Borges è stato uno scrittore, poeta, saggista, traduttore e filosofo, il primo a utilizzare l’espressione “realismo magico” in letteratura.
Jorge Luis Borges, lo scrittore
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque il 24 agosto 1899 a Buenos Aires. Sin da piccolo manifestò sintomi di cecità, ereditata dalla famiglia Borges.
Educato e istruito in casa, le sue doti di scrittore si manifestarono già nell’infanzia, all’età di sette anni scrisse il suo primo racconto La visiera fatal e a nove anni tradusse il racconto Il principe felice di Oscar Wilde.
Nel 1923 pubblicò la sua prima raccolta poetica Fervore di Buenos Aires, in cui cominciano a intravedersi i primi temi che svilupperà nel corso della sua carriera letteraria.
Tra le sue opere più importanti ricordiamo Finzioni, Aleph e ancora Storia universale dell’infamia.
Ho commesso il peggiore dei peccati che un uomo possa commettere. Non sono stato felice.
All’inizio degli anni ’30 divenne assistente bibliotecario, fino al 1946 quando Juan Domingo Peròn salì al potere, e nel 1955 Jorge Luis Borges venne nominato direttore della Biblioteca Nazionale, ruolo ricoperto fino al 1973, quando Peròn salì al potere per la seconda volta.
Un sogno che si realizza per un amante dei libri e lo scrittore commentò così la nomina, riferendosi alla sua cecità:
È una sublime ironia divina ad avermi dotato di ottocentomila libri e, al tempo stesso, delle tenebre.
A lui si deve l’aggettivo “borgesiano”, ossia il riferimento alle atmosfere fantastiche che caratterizzano le sue opere. Attraverso il suo realismo magico, riesce a intrecciare elementi magico fantastici a eventi reali.
È la reinvenzione della realtà, quella di cui un lettore ha bisogno.
A Jorge Luis Borges è ispirato Jorge da Burgos, il bibliotecario cieco del romanzo Il nome della Rosa di Umberto Eco, un personaggio severo e austero, che fa da guardiano alla labirintica biblioteca del monastero.