
Kobe Bryant, la leggenda del basket, morto il 26 Gennaio a Los Angeles, fu premiato dall’Academy per il cortometraggio animato “Dear Basketball” ispirato alla lettera con cui aveva annunciato il suo ritiro dallo sport professionistico.
Una schiacciata decisiva allo Staples Center con la maglia numero 24 dei Lakers e poi un flashback in cui Kobe Bryant, da bambino, arrotolava i calzini del padre per usarli come una palla da basket e sognava di giocare nella NBA. È questo l’inizio “Dear Basketball” il cortometraggio ispirato alla commovente lettera pubblicata su The Players Tribute con cui “Black Mamba” (scomparso il 26 Gennaio a soli 41 anni a causa di un incidente con l’elicottero a Calabasas) comunicò il suo ritiro dallo sport professionistico e che gli valse la vincita del premio Oscar come miglior cortometraggio nel 2018.

Qui riproponiamo la lettera:
“Caro Basket,
sin dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzettoni di mio papà
e a immaginare canestri decisivi per la vittoria al Great Western Forum,
mi è subito stata chiara una cosa: mi ero innamorato di te.
Un amore così grande che ti ho dato tutto me stesso,
Come un bimbo di sei anni, innamorato, non ho mai visto la luce in fondo al tunnel.
Mi vedevo soltanto correre, e così ho corso. Su e giù per ogni campo, rincorrendo ogni pallone per te. Mi hai chiesto il massimo sforzo, così ti ho dato il mio cuore.
Ho giocato quando ero stanco e affaticato, non perché fossero state le sfide a chiamarmi, ma perché TU mi hai chiamato. Ho fatto qualsiasi cosa per TE, perché così fanno le persone quando qualcuno le fa sentire vive (come hai fatto tu con me).
Hai dato a un bimbo di sei anni il sogno di essere un giocatore dei Lakers e ti amerò sempre per questo. Ma non posso amarti in modo ossessivo per molto tempo ancora. Questa stagione è tutto quel che mi rimane da darti.
Il mio cuore può reggere il peso, anche la mia mente, ma il mio corpo sa che è giunto il momento di salutarci. Ma va bene così.
Sono pronto a lasciarti andare. Volevo che tu lo sapessi, così potremo assaporare meglio ogni momento che ci rimarrà da gustare insieme.
Le cose belle e quelle brutte. Ci siamo dati l’un l’altro tutto. Ed entrambi sappiamo che, qualsiasi cosa farò, sarò sempre quel bambino con i calzettoni, il cestino della spazzatura nell’angolo e 5 secondi ancora sul cronometro, palla in mano.
5… 4… 3… 2… 1.
Ti amerò sempre.
Tuo Kobe“
Diretto da Glen Keane, l’opera cinematografica esprime e trasmette tutto il folle e immenso amore che il cestista aveva per questo sport, di cui era diventato uno dei maggiori campioni e a cui si era dedicato per tutta la vita, venerandolo e rispettandolo. Una passione emersa fin dalla tenera età e che lo ha accompagnato per tutta la sua vita.
Ma il basket non era il suo unico amore, tant’è che durante il discorso che fece al ritiro della statuetta, ringraziò sua moglie Vanessa per il sostegno e per il suo amore, menzionando anche le sue figlie Bianka, Natalia e Gianna, che a soli 13 anni ha perso la vita insieme al padre a causa dell’incidente in elicottero.
Claudia Colabono