Israele ha attaccato decine di postazioni lanciarazzi nel sud del Libano giovedì sera, nel tentativo di prevenire la rappresaglia annunciata dall’Iran e da Hezbollah, a seguito delle esplosioni di cercapersone e poi di walkie talkie che hanno ucciso una quarantina di miliziani e cittadini libanesi questa settimana.

Secondo le Forze di Difesa Israeliane (Idf), giovedì, sono state colpite circa cento postazioni oltre a centinaia di razzi pronte a essere sparate. L’agenzia di stampa libanese Nna ha indicato una cinquantina di esplosioni dopo le 21.

Si tratta della maggiore offensiva israeliana in Libano da quasi un anno a questa parte, da quando è cominciato il conflitto con Hamas a Gaza. Hezbollah confermato finora un morto negli attacchi.

Venerdì mattina si sono registrati altri scontri a fuoco con una nuova ondata di bombardamenti israeliani su Mays al Jabal, Aitaroun e Kafr Kila, e sessanta razzi sparati da Hezbollah verso la Galilea e le alture del Golan.

Israele e Libano, la guerra che preoccupa

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha mandato un messaggio di solidarietà al popolo libanese sostenendo che il Paese “non può vivere nel timore di una guerra imminente” e che i suoi devono impegnarsi nella diplomazia per evitare “un’escalation che non interessa a nessuno”.

Gli Stati Uniti sono “spaventati e preoccupati per una potenziale escalation”, ha dichiarato la portavoce Karine Jean-Pierre, mentre la Casa Bianca sembra avere abbandonato la speranza di concludere un accordo di tregua a Gaza durante la presidenza Biden, ha riportato il Wall Street Journal.

Le stesse autorità del Libano, il cui governo è influenzato dalla presenza militare e politica di Hezbollah a Beirut e nel sud del Paese, hanno accusato Israele degli attacchi subiti.

Il primo ministro Najib Mikati ha invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ne discute venerdì, a prendere posizione per fermare l'”aggressione” e la “guerra tecnologica” di Israele.