anche il voto di medio termine dell’Assemblea degli esperti. La Guida Suprema Khamenei, ha ribadito l’importanza di portare alle elezioni candidati nuovi e giovani dentro il Parlamento. Lo scopo infatti è quello di effettuare un ricambio generazionale all’interno del Parlamento.
Ali Larijani, speaker del parlamento iraniano, ha deciso di non ricandidarsi, così come il leader del fronte riformista al Majlis, Mohammad Reza Aref.
Il sito Bultan News, di orientamento conservatore, ha scritto che in base ai sondaggi raccolti, esiste poco entusiasmo intorno a queste elezioni. Si teme inoltre una bassa affluenza per il voto in Iran, forse per la sensazione fatta filtrare dai partiti che il risultato sia già scontato.