
Uscito per la prima volta nel 1990, La strada di casa (NN edizioni) dello scrittore americano Kent Haruf ha scalato subito tutte le classifiche dei libri più venduti. Sarà che Haruf è uno di quegli scrittori che riescono a descrivere con delicatezza anche i pensieri peggiori che la mente umana concepisce. Sarà che Haruf non tocca mai, non calca mai la mano, lui sfiora: i sentimenti, i pensieri, anche quando racconta i gesti più spregevoli che l’uomo possa compiere. Uscito prima della Trilogia della pianura per cui è famoso, e qui in Italia dopo Le nostre anime di notte, pubblicato postumo, e di cui ancora subiamo la fascinazione, La strada di casa racconta una storia indimenticabile come tutti i suoi personaggi.

La storia
Come tutti i suoi libri anche questo è ambientato nell’immaginaria quanto presumibilmente reale, cittadina di Holt. Piccola comunità dove tutti si conoscono e sanno tutto di tutti. Dove le vite e i destini sembrano legati a doppio filo. Un tranquillo giorno come tanti, Holt assiste al ritorno di quello che era stato uno dei suoi concittadini più popolari e amati : Jack Burdette. Fuggito nove anni prima dopo aver svaligiato le casse della coperativa agricola di cui era stato messo a capo, torna a bordo di una cadillac rossa, vistosa, sfacciata, del colore di una ferita ancora aperta e sanguinante. Rimane ore fermo in macchina, ed è qui che dal presente di quel ritorno, Pat Arbulckle, direttore dell’Holt Mercury, il quotidiano locale, inizia a raccontare una storia dolente, drammatica, tragica, una storia di cui mai sapremo il finale.
Pat è stato amico d’infanzia di Jack e l’unico a percepirne il lato oscuro, aldilà di quella apparenza da ragazzo mite e innocuo. Gigantesco, possente, atleta dotato, poco incline allo studio, al lavoro e al sacrificio, Jack Burdette avrebbe dovuto essere il protagonista di questa storia di inganno. Inganno d’amore, d’amicizia, di fiducia. Pat racconterà degli amori mai realizzati, come quello con Wanda Jo Evans, la ragazza più bella della scuola e di tutta Holt,che quasi impazzisce di dolore dopo l’abbandono. Degli amori vissuti e maledetti, come quello di Jesse che diventerà nel giro di soli due giorni la moglie di Jack e gli darà due figli. Racconterà dei dolori di una comunità ferita, dal lutto, dal tradimento, dall’ingiustizia che viene dalla legge, e della giustizia crudele oltre ogni dire, che gli esseri umani sono capaci di farsi da soli.
I love you a thousand ways
Ti amerò in ogni modo possibile è la colonna sonora di tutto il libro. La canzone cantata in quel bar di Holt dove Jesse, con il suo rossetto rosso, e l’abito scollato che tira sul ventre prominente a causa di una gravidanza giunta quasi al termine, andrà a ripagare quel debito che il marito ha contratto con la comunità. Diventa lei la protagonista di questo libro, di questa storia. Un personaggio femminile forte almeno quanto è fragile, potente almeno quanto è debole. Un’eroina tragica e controversa che lascia sospeso ogni giudizio su di lei.
Le donne in realtà sono le vere protagoniste. L’ingenua e bella Wanda, Nora la moglie di Pat che come tutti i nuovi arrivati nella comunità, non sarà mai veramente integrata né accettata. Donne stoiche, capaci di sopravvivere a tutto il peggio: l’abbandono, la solitudine, la mancanza di mezzi, il lutto per la perdita di un figlio. Con il suo caratteristico stile asciutto, con la sua prosa essenziale, in realtà Haruf fa tracimare dalle pagine tutto e il contrario di tutto. Rabbia, compassione, amore, odio, dolore, gioia, speranza, disillusione.
Senza fine
La strada di casa ci lascia un finale aperto, ci lascia un’inquietudine fatta di attesa, e se non sapessimo che lo scrittore è morto ormai da sei anni, saremmo già in attesa del seguito della storia.
Cristina Di Maggio

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