Con la stagione agonistica ormai conclusa, è tempo di bilanci. Attraverso questa rubrica si andrà ad analizzare il percorso svolto dai Next Gen un anno dopo le Finals 2019 di Milano. Il primo numero è dedicato al vincitore delle Finals, il nostrano Jannik Sinner.
Dalle Finals al Challenger di Indian Wells
Numero 78 del mondo, Next Gen Finals conquistate e l’etichetta di predestinato. Con queste premesse si è aperto il 2020 di Jannik Sinner, una situazione tanto rosea quanto psicologicamente complicata da gestire per il classe 2001. Dopo aver scaldato i motori nei tornei preparatori, ecco arrivare il primo impegno della stagione: gli Australian Open. Se la vittoria al primo turno contro Purcell non sarà ricordata negli annali, la partita contro Martin Fucsovics è di tutt’altro spessore. Jannik perde, 6-4, 6-4, 6-3 in poco più di due ore di gioco, in un match nel quale emerge tanto il talento quanto l’inesperienza dell’altoatesino. Se infatti è bravo a strappare il servizio all’ungherese in più di un’occasione, non lo è altrettanto a preservare il vantaggio acquisito. Proprio l’aspetto mentale sarà al centro della stagione di Sinner.
Smaltite le fatiche in terra australiana, e dopo una breve apparizione all’ATP 250 di Montpellier, è il torneo di Rotterdam il primo step di un percorso ben più lungo. Nel secondo turno dell’ATP 500 arriva infatti per Sinner la prima vittoria in carriera contro un top 10. Si tratta di David Goffin, che viene sconfitto con il punteggio di 7-6, 7-5. Emblematico di quell’incontro fu il tie-break del primo set, dove Jannik sul 6-3 sprecò tre set point prima di portare a casa il set. Il torneo di Rotterdam, purtroppo, non riserva altre gioie, con Sinner eliminato nel turno seguente da Pablo Carreno Busta. Se fino a quel momento i risultati del giovane italiano erano in linea con quanto ci si aspettava, diverso è il discorso per il challenger di Indian Wells. Sinner viene infatti eliminato anzi tempo da Denis Kudla, 114 al mondo. Più che la sconfitta in sé, fu la sensazione di non essere mai davvero pericoloso a deludere di più.
Il miglior muscolo da allenare? La mente
Il verdetto su Sinner dopo la prima parte di stagione, prima del blocco causa Covid, è chiaro: il talento c’è, ma da solo non basta. Non a caso, durante i mesi di Lockdown, il lavoro di Jannik è proseguito su due binari: tecnico e mentale. A guidarlo in questo lavoro il proprio coach, Riccardo Piatti, che mise a punto una strategia ben precisa. Secondo Piatti, infatti, il solo modo per crescere dal punto di vista mentale è confrontarsi con i grandi di questo sport. E agli allenamenti sul campo, con giocatori del calibro di Tsitsipas, Zverev o Wawrinka, si alternano lezioni di vita fuori dal campo. Piatti è infatti convinto che l’incontro che più di altri potrebbe aiutare Sinner è quello con John Patrick McEnroe Jr.
“John è un uomo di straordinaria intelligenza: frequentarlo non potrà che far bene alla personalità di Jannik. Ma non devono parlare solo di tennis, quelle che potrà dargli saranno lezioni utili per la vita.”
Così si espresse al riguardo Piatti in un’intervista rilasciata a “La Gazzetta dello Sport” a metà giugno. Sempre nella stessa intervista, Piatti sottolineò come molto spesso le partite ruotano intorno a pochissimi punti, giocarli a dovere fa tutta la differenza. E a vedere i progressi di Sinner nella seconda parte di stagione, si può facilmente concludere che Piatti non aveva poi così torto.
La stagione sulla terra rossa per la definitiva consacrazione
Dopo le sconfitte rimediate da Caruso a Cincinnati e da Medvedev agli U.S. Open, per Sinner inizia la stagione sulla terra rossa. La partecipazione all’ATP 250 di Kitzbuhel, terminata al secondo turno, servì solo come antipasto per gli Internazionali d’Italia. Archiviata facilmente la pratica Paire al primo turno, nel match seguente Jannik deve fronteggiare Tsitsipas. Ed è in questo match che si vide tutta la crescita mentale da parte di Sinner. Dopo aver vinto il primo set agilmente con il punteggio di 6-1, nel tie-break del secondo set ha due match point, che però non riesce a sfruttare. Facile pensare a una debacle nel terzo, dove invece Sinner vince agilmente per 6-2, sintomo di una accresciuta consapevolezza. Nel terzo turno del torneo tuttavia, l’altoatesino deve purtroppo arrendersi a Dimitrov.
Ciò che il Master 1000 di Roma fece intendere, fu confermato al Roland Garros. Nei primi quattro match del torneo infatti Sinner sconfigge, in sequenza, Goffin, Bonzi, Coria e Zverev, l’unico che riuscì a strappare a Jannik un set. Nei quarti di finale arriva l’avversario per eccellenza, Rafael Nadal. E nonostante il 3-0 rifilato a Sinner dal maiorchino sembri dire il contrario, tanti sono i rimpianti per il giovane italiano. Nel primo set infatti Jannik ha un turno di battuta sul punteggio di 6-5 in suo favore, ma forse complice l’emozione, non viene sfruttato. Anche nel secondo set riesce a portarsi avanti sul 3-1, prima di perdere due volte il servizio e cedere definitivamente il fianco. Nonostante la sconfitta, è facile capire come il vento sia cambiato per Sinner, e che nuovi traguardi lo attendono.
La vittoria a Sofia scontata? Non quanto sembra
L’ultima parte di stagione da parte di Sinner è ancora vivida nei ricordi di tutti gli appassionati. Prima L’ATP 250 di Colonia, dove Jannik arriva in semifinale, prima di cedere ad uno Zverev che andrà poi a vincere il torneo. Poi l’ATP 500 di Vienna, che al secondo turno doveva regalare un match di alto livello tra Sinner e l’inarrestabile Rublev, ma che invece termina dopo pochi minuti a causa del ritiro di Jannik per infortunio. Infine Sofia, dove arriverà il primo titolo nel circuito. La vittoria al primo turno contro Fucsovics per 6-2, 6-4 è la testimonianza più forte della crescita di Sinner, che vendica così la sconfitta rimediata all’Australian Open. Huesler, de Minaur, Mannarino e Pospisil gli altri giocatori sconfitti dall’altoatesino, percorso che consegna a Jannik un trofeo che per molti è scontato.
Ma è così scontata la vittoria di Sinner in quel di Sofia? A ben vedere, no, perché non sempre le giovani promesse nel tennis diventano poi realtà. Guardando ai giorni nostri, un nome su tutti è Felix Auger-Aliassime, giocatore di indubbio talento ma che all’atto pratico ha perso tutte le finali disputate finora in carriera. Ma anche andando indietro nel tempo, ci sono tennisti che hanno compiuto grandi imprese e poi spariti per sempre. Come Andrea Stoppini, che da assoluto out-sider e 246 del mondo, riuscì nel lontano 2006 a sconfiggere per 6-4, 6-3 una leggenda come Agassi, salvo poi non andare mai oltre la piazza numero 161 del ranking. Motivo per cui prima di archiviare la vittoria di Sinner a Sofia come “scontata” è bene riflettere sul reale potenziale di questo giocatore.
Il futuro? Tutto nelle mani di Sinner
Difficile sbilanciarsi sul futuro di Sinner, troppo facile lasciarsi andare a facili entusiasmi che lo vedono primo al mondo tra qualche anno. Di sicuro c’è la crescita, esponenziale, avuta da Jannik in questo 2020, che gli ha consentito di diventare numero 37 del mondo. Il talento c’è sempre stato, l’aspetto mentale è in costante miglioramento, starà solo a Sinner sfruttare al meglio il grande potenziale che ha tra le mani.
MATTEO PROIETTI