“Ognuno di noi è uno scienziato“, questo sostiene il filosofo Karl Popper: ognuno osserva il mondo con i proprio occhi, ricercando nella nostra realtà una verità assoluta, una realtà utopica.
Il filosofo Karl Popper e l’utopia della verità assoluta
Nella sua opera “Logica della ricerca“, il filosofo Karl Popper sostiene che non esista una verità assoluta nella realtà empirica, che è oggetto di studio della comunità scientifica: la verità assoluta è un’utopia, che potrebbe tramutarsi in una realtà possibile, secondo l’ideologia Kantiana, solo se fossimo in grado di leggere oltre i fenomeni scientifici, compiendo un viaggio introspettivo, nella sfera della metafisica, quella dimensione che, secondo il principio di demarcazione di Popper, definisce ciò che non è scientifico, ciò che è ignoto all’uomo.
L’unica verità per noi tangibile nella nostra realtà, è una verità priva di assolutezza, costruita su fragili palafitte: la “scienza normale“, secondo Popper, dovrebbe partire dall’esclusione di una teoria scientifica corroborata nel tempo, il paradigma fondamentale, per trarne dei nuovi paradigmi; la scienza è così refrattaria, non è fautrice del progresso scientifico, ma portatrice di regresso.
La teoria della falsificabilità
Sostenitore della tesi di Hume, Popper ritiene che nella nostra realtà empirica, la teoria scientifica, non è parte di una realtà verificabile col metodo induttivo, ovvero adducendo all’esperienza; sostenitore del metodo scientifico, basato su osservazione, formulazione della tesi e verificazione dell’ipotesi, Popper nega che teoria scientifica sia verificabile sulla base del principio della verificabilità, impedendo il regresso all’infinito della scienza, ma sposa il principio della falsificabilità: una verità è tangibile, anche se non quella assoluta, solo quando, la teoria scientifica, in conflitto con la realtà delle cose, viene confutata…impariamo cosi dall’errore in cui siamo caduti, che non risulta fonte di regresso, ma un passo avanti, per accrescere la nostra conoscenza.
Popper, nell’opera “Miseria dello storicismo“, rifiuta ogni concezione deterministica della storia, in quanto si debba distinguere dalla scienza, regolata da delle leggi, in particolare da quella della previsione degli eventi, che non caratterizza “le rivoluzioni” che hanno fatto la storia, in quanto non prevedibili, ma oggetto di raziocinio umano. Inoltre Popper, nega anche il concetto di olismo, secondo cui, ispirandosi al modello totalitario, la società debba essere studiata, dalla scienza, non analizzando ogni singolo aspetto, ma nella sua totalità, ove ogni individuo presenta un’azione ridotta.
Karl Popper, l’utopia della società democratica
Analizzando l’opera di Popper, “La società democratica aperta“, si coglie in primis, la dicotomia tra società aperta, la società multi-etnica, moderna, fondata su principi democratici e la società chiusa, quella tribale, ancestrale, fondata su credenze magiche e religiose. Se osserviamo la nostra società moderna, multi-etnica, cogliamo nel background delle guerre, la sua imperfezione: proprio come l’ideologia che sposa Popper, non esiste società multi-etnica, priva di conflitti al suo interno.
Accogliendo la tesi di Popper, oggigiorno i media ci propinano l’ideologia di “falsa democrazia“, il governo della borghesia, il governo mascherato dei dittatori, che emulano l’ideale della civiltà, ricorrendo alla “politica dell’assistenzialismo”, ovvero fingono di risolvere i problemi che si pongono, giorno per giorno, dimostrando un atteggiamento paradossale. Secondo Popper, la libera espressione di tutte le libertà di un popolo, sono il leit motiv per il confronto o il dissenso tra piu’ individui: la libertà del popolo è la premessa per l’ideale utopico di giustizia; tuttavia come nel nostro modello di società moderna, per scongiurare il peggio, si necessita di porre limite alle libertà del governo, che altrimenti come un tiranno priverebbe il popolo delle sue libertà.
Marina Lotito
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