Johannes Brahms (Amburgo 1833 – Vienna 1897) è tra gli illustri compositori tedeschi del XIX secolo. Apprese i primi rudimenti musicali dal padre e passò velocemente allo studio del pianoforte con il maestro Cossel. Johannes apprendeva molto velocemente permettendogli fin da subito di guadagnarsi un posto in alcune orchestre locali. Grazie a questo lavoro ha imparato l’arte dell’accompagnamento ed ha potuto approfondire lo studio della composizione con Marxsen.

Johannes Brahms e la ricerca del suo stile

La conoscenza con il violinista e direttore d’orchestra Joseph Joachim lo porta a frequentare i più esclusivi circoli musicali. Incontra Liszt a Weimar, e quest’ultimo intuisce il grande potenziale di Brahms al punto di presentarlo al pubblico come il perfetto antagonista della corrente culturale definita progressista rappresentata dallo stesso Liszt ma soprattutto da Wagner.

Johannes fin da subito elabora e fonda un nuovo modello romantico di musica. Un modello più libero e irruento, sfruttando le forme classiche. Il distacco con altri giganti della musica appare evidente e si cimenta in tutti i generi musicali eccetto l’opera lirica.

Nel 1854 porta in concerto l’Opera 15 per pianoforte e orchestra. Il critico Eduard Hanslick, contemporaneo di Brahms, conferma così il pensieri di Liszt, ovvero, che era “l’antagonista della musica avveniristica wagneriana, ascrivibile a quel filone neoromantico che intendeva trasferire nell’opera musicale i tratti letterari e collocava il fatto musicale all’interno di un programma che, affermando l’emancipazione rispetto al rigido impianto formale classico, ricercava una maggiore libertà espressiva.”

La musica di Johannes Brahms è segnata dal sistematico spirito di rivisitazione della struttura compositiva, meditata e sofferta, con la tendenza a prediligere la spontaneità della musica popolare viennese e ungherese.

Brahms Rhapsody

Come abbiamo potuto notare fu la critica a fare di Brahms un esponente del classicismo e a contrapporlo a Wagner. Possiamo senza ombra di dubbio dire che Johannes Brahms tecnicamente era molto moderno nella fusione delle tecniche e nella rivisitazione dei generi musicali del tempo. Il compositore amburghese esprimeva la propria anima decadente nella reinterpretazione del passato in forme diverse e innovative.

Giorgio Pestelli, nel suo libro Canti del Destino scrisse: “La modernità di Brahms consiste prima di tutto nella sua ricchezza di spirito critico, di adeguatezza alla vastità della tradizione. Proprio per la sua cultura, Brahms ha capito che quel progresso esaltato dal mondo scientifico della sua epoca, in arte è un concetto fasullo, ha capito che ciò che conta non è fare una cosa, ma rifarla“.

Se ascoltiamo le opere di Brahms, possiamo sentire quanto sia molto più vicino a Wagner che a Beethoven.  La difficoltà e l’ampiezza dei giri armonici, sempre portati alle estreme possibilità tonali e mai rigidamente conclusivi erano una caratteristica sia di Wagner che di Brahms.

Rimanendo nel tardo romanticismo tedesco, Johannes Brahms resta un autore fondamentale, che ha segnato il passaggio da un’epoca intramontabile che vedrà emergere compositori geniali come Richard Strauss, il cui stile innovativo, ancora oggi, si ascolta molto volentieri nelle sue composizioni.

Nell’ultimo periodo, cioè quello che va dal 1878 al 1897, Brahms può pienamente compiere il suo desiderio verso la Sinfonia, approcciando al pianoforte Capricci, Intermezzi e Rapsodie come una sorta di confessione pianistica.

Nel 1879 l’Università di Breslavia gli conferì la laurea honoris causa, in Arte e Musica. Lui ricambiò scrivendo l’”Akademische Fest-Ouverture (op. 80)”, una rielaborazione di noti canti gregoriani.

Morì a Vienna di un tumore maligno e fu sepolto nel cimitero centrale del capoluogo austriaco, nel “Quartiere dei musicisti”.

Alessandro Carugini