John Travolta, il re della pista da ballo, un’altra stella della Walk of Fame con numerose candidature agli Oscar e ai Golden Globe e un David di Donatello. Lui, che sa invecchiare con stile perché, stando alle sue parole, “invecchiando devi costringerti a continuare a sognare”.

Il boom immediato: origini ed esordio.

Fotogramma di John Travolta in "La febbre del sabato sera". Photo Credits: Wired Italia
Fotogramma di John Travolta in La febbre del sabato sera. Photo Credits: Wired Italia

Originario del New Jersey, nato il 18 febbraio 1954, John cresce in stretto contatto con la musica e l’arte: la madre irlandese, Helen Cecilia Burke, insegna arte drammatica ed educa i suoi sei figli alla recitazione sin da piccoli, coinvolgendoli in piccole e frequenti recite di quartiere. John cresce coi film di Bergman e Fellini. È la madre a spingere John, dodicenne, a diventare allievo di Fred Kelly per imparare il tip-tap e a prendere lezioni di canto. Piccola curiosità: le origini del nonno paterno sono siciliane; il padre, Sam Travolta, è un ex giocatore di football proprietario di una ditta di pneumatici proveniente da Godrano (nei pressi di Palermo).

La scelta è drastica: a soli 16 anni John abbandona gli studi per inseguire il sogno d’arte. E già due anni dopo debutta a Broadway col musical Rain. Poi la grande opportunità del musical di Grease, che lo porta in giro per tutta l’America. Approda al grande schermo con un ruolo nel film Il maligno (1975), per poi diventare celebre nel ruolo del poetico Vinnie Barbarino della serie televisiva I ragazzi del sabato sera.

“Mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto che solo se il regista è innamorato di te puoi raggiungere alti livelli. Bisogna fidarsi dei personaggi, della storia, e non si deve giudicare la moralità di nessuno. Solo così si può convincere lo spettatore a entrare nel racconto. Gli attori sono la mia famiglia”

– John Travolta a proposito di Marlon Brando in un’intervista a cura di Gian Luca Pisacane

John Travolta icona degli anni ’70, tra Tony Manero e Danny Zuko

Tutto ha inizio per l’occhio sveglio del regista John Badham, sbalordito dal talento di John. Ed ecco che è subito sua la parte del commesso in cerca di riscatto, nonché re della danza notturna newyorkese Tony Manero, ne La febbre del sabato sera (1977): un vero cult negli anni della disco music, che consacra John Travolta come divo internazionale. Pare che per questa performance si allenasse con 4 chilometri di corsa al giorno e 3 ore di ballo, fino a perdere 10 chili!

“Mi piace essere considerato un sex symbol, ma non prendo la cosa troppo sul serio”

– John Travolta

L’anno successivo, è Randal Kleiser a credere in lui per trasporre al cinema il musical di Grease (1978): John è Danny Zuko, accanto a Olivia Newton-John, nel suo giubbotto di pelle firmato T-Birds per una trama che è subito successo mondiale intramontabile: Grease ha 5 candidature ai Golden Globe e la colonna sonora vende 25 milioni di copie.

Seguono dei film di discreto successo, come Urban Cowboy (1980), Blow Out (1981), Staying Alive (1983) e Due come noi (1983). Errore fondamentale di John: rifiutare i ruoli che renderanno celebre Richard Gere, per American Gigolò (1980) e Ufficiale e gentiluomo (1982) e il ruolo che sarà di Tom Hanks in Splash (1984).

Ma l’errore è subito perdonato dal boom seguito al film Senti chi parla (1989), con i suoi due sequel. Da non dimenticare è la partecipazione di John Travolta al videoclip del brano Liberian Girl di Michael Jackson! Dopo aver rischiato di morire a causa di un incidente aereo nel 1992, segue un’altra scelta sbagliata: John Travolta rifiuta il ruolo protagonista in Forrest Gump (1994)! Gli anni ’90 riservano a John un’altra grande svolta, il matrimonio con Kelly Preston, celebrato per due volte perché la prima ritenuto illegale in quanto di stampo Scientology. Da lei avrà tre figli: Jett, Ella Bleu e Benjamin.

“Mi sono sempre reinventato, perché voglio continuamente creare qualcosa di nuovo, altrimenti mi annoio”

– John Travolta in un’intervista a cura di Gian Luca Pisacane

La chiamata di Tarantino: John Travolta di nuovo in pista con Pulp Fiction

Come dimenticare il celebre twist di John Travolta e Uma Thurman (nei panni di Mia Wallace e Vincent Vega) sulle note di You Never Can Tell di Chuck Berry? Un altro cult movie per John, firmato da Quentin Tarantino: Pulp Fiction debutta nel 1994 ed è David di Donatello e successo immediato. Con Get Shorty (1995) ottiene il Golden Globe.

Tra i tanti film che seguono, Phenomenon (1996), Nome in codice: Broken Arrow (1996), Face/Off – Due facce di un assassino (1997), Mad City – Assalto alla notizia (1997), I colori della vittoria (1998), Svalvolati on the road (2007), per poi travestirsi da Edna Turnblad in Hairspray nel 2007. Dopo la dolorosa perdita del figlio appena sedicenne nel 2009, si rimette in gioco rientrando tra i protagonisti dello spin-off American Crime Story nel 2016.

John Travolta, un pilota mancato!

Sapevate che John Travolta possiede una pista d’atterraggio in casa sua? L’aviazione è la sua passione maggiore! Ha ottenuto l’abilitazione come pilota di linea e guida personalmente un Gulfstream, un Learjet e un Boeing 707. Nel 2010 ha portato fino ad Haiti uno dei suoi aerei, per concedere aiuti umanitari alla popolazione locale il terremoto che l’ha devastata.

Qual è il segreto di John Travolta per vivere bene? Ecco qui:

“Per essere felice mi circondo di persone che hanno un’influenza positiva su di me. Dormo quanto basta, mi mantengo attivo e cerco di essere un bravo padre”

– John Travolta in un’intervista a cura di Gian Luca Pisacane

Ginevra Alibrio

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