Isis sempre pronto ad assoldare nuove reclute.

Stavolta si parla di Meriem Rehally, la studentessa 20enne di origini marocchine scomparsa da casa il 14 luglio 2015 per unirsi all’Isis. A soli 19 anni era fuggita da casa per raggiungere la Siria come combattente. Viveva come una normale adolescente, che andava a scuola e usciva con gli amici. Poi si è ritrovata in Siria. “Ho fatto l’hacker per l’Isis”.

Meriem Rehaily in una foto tratta dal suo profilo Facebook (Photo Credits. www.quotidiano.net)

Dallo scorso anno era stata data per morta, lapidata dagli stessi tagliagole dell’Isis o clandestina in Europa. In realtà, è prigioniera dei curdi da sei mesi. La ragazza si trova nella tendopoli di Roj, nel nord-est della Siria. Una tendopoli in mezzo al nulla, sorvegliata dall’intelligence curda dove si trovano in custodia un migliaio di mogli dell’Isis con i loro bambini.

Tendopoli in Siria (Photo Credits: www.panorama.it)

Meriem è una ricercata internazionale. Infatti, è stata condannata a 4 anni per aver aderito all’Isis. Ma ora si dice pentita e chiede di tornare in Italia, anche se questo comporta il fatto di andare in carcere. Sono una terrorista per il governo, ma in Italia non ho fatto niente” si difende. E si dichiara pentita su tutti i fronti: “Voglio tornare in Italia anche se dovrò andare in carcere”.

Meriem arruolata all’Isis a 19 anni (Photo Credits: www.leggo.it)

Ma dopo quello che ha passato, il carcere italiano non la spaventa. Afferma di essere stata reclutata su Telegram, in una chat segreta, da un uomo che le ha fatto il lavaggio del cervello e che si era proposto di sposarla. Quando l’ha rifiutato le ha scritto: “Ok, non sposarmi, ma almeno esci dall’Italia per venire in Siria”. Senza quasi accorgersene, Mereim si era ritrovata lì. L’adescatore, poi, è stato ucciso nella battaglia di Raqqa del 2017.

Telegram (Photo Credits:www.lastampa.it)

Nella capitale del Califfato, Meriem si è subito accorta che la situazione era diversa da quanto immaginato. “Ho visto il vero Isis e non è lo Stato islamico che credevo. I bombardamenti mi terrorizzavano. Quando ho aperto gli occhi era troppo tardi”. Il Califfato l’avrebbe addirittura sospettata di essere una spia. “Volevo fuggire. Mi sono fatta inviare dei soldi da papà, ma sono stata presa e sbattuta per 52 giorni in una celletta” racconta la ragazza.

Meriem con il capo coperto dal niqab (Photo Credits: www.vvox.it)

A Raqqa, Meriem si è sposata con un palestinese che ha combattuto contro i soldati di Bashar, ora prigioniero, da cui ha avuto due figli, Farouk di un anno e mezzo e Basim di sei mesi. Da lì è riuscita a contattare i genitori tramite un appello indirizzato alle autorità curde. Alla notizia che la figlia è viva, il padre non stava in sé dalla gioia: “E un giorno di vera festa, siamo tutti contenti. Abbiamo sempre detto che era stata plagiata e che voleva tornare a casa”.

Redouane Rehaily, il padre di Mereim (Photo Credits: www.direttanews.it)

A non credere all’eventuale plagio è Andrea Niero, difensore d’ufficio di Meriem Rehaily. Per Niero vi sono molti punti oscuri. “Il padre non ha mai perso i contatti con la figlia” assicura l’avvocato “Ha sempre saputo tutto di lei, ma non ha mai voluto parlare”. Ed espone i suoi sospetti: “Meriem viene pilotata da qualcuno”. Inoltre, puntualizza che non si è indagato sulle sue amicizie o gli accertamenti ci sono stati ma non sono stati resi noti. E si dice poi poco convinto anche del suo pentimento: “Se fosse realmente pentita chiederebbe veramente scusa. Il rischio è invece che, tornata in Italia e scontata la pena, continui a fare proselitismo”.

Alcune combattenti in Siria (Photo Credits: www.dagelijksestandaard.nl)

Tanto più che la stessa Meriem si dice sicura che l’Isis non sia finito e che l’Occidente sia ancora in pericolo.

Centinaia di jihadisti fuggiti in Turchia (Photo Credits: www.eurocomunicazione.com)

“Ci sono troppi jihadisti giunti in Europa all’insaputa dei governi”. Uomini ma anche tante giovani. “Di donne jihadiste ne conosco tante che sono riuscite a scappare attraverso la Turchia, ma non posso dire i loro nomi”. Altre europee sarebbero ancora intrappolate dall’Isis vicino al confine iracheno.

Patrizia Cicconi