Ius Soli: “Fedeli” ai propri ideali

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Nella giornata di ieri, il Senato ha visto approdare nella sua aula uno dei testi più discussi degli ultimi anni: il ddl riguardante lo Ius soli.

La delicatezza del tema non poteva non sfociare in caos, mettendo in luce, ancora una volta, le differenze culturali che animano il dibattito e lo scontro nelle stanze dei poteri Italiane. Lo scontro, inoltre, ha presentato un carattere extraparlamentare, infuocando gli animi degli estremisti di destra, Casapound e Forza Nuova, che non potendo puntare sulla via istituzionale hanno manifestato fuori da palazzo Madama.

Il bilancio della giornata è negativo. La Ministra Fedeli ha riportato una contusione al braccio per cercare di evitare la carica leghista lanciata all’attacco verso i banchi del governo. Che la Lega sia disposta a lottare anche fisicamente per l’affossamento di questo ddl lo dimostra l’atteggiamento del capogruppo del Carroccio Gian Marco Centinaio. Quest’ultimo, Dopo aver opposto resistenza a sette assistenti parlamentari, ha dovuto abbandonare il banco del governo al quale si era avvinghiato. Tutto questo si svolgeva sotto il silenzioso sguardo del Movimento 5 Stelle interessato, in linea con l’atteggiamento assunto alla Camera, ad astenersi e a non esprimere direttamente il proprio voto negativo.

Ma cosa prevede il testo del ddl oggetto di discussione?

Partiamo dal principio. Per Ius Soli si intende la possibilità di acquisire la cittadinanza di un determinato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, prescindendo, quindi, dalla cittadinanza dei genitori. Questa concessione di cittadinanza incondizionata è una caratteristica propria degli stati anglosassoni, che viene ripresa in forma mitigata anche in alcuni paesi europei. Allo Ius Soli si contrappone lo ius sanguinis, che invece indica la trasmissione della cittadinanza solo per diritto di sangue, rendendo fondamentale, così, la cittadinanza dei genitori.

In Italia la questione è regolata dalla legge n. 91 del 1992 e si basa sul principio dello Ius Sanguinis. L’unica possibilità del cittadino straniero nato in Italia di poter attenere il diritto alla cittadinanza è che dichiari, entro un anno dal compimento del 18esimo anno di età, di volerla acquisire, dimostrando, inoltre, di aver risieduto nel paese “legalmente e ininterrottamente”.

Il ddl targato PD riprende l’impianto utilizzato nei paesi anglosassoni, Ius Soli, apportandone però qualche modifica per renderlo meno amaro alle forze conservatrici italiane. Le modifiche proposte al vecchio impianto sono sostanzialmente due: la prima “lo Ius Soli temperato” si lega alle difficili vicende della cittadinanza europea e prevede che possa diventare cittadino italiano colui che, nascendo sul suolo italiano, abbia uno dei due genitori in possesso di un permesso di soggiorno di lunga data in UE e risieda sul suolo nazionale da almeno cinque anni; la seconda “lo Ius Culturae” prevede che possano ottenere la cittadinanza anche i minori entrati in Italia entro il dodicesimo anno di età, dimostrando, però, di aver “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”.

La difficile situazione creatasi ieri al Senato lascia intendere che sarà un percorso difficile e frastagliato quello che porterà all’atto finale del diritto di cittadinanza.

“È chiaro che un tale atteggiamento aggressivo e un ostruzionismo di questo livello può essere superato solo attraverso il voto di fiducia”

Così il presidente del PD, Matto Orfini, palesa una ulteriore voglia di ricorrere al “bullismo parlamentare e governativo” che ha caratterizzato gli ultimi esecutivi a guida “democratica”. La destra (Fratelli d’Italia e Lega) non sta a guardare e prepara la contropartita per eludere il dispotico atteggiamento assunto della compagine Renziana, annunciando, qualora dovesse andare in porto il progetto “progressista”, di essere pronti a raccogliere le firme per chiedere un referendum abrogativo.

Dure le parole del segretario della lega, Matteo Salvini:

“I senatori della lega in aula stanno facendo di tutto, occupando i banchi del governo, facendosi espellere e malmenare dai commessi, per bloccare la folle legge voluta dal Pd, in base alla quale per il solo fatto di essere nati qui automaticamente si diventa cittadini italiani. La cittadinanza va desiderata e conquistata! Noi non molliamo! La cittadinanza non si regala”.

L’attenzione deve volgere sull’atteggiamento assunto dalle forze politiche ogni qual volta che giungono in aula progetti di legge riguardanti i diritti civili. Ciò che emerge è un paese squarciato dai contrasti culturali e attivamente belligerante per la difesa dei valori dei singoli gruppi. Tutto questo avviene in un contesto di incertezza politica e a seguito del fallimento di un dialogo tra le varie forze politiche in gioco.

 

 

William De Carlo