Aveva soli sei anni, Alfredino Rampi, quando è morto. Caduto in un pozzo.

Era il 13 giugno 1981, e la sua morte, denominata “La tragedia del Vermicino”, dal nome della via in cui avvenne l’incidente, si è ufficialmente incanalata nella storia nella cronaca nera italiana.

Il bambino era caduto in un pozzo artesiano, in una minuscola frazione campagnola di Frascati. I tentativi di salvarlo furono vani, e dopo circa tre giorni morì.

Dopo 38 anni, il caso si è ripetuto. In Spagna, a Malaga, nel gennaio 2019, Julen, un bambino di due anni è caduto in un pozzo profondo 100 metri. Dopo 13 giorni è stato recuperato il suo corpo, ormai senza vita.

Julen
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Alfredino cade nel pozzo

Era la sera del 10 giugno 1981, ed Alfredino Rampi era insieme alla sua famiglia in vacanza nella zona tra Roma e Frascati. Una sera suo padre esce con alcuni amici per i campi, per fare un passeggiata. Alfredino si accoda a loro. Suo padre però ad un certo punto lo perde di vista, non lo vede più. Così tutta la sua famiglia si allarma, chiamando immediatamente le Forze dell’Ordine. Iniziano così le ricerche di Alfredino. Vicino la casa dei Rampi, c’era un terreno, dove c’erano del lavori in corso per costruire un’abitazione. In quel terreno c’era anche un pozzo, ma viene esclusa la possibilità che Alfredino potesse essere precipitato lì, perché c’era una lamiera al suo ingresso. Ma un Agente insiste nel voler ispezionarlo e, sporgendosi con la testa, sente dei lamenti di un bambino. Senza sapere che Alfredino fosse lì il proprietario del pozzo aveva ricoperto il buco, con il bambino dentro. Così la sera del 10 giugno inizia l’operazione per salvarlo.

Tentativo fallito

Il primo tentativo di soccorso è fallito, in quanto l’imboccatura del pozzo era di soli 28 cm, con una profondità della galleria di 80 metri. La lampada calata all’interno che fa luce rivela che il bimbo era fermo a 36 metri, bloccato da una rientranza. I soccorritori calano una tavoletta di legno nel pozzo, per far sì che il bimbo potesse aggrapparsi, ma si incastra e la corda si spezza. La notte giungono sul posto anche i soccorritori della Rai che permettono ai soccorritori di comunicare con il piccolo Alfredo, mediante strumentazioni calate nel pozzo.

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Falliscono anche altri successi tentativi

Si ricorre così ad un’altra possibile soluzione: si decide di scavare due tunnel, uno verticale e uno orizzontale. Le operazioni si rivelano di estrema difficoltà. Il terreno in alcune zone era duro e difficilmente perforabile. Il bambino nel mentre si lamentava, chiedendo acqua e alternando sonno e veglia. Alfredino, inoltre, era affetto di cardiopatia congenita e sarebbe dovuto essere operato lì a breve. A metà giornata i telegiornali della Rai iniziano la diretta dal Vermicino per seguire il salvataggio del bambino. La diretta è durata 18 ore, seguita da milioni di persone, e molti curiosi accorsi sul posto.

Ancora più giù

Mentre proseguivano le operazioni, le condizioni di salute del bimbo peggioravano. Alfredino il giorno dopo ha smesso di rispondere ai soccorsi e viene scoperto che era scivolato giù, a 60 metri di profondità.

Gli aiuti dei volontari

Un volontario si offre, così, di raggiungere il bambino: Angelo Licheri, piccolo e magro, si cala per tutti i 60 metri di profondità e raggiunge Alfredino. Tenta per tre volte di allacciare l’imbracatura per tirarlo fuori ma ogni volta questa si apre. Cerca quindi di prendere il bambino per le braccia ma nel farlo lo fa scivolare ancora più in profondità. I suoi tentativi durano circa 45 minuti, ben oltre i 25, considerati il massimo per un’operazione a testa in giù. Licheri viene riportato in superficie senza Alfredino. Altri volontari vengono calati nel pozzo ma nessuno riesce nell’impresa. L’ultimo, uno speleologo, raggiunge il bambino all’alba del 13 giugno e ne constata la morte. Il suo corpo verrà poi recuperato l’11 luglio, un mese dopo la caduta. 

A distanza di anni…

La vicenda ha avuto un forte impatto mediatico, essendo il primo evento trasmesso in diretta tv non stop e a reti unificate. I soccorsi sono stati inefficienti, scoordinati e totalmente privi di organizzazione. Tutto ciò, come riporta Skytg24.it, portò all’accelerazione della nascita della Protezione Civile, che concretamente non esisteva

Alfredino, morto nel 1981 in fondo ad un pozzo. Julan, morto nel 2019 in fondo ad un pozzo. Una distanza di quasi 40 anni, ma lo stesso epilogo. La stessa tragica fine, nonostante 40 anni di evoluzioni tecnologiche-scientifiche separino le due (simili) storie.

Martina Onorati