Le intermittenze della morte è un romanzo di José Saramago – premio Nobel per la letteratura 1998 – edito nel 2005. Divenuto ormai un classico, assieme all’altrettanto fortunato Cecità, mi ritorna tra le mani come chiamato dai tempi oscuri appena trascorsi e probabilmente non ancora terminati.
L’improvvisa scomparsa della morte
Che cosa accadrebbe se in un fantomatico stato, da un giorno all’altro, allo scadere della mezzanotte, la morte smettesse di fare la sua inesorabile opera, in un drammatico sciopero che sconvolge il naturale ritmo delle vite umane?… È questo lo scenario con cui si apre il romanzo. Se da una parte tale scenario potrebbe apparire come la realizzazione del sogno di immortalità a cui l’uomo da sempre aspira, in realtà porta con sé ben poche gioie. Ben poche euforie.
Un pensiero, pagina dopo pagina si accalca nella mente del lettore. Diviene, allo scorrere di parole, righe e paragrafi una certezza. Non si può fare a meno della morte. Ripudiata dai nostri pensieri, maltrattata e spesso allontanata, nella ricerca di un’ideale, per quanto irreale, immortalità, diviene ai nostri occhi un’amica irrinunciabile. E la sua assenza premonitrice di un futuro senza futuro, di una realtà distopica e agghiacciante.
Una narrazione a flusso continuo
Una particolarità colpisce enormemente leggendo Saramago. Ai suoi libri bisogna abituarsi, la sua scrittura richiede qualche pagina per acclimatarsi, ma poi, come per incanto, diviene impossibile staccarsi dalla lettura. Le pause possono essere solo quelle tra un capitolo e l’altro, fermarsi prima diviene impossibile.
Le frasi hanno lunghezze proustiane; sono cariche di elencazioni, di solito iperboliche, che contribuiscono a donare al testo quel tono sarcastico che lo contraddistingue. Nutrito abbondantemente da discorsi diretti, mai introdotti dalla punteggiatura, in questo caso scomparsa, ma utilizzando lo stratagemma della maiuscola. un discorso che in tal modo divine realmente diretto nell’esperienza del lettore, che non trova impedimento alcuno allo scorrere del racconto.
Un assurdo plausibile
Insomma, a quindici anni dalla sua uscita, il libro non è invecchiato affatto. Continua a mietere vittime, intrappolate da pagine e pagine di narrazione di un assurdo così calato sulla realtà da poter sembrare vero.
I personaggi che si contendono un momento nel racconto sono gli stessi a cui tutti i giorni guardiamo, spesso con acredine, giudicandone le azioni. Governanti, alti rappresentanti della élite religiosa, intellighenzia, realtà industriale e finanziaria – sia manifesta che nascosta – tutti prendono parte allo sforzo di trovare soluzione al dramma collettivo della «improvvisa scomparsa della morte».
Laura Piro
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