Per le Azzurre, il match contro la Cina era stata la quinta vittoria consecutiva al Mondiale di Pallavolo Femminile del 2018.
Italia-Cina termina con un bel 3-1, la vittoria contro le campionesse olimpiche in carica vale la qualificazione alla seconda fase come teste di serie.
Italia-Cina: organizzazione e rodaggio le armi azzurre
Partiva in salita, come la partita più ostica di tutto il girone. La Cina nel mondiale disputato in Giappone partiva come una delle Nazionali favorite al successo finale, eppure – alla fine – abbiamo esultato noi.
È stata una partita giocata con la testa e letta in itinere, preparata con accortezza ma che ha avuto bisogno di qualche quadratura.
Pioniere e stratega della gara, ovviamente, Davide Mazzanti, coach dal curriculum iridato e quasi irraggiungibile. Niente sarebbe valsa la fatica sul campo e in palestra se lui, motivatore morale, non avesse acceso la miccia nella testa delle nostre atlete.
Un inizio di gara sotto tono, con un’efficienza dei fondamentali decisamente sotto la media rispetto alle gara disputate finora. Gli schemi e le accortezze preparate per contrastare la flotta cinese non bastano, le nostre ragazze subiscono gli arrembaggi di Zhu Ting e compagne coma una Nazionale di caratura inferiore.
Le azzurre partono malino, una ricezione che non gira dove Sylla è l’obiettivo delle battute avversarie: purtroppo Miriam non ingrana subito, sono tante le ricezioni non precise in mezzo al campo che fanno calare il livello del nostro gioco.
Ma la ricezione non è l’unico fondamentale in cui arranchiamo. La battuta non va meglio e, turno dopo turno, le nostre atlete si rivelano sprecone: avranno avuto la consegna di forzare il servizio per mettere in difficoltà la linea avversaria, ma tra la sicurezza di una battuta e l’errore della stessa il confine è sottilissimo.

In prima classe per Osaka
Le asiatiche portano a casa il primo set, ma l’atteggiamento delle nostre ragazze è totalmente un altro e la partita cambia radicalmente.
Qualche accortezza tattica, una lettura sulla costruzione avversaria e una disposizione in campo leggermente diversa – e anche più curata dalle nostre – rivolta la gara del tutto.
In fase di muro-difesa, sono sufficienti due difensori ben posizionati e un muro più attento con posizionamento e tempismo perfetto. La partita è diversa e iniziamo a prendere il pallino del gioco, siamo ordinati e ci muoviamo coralmente: i palloni impossibili salvati in extremis ci danno fiducia, nonostante subissimo le free-ball concesse.
La Cina si dimostra ancora ostica, ma piano piano cede sempre di più. Le rosse vestite hanno un buon gioco globale e sono equamente distribuite in forza e competenze, noi però giochiamo con entusiasmo e cariche come una molla.
I nostri schemi vengono lisci e giochiamo senza paura: che bella la P3 in fase di cambio-palla! Chirichella parte per una fast, porta via il muro ed Egonu ha tutto lo spazio necessario per attaccare una pipe (o una palla in posto1 più interna, se vogliamo) a tutto braccio. Schema interessante e funzionale, che il trio Chirichella-Malinov-Egonu ripropone anche in fase break e che si ripete anche in P4 senza grossi problemi.
La ricezione ormai ha ingranato alla grande, Sylla ed Egonu sono martelli incessanti e le nostre centrali si dimostrano delle muratrici fenomenali. Chirichella e Danesi coordinano una fase di contrattacco in maniera impeccabile, spesso la chiudono loro stesse saltando in lettura sull’attaccante. E quando chiamate in causa non lasciano mai il braccio a casa, tirano in direzioni sempre diverse sorprendendo le avversarie.

La tattica è importante ma non basta
Il primo set ci è servito per imparare a leggere le nostre avversarie. Ne abbiamo fatto tesoro e abbiamo preso le giuste contromisure.
Partendo dalla pressione in battuta, fondamentale per limitare le loro fastidiose attaccanti, le Azzurre si muovono globalmente in attesa della loro risposta che mano a mano va a scemare per un calo della loro ricezione e per una palleggiatrice non troppo precisa.
Saliamo in cattedra anche per la nostra nuova disposizione, che ci favorisce in fase di ricostruzione: difendendo principalmente con De Gennaro e la schiacciatrice di seconda linea, Malinov o Egonu sono alleggerite da compiti di lettura in difesa e possono pensare più liberamente a come far male alle cinesi. Un sistema di difesa spavaldo e coraggioso, basato sull’importanza e sulla stazza del muro che, altrimenti, non renderebbe a dovere.
La nostra Nazionale ha sconfitto (e risconfiggerà!) le campionesse Olimpiche in carica in una partita che avrebbe potuto avere un finale completamente diverso.
Italia-Cina è valsa la maturazione di una squadra che arriverà alla fine di una competizione importantissima, una partita che dà al gruppo la consapevolezza di potersela giocare alla pari con tutti.
Dimostrazione di volontà, unità di intenti e di intelligenza sportiva non indifferente: da far vedere alle squadre giovanili. Brave ragazze!
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