Straziante, priva di idee e di carattere. Così possiamo sintetizzare la Juventus di Massimiliano Allegri che, dopo la debacle di Monza, si ritrova in ottava posizione a sette punti dalla capolista. Quello che sulla carta doveva essere un calendario agevole in campionato si è trasformato in un calvario per la squadra bianconera che, oltre aver perso punti importanti contro squadre provinciali, non ha mai praticamente mostrato un’idea di gioco concreto.

(Credits: Juventus Facebook)

L’Allegri 2.0 è una disfatta, almeno fin qui…

La squadra non gira, scende in campo con poca convinzione. A volte appare spaesata. Non c’è un barlume d’idea in fase di costruzione e la cosa più sconcertante è che i giocatori hanno un’autonomia di soli venti minuti. Il gioco di Massimiliano Allegri sembra non trovare più spazio nel calcio moderno che, nei due anni in cui è stato assente. L’emblematica chiacchierata con l’amico Massimo Sconcerti può essere letta in vari modi, ma quello che più traspare è un Allegri che si sente sempre più messo all’angolo e che getta nelle velate accuse il suo disperato tentativo di salvare il salvabile in un avvio fortemente negativo. In società l’idea sembra essere piuttosto chiara, ma il club bianconero, in caso di possibile esonero, dovrà fare i conti con un contratto fortemente oneroso (7 milioni + bonus per quattro anni) che lo lega a filo diretto con il tecnico toscano.

La delicata situazione in casa Juventus

Maurizio Arrivabene, dopo il simpatico siparietto con un tifoso che lascia trapelare la verità (ovvero che non si può cambiare allenatore per motivi economici), nell’ultima conferenza stampa ha blindato il tecnico dicendo che cambiare guida tecnica, adesso, sarebbe una follia perché con il mister è stato fatto un progetto su un arco di quattro anni. Chi lavora nel mondo del pallone sa che queste parole potrebbero fungere da velo per coprire la realtà, visto che lo stesso amministratore delegato, assieme al vicepresidente Pavel Nedved, sembrano essere i massimi sostenitori della fronda al tecnico livornese.

Oltre alla società, la figura di Max sembrerebbe essere invisa ad alcuni giocatori, sminuiti e non valorizzati da questa tipologia di gioco. Dusan Vlahovic tocca palla solo per fare sponda, Filip Kostic non riesce a sprigionare il suo talento, Gleison Bremer si trova spesso e volentieri spaesato in una linea difensiva a cui si deve ancora abituare, Manuel Locatelli è terminato nell’oblio, mentre Angel Di Maria e Leandro Paredes (fortemente voluti dall’allenatore) non riescono ad esprimere il loro calcio.

…ma il presidente sta con Max

Nel caos generale in cui verte il club bianconero, il presidente Andrea Agnelli continua a dare fiducia al suo vecchio pupillo. Ieri c’è stata una chiamata, breve ma significativa, dove il mister veniva rassicurato sulla fiducia, ma è chiaro che così non si può continuare. Questione di conti: se l’esonero di Massimiliano Allegri potrebbe pesare circa 80 milioni, la mancata qualificazione ai gironi e alla Champions League del prossimo anno dovrebbe avere un impatto più significativo sul bilancio non così roseo dei piemontesi.

Al momento, quindi, non si prevede un cambio nella guida tecnica ma questa ostinata decisione può rivelarsi fatale in caso di un mancato cambio di rotta nel gioco. L’ultima speranza è quella di vedere un campionato diverso a gennaio quando tutta la rosa sarà a disposizione, ma più che un problema di uomini, si parla di un problema mentale e soprattutto di coesione tra squadra-mister, mister-società e tifosi-società.

Andrea Massella

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