Jason Orange è stato la voce degli, ormai ex, Take That, insieme agli altri quattro componenti ha fatto la storia delle boy band nel mondo. Oltre la musica, però, Orange vive la sua vita coltivando la passione per la danza, la recitazione e lo studio della psicologia. Artista a tutto tondo, Jason Orange, a differenza del più acclamato Robbie Williams, lasciò la band definitivamente nel 2014 senza più voltarsi indietro.
Ha travolto e fatto innamorare le ragazze degli anni ’90 insieme alla boy band più affermata nella storia della musica, i Take That. Jason Thomas Orange, 50 anni oggi, nasce a Manchester e sin da bambino inizia a coltivare la passione per l’arte. Cantante, ballerino, attore: Orange dopo l’abbandono del gruppo si focalizza sulle altre sue passioni, in particolare la recitazione e lo studio della psicologia al college.
Jason Orange, cantante e coreografo dei Take That
Tutto nasce durante nel 1991 dall’intuizione del manager discografico Nigel Martin Smith che, dopo aver conosciuto durante un programma televisivo Jason Orange e Howard Donald, propone loro la creazione di una band formata da soli uomini. Nascono così i Take That: cinque voci maschili che hanno cantato l’amore facendo breccia nel cuore di milioni di ragazze in tutto il mondo.
Il successo di Jason Orange, Gary Barlow, Mark Owen, Robbie Williams e Howard Donald è planetario. Il loro primo disco, Take That & Party, li indirizza quasi immediatamente verso la strada del successo. Con i singoli Only Takes a Minute, A Million LOve Song ottennero l’affermazione sperata in tutta Europa. In particolare, con Could It Be Magic, nel 1993, vennero premiati con il Brit Award come Best British single.
Jason Orange, ottimo ballerino specializzato in break dance, oltre al ruolo di cantante, ha dato vita alle coreografie che hanno fatto da concerto agli eventi live della band britannica, durante gli anni dell’attività musicale.
Nel 1996, con l’addio al gruppo da parte di Robbie Williams, i Take That si sciolgono ma continuano a produrre musica da solisti.
Jason Orange, in particolare, si trasferisce a New York dove inizia a studiare recitazione e a interpretare ruoli per diversi pezzi teatrali a Londra. Frequenta anche salotti televisivi e, successivamente, decide di prendersi una pausa dal mondo dello spettacolo concentrandosi sullo studio della psicologia al college.
Le reunion dei Take That e l’addio definitivo alla band
Il 2006 è l’anno della reunion (senza Robbie Williams) della band britannica che si ritrova nuovamente insieme per la creazione di un documentario dedicato alla loro storia. I quattro cantanti ricostruiscono il gruppo nei successivi anni producono due nuovi album, Beautiful World (2007) e The Circus (2009), in cui Jason Orange diventa voce solista nel brano How did it come to this.
Tre anni dopo, nel 2010, anche Robbie William viene coinvolto in una nuova reunion del gruppo britannico, dopo la quale viene pubblicato l’album Progress, particolarmente apprezzato in tutto il mondo e che li porterà in giro per il mondo con un nuovo tour.
Tutto cambia, però, nel giro di due anni. Per la band inglese non pare esserci pace e nel 2012 Robbie William lascia nuovamente il gruppo per tornare alla sua carriera da solista. Due anni dopo, nel 2014 è, invece, proprio Jason Orange ad abbandonare con un comunicato stampa.
Voglio iniziare dicendo quanto sia orgoglioso di ciò che abbiamo realizzato insieme nel corso di questi anni, i migliori della mia vita. Tuttavia, in una riunione col gruppo la settimana scorsa ho confermato a Mark, Gary e Howard che non voglio impegnarmi nella registrazione e la promozione di un nuovo album.
Al momento non si sa quale sia la rotta presa da Jason Orange. Di recente gli ex compagni si sono chiesto quale fine avesse fatto e in particolare Howard Donald ha parlato di questa situazione:
Jason è sparito dai radar – ha detto – non risponde più né alle email, né alle telefonate, né a qualsiasi altro tipo di messaggio. Ma è una cosa buona per lui, perché si trova dove vuole stare. Penso che adesso voglia restare un milione di miglia lontano da tutto questo – ha aggiunto per poi concludere – Chissà che in futuro non possa decidere di cambiare idea e se dovesse farlo è sempre il benvenuto.
A cura di Maria Zanghì