Katherine Johnson, quando la matematica abbatte il pregiudizio di genere e razziale

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna afroamericana eccezionale che ha saputo distinguersi in un’epoca difficile per le donne e per le persone di colore grazie alle sue abilità scientifiche. La donna è Katherine Johnson e questa è la sua storia

Ero un po’ matta! No, scherzo, ero una bimba normalissima. Alle elementari ero la più giovane e la più piccola fisicamente. Rispondevo velocemente alle domande degli insegnanti. Ma è proprio ai tempi delle scuole primarie che ho iniziato ad appassionarmi alla matematica. In realtà volevo fare tante cose, solo dopo ho capito quale sarebbe stata la mia strada”. Cosi Katherine Johnson si raccontò in un’intervista del 2019 a BFC Space parlando del suo amore per la matematica. Una passione ed un talento che la fecero diplomare a soli 14 anni e poi ha laurearsi in matematica e francese con lode al West Virginia State College in matematica e francese a soli 18 anni Un cammino non facile da compiere negli anni 30′ per una donna afroamericana che doveva fare i conti con il sessismo e la segregazione razziale.

Katherine Johns, la Nasa e il superamento delle barriere

LetteralMente Donne è dedicata a Katherine Johnson, fonte massa-critica.it
Katherine Johnson, fonte massa-critica.it

L’arrivo alla Nasa di di Katherine Johnson avvenne nel 1953 quando dopo una riunione di famiglia seppe all’epoca che l’agenzia spaziale, allora Naca, cercava personale. Il suo primo lavoro fu quello di calcolatrice umana che si occupava di traiettorie di volo e orbite per le missioni spaziali. La Johnson però era costretta a lavorare in segregazione razziale usufruendo di ambienti dedicati esclusivamente agli afroamericani. “Diciamo che la segregazione, all’epoca, era di moda. Ricercatori e tecnici bianchi da una parte, noi dall’altra. Quando mi trasferirono nell’ufficio che si occupava di Ricerca e volo spaziale, e mi accomodai tra tante altre persone, un signore accanto a me si commosse. Un bel ricordo”, racconta la Johnson di quella situazione che non le impedì di eccellere per le sue capacità nonostante i pregiudizi dell’epoca

La prima missione spaziale in cui la Johnson si distinse fu il primo volo aerospaziale americano con equipaggio di Alan Sheppard di cui calcolò la traiettoria di lancio e di volo nel programma denominato Mercury che seguiva l’impresa del russo Gagarin. Un lavoro non facile in anni in cui non esistevano ancora i computer moderni. Raccontava infatti la Johnson che la maggior parte dei calcoli veniva fatta “con carta e penna. L’importante era che fossero corretti. C’erano molti parametri da superare: i tipi di missione erano diversi, quindi il rientro a terra, le traiettorie, le velocità e tutto il resto avvenivano con modalità molto differenti. Ma il nostro orgoglio era che riportammo sempre a terra i nostri astronauti. Da lì nacquero tutte le conoscenze ed esperienze che ci permisero di portare, in pochi anni, l’Apollo 11 sulla Luna.” .

Le missioni Apollo 11 e Apollo 13

Il talento e le abilità di Katherine Johnson furono essenziali anche per il raggiungimento degli obiettivi della missione Apollo 11 che portò l’uomo sulla luna. Fu lei infatti a calcolare la traiettoria di questa missione con il contributo dei nuovi computer elettronici che lei stessa aveva reso affidabili grazie alle sue doti matematiche. Doti che le permisero di lavorare con successo anche nella drammatica missione dell’Apollo 13 in cui, spiegò la Johnson, fu “necessario rifare molti calcoli di traiettorie per salvare gli astronauti e farli tornare a Terra”. Per questi ed altri meriti la Johnson ha ricevuto la medaglia presidenziale della libertà nel 2015 e la medaglia d’oro del Congresso nel 2019. La sua sfida al pregiudizio è stata raccontata nel film “Il diritto di contare” tratta dall’omonimo libro di Margot Lee Shetterly che ha fatto conoscere in tutto il mondo la sua storia e quella delle amiche e colleghe Dorothy Vaughan e Mary Jackson. La Nasa ha poi affermato che non avrebbe potuto raggiungere certi risultati senza “Katherine Johnson e il suo amore per la matematica!”.

Stefano Delle Cave

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