La guerra alle strutture ONU non si limita all’UNRWA ma a quanto pare Israele ha anche bombardato un sito UNESCO, cruciale per la storia dell’arte mondiale. E non si tratta di un errore: aveva ordinato l’evacuazione, sapeva che avrebbe bombardato.
Quando la storia diventa bersaglio. La comunità internazionale esprime (ancora una volta) sdegno per l’attacco di Israele al sito Unesco in Libano. Tuttavia, limitarsi ad uno sdegno formale rende la tenuta della comunità internazionale priva di credibilità di fronte a soprusi di questa portata.
Israele attacca ONU, UNRWA e ora anche UNESCO, siamo sicuri sia normale?
Mercoledì mattina, le sirene e gli avvisi d’evacuazione hanno svegliato Baalbek e altre città della Valle della Beqaa, provocando una fuga di massa dei residenti. Con circa 80mila abitanti, Baalbek rappresenta una delle città più importanti del Libano orientale, nota per i suoi templi e rovine romane, come il Tempio di Bacco e quello di Giove, che raccontano millenni di storia. Quattro ore dopo il segnale d’evacuazione, gli attacchi israeliani sono iniziati con violenza: più di 20 raid aerei sono stati riportati, alcuni dei quali nel cuore della città, secondo quanto dichiarato dal sindaco Mustafa al-Shell.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito presunti depositi di carburante appartenenti a Hezbollah nella valle della Beqaa. Tuttavia, i dettagli rimangono vaghi e, secondo fonti locali, non ci sarebbero prove concrete della presenza di armamenti a Baalbek. La stessa BBC ha riportato le parole del sindaco, che ha affermato di non conoscere alcuna infrastruttura militare all’interno della città.
Le conseguenze umane e e gli attacchi a Baalbek
Il bilancio delle vittime e delle perdite materiali è, purtroppo, destinato ad aumentare: in seguito agli attacchi, il ministero della Salute libanese ha confermato la morte di 11 persone a Sohmor, una città della stessa valle, e diverse persone risultano ferite. Gli attacchi alle aree civili di Baalbek e Sohmor seguono giorni di intensificazione del conflitto, che in precedenza aveva interessato principalmente il sud del Libano e Beirut. Quest’ultimo attacco non colpisce solo la popolazione, ma minaccia anche un patrimonio culturale unico.
L’attacco a Baalbek non è solo un episodio isolato di un conflitto ormai decennale. Il bombardamento di una città riconosciuta a livello internazionale per le sue rovine millenarie rappresenta un segnale pericoloso, un messaggio che ignora volutamente il valore culturale e identitario dei luoghi. Baalbek non è solo una città libanese, ma un crocevia di culture che attraversano millenni. Fondata dai Fenici, poi dominio romano e in seguito influenzata dalla civiltà islamica, rappresenta un monumento alla complessità e alla ricchezza del Medio Oriente. La distruzione di questo patrimonio non rappresenta solo una perdita per il Libano, ma per il mondo intero.
La pericolosità dell’indifferenza in questo attacco di Israele a UNESCO
L’evacuazione forzata di Baalbek, seguita da un attacco che non distingue tra vite umane e patrimonio culturale, rende evidente fino a che punto questo conflitto sia disposto a spingersi. Bombardare una città millenaria e i suoi simboli storici, cancellare il segno di civiltà passate, non è solo una manovra militare; è un colpo inflitto alla memoria collettiva, a un’identità che va oltre confini e fazioni. Baalbek non è solo un punto sulla mappa libanese: è un luogo dove per secoli culture diverse hanno lasciato tracce, rappresenta la radice storica e culturale di un’intera regione, un patrimonio che appartiene a tutta l’umanità.
Attaccare Baalbek, colpire un sito Unesco, equivale a voltare le spalle a ogni rispetto per la storia condivisa, a ogni responsabilità verso chi ci ha preceduti e verso chi verrà dopo. Questo non è semplicemente combattere un nemico: è agire con una miopia devastante, che non distingue tra obiettivi militari e simboli di una memoria che appartiene a tutti. Israele, con questi bombardamenti, non fa solo una guerra contro un avversario, ma mette in discussione il valore stesso del patrimonio culturale in una zona già piegata da conflitti, disuguaglianze e crisi economica.
Ogni volta che un luogo come Baalbek viene colpito, perdiamo tutti. Non sono solo rovine a cadere: è la nostra capacità di imparare dal passato, di ricordare chi siamo, di trovare una via comune anche nelle divisioni. In questo contesto, il bombardamento di Baalbek appare come un atto di arroganza e di ignoranza, che insegue una sicurezza illusoria, ma in realtà sferra un attacco diretto all’idea di umanità. La distruzione della storia non porta alla pace; serve solo a perpetuare una violenza che cancella ogni prospettiva di riconciliazione, lasciandoci più poveri, più vuoti, più lontani da una memoria che potrebbe unirci