Pochi giorni fa, nella contea di San Diego (Stati Uniti), un uomo è entrato in un supermercato indossando un cappuccio del Ku Klux Klan. L’uomo, sfruttando le nuove ordinanze che rendevano obbligatorio l’uso di dispositivi di sicurezza negli spazi pubblici, ha indossato un cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina.
Tiam Tellez, uno dei tanti clienti del supermarket che hanno fotografato l’uomo con il cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina, ha riportato sui social network i dettagli dell’accaduto. Il testimone ha riportato come molti degli impiegati del negozio abbiano ripetutamente detto all’uomo di togliersi il cappuccio del Ku Klux Klan o andarsene.
La reazione della catena di supermarket Vons al caso del cappuccio del KKK come mascherina
Stando al Los Angeles Times, Melissa Hill, la portavoce di Vons, ha confermato la testimonianza di Tiam Tellez. Lei ha anche parlato dell’incidente come di un fatto allarmante. L’uomo infatti avrebbe ignorato ripetutamente le rimostranze dei lavoratori all’interno del negozio. Solo una volta giunto nell’area di uscita poi, avrebbe rimosso il cappuccio del Ku Klux Klan utilizzato come mascherina.
«Per Vons, promuovere un ambiente all’insegna della cortesia, della dignità e del rispetto è una delle nostre principali prioirtà. Noi lavoriamo duramente affinché ognuno si adegui a questi standard, anche i clienti. Questo è stato un incidente disturbante, sia per i nostri associati che per i clienti, e stiamo discutendo con il nostro team come gestire questo genere di avvenimenti inappropriati in futuro»
(Melissa Hill, portavoce di Vons, riguardo al caso dell’uomo entrato nel supermarket con un cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina)
La reazione della politica all’uso provocatorio del cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina
La reazione da parte della politica non si è fatta attendere in seguito all’avvenimento che è rimbalzato suo social. Il cappuccio del Ku Klux Klan è un simbolo forte, che rimanda a delle problematiche serie all’interno degli Stati Uniti. Sembrerebbe poi che l’area sia da tempo sede di diversi gruppi di suprematisti bianchi e di gruppi genericamente di alt-right. Questo ha portato Santee, la città protagonista dell’evento, a essere soprannominata con vari epiteti che rimandano alla presenza dell’alt-right. Sembra infatti che alcuni abbiano cominciato a chiamare quest’area di San Diego con due denominativi eloquenti:
- Klantee (evidente riferimento al Ku Klux Klan);
- Santucky (un rimando al mondo degli skinhead e dei suprematisti bianchi).
Il direttore dell’Anti-Defamation League ha denunciato pubblicamente l’accaduto in un post su Twitter:
«Non so cosa mi faccia arrabbiare di più, la persona che indossa il cappuccio o il fatto che nessun membro del management di Vons a Santee abbia fatto qualcosa a riguardo. L’Anti-Defamation League sarebbe contenta di educare il vostro team. San Diego non è un posto per l’odio».
(Tammy Gillies, direttore dell’Anti-Defamation League, si esprime sul caso dell’uomo con un cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina all’interno del supermarket Vons)
Il sindaco di Santee si esprime sul caso del simbolo del Ku Klux Klan utilizzato come mascherina
Anche John Minto, sindaco di Santee, si è espresso con rammarico nei confronti dell’accaduto in cui il simbolo del Ku Klux Klan è ricomparso in pubblico.
«Santee, i suoi leader, e io stesso non tolleriamo questo genere di comportamenti. Santee e i suoi cittadini sono grandiosi, e le azioni di questo individuo in particolare non sono rappresentative di noi come popolo e come città meravigliosa»
(John Minto, sindaco di Santee, si esprime sul caso dell’uomo con il simbolo del Ku Klux Klan come mascherina)
E anche il Supervisore della Contea di San Diego, si espressa tramite un post di Twitter sull’accaduto:
«Le immagini che ho visto sono orrende. Questo razzismo sfacciato non ha posto nella Contea di San Diego. Non è quello che siamo. Non è quello che supportiamo e non può essere tollerato»
(Dianne Jacob, Supervisore della Contea di San Diego, si esprime sull’accaduto)
Razzismo e lockdown da Sars-CoV-2: il covid-19 diventa un problema sociale allarmante
Negli Stati Uniti è stato denunciato da più di un’autorità come fenomeni di razzismo e intolleranza si siano manifestati durante il lockdown da Sars-CoV-2. Fenomeni che hanno anche portato un’autorità come la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) a esprimersi su questi episodi:
«La pandemia da covid-19 ha portato fuori il meglio di noi, confermando lo stato eroico dei nostri primi interlocutori e rendendo degli eroi i custodi e i dipendenti dei supermarket. Tristemente, in seguito ai continui casi di discriminazione e razzismo, noi stiamo anche vedendo il lato brutto dell’America. Recentemente, in tutti gli Stati Uniti l’obbligo del distanziamento sociale ha iniziato a rinforzarsi, mentre alcuni Stati lentamente hanno cominciato a riaprirsi. Con l’obbligo di coprire la faccia per attenersi al distanziamento sociale, sempre più americani si stanno adattando a un nuovo modo di vivere. Sfortunatamente, gli stessi vecchi problemi sono ancora con noi»
(Comunicato firmato da Francine Maxwell, presidente del NAACP di San Diego)
Il comunicato della NAACP firmato da Francine Maxwell, presidente del NAACP di San Diego
Il comunicato rilasciato dalla NAACP di San Diego poi continua così:
«Nel corso della scorsa settimana, la NAACP di San Diego si è preoccupata molto per la comparsa di discriminazione razziale in seguito all’irrigidirsi della legge sul distanziamento sociale. Abbiamo analizzato un video ripreso in San Diego di una donna afroamericana trattenuta in modo aggressivo da parte di alcuni poliziotti. Tutto questo perché questa stava facendo una passeggiata con il proprio cane, mentre altre persone con i loro cani non sono state fermate. Mio padre stesso, un anziano, è stato accostato dalla polizia mentre camminava da solo in un parco, mentre folle di protestanti bianchi sono stati lasciati in pace. In Santee, un residente ha indossato un cappuccio del Ku Klux Klan come mascherina per coprirsi la faccia dentro un negozio locale e gli è stato permesso di fare compere. Il braccio del NAACP a San Diego si è rivolto al Capo della Polizia di San Diego e e al Capo della Polizia di Santee per investigare riguardo a questi episodi, per fornire un rapporto alla comunità e mostrare una procedura finalizzata all’eliminare la discriminazione razziale e le aggressioni durante l’irrigidimento del distanziamento sociale»
(Comunicato firmato da Francine Maxqell, presidente del NAACP di San Diego)
Il covid-19 esaspera le criticità e fa emergere problemi sociali già esistenti
Si capisce come questo episodio in realtà racconti molto di più della reale situazione sociale in cui versano gli Stati Uniti, come tutti gli altri Stati del mondo. Il lockdown da covid-19 infatti ha esacerbato e fatto emergere le criticità sociali già presenti all’interno della società tout court.
In Italia per esempio abbiamo visto come la diffusione del virus abbia portato a un crescente emergere e rinforzarsi di discorsi razzisti già presenti all’interno del senso comune di molti italiani. L’immigrato diventa quindi il capro espiatorio su cui si riversano le frustrazioni nei confronti del virus. Un immigrato poi che viene attaccato perché già su di lui si sono costruiti discorsi razzisti che nel momento dell’emergenza e della paura escono fuori come meccanismo di difesa alla ricerca di un colpevole. Un meccanismo poi sapientemente sfruttato dalla politica nei suoi discorsi e nelle sue retoriche per raccattare i voti necessari al proprio partito.
Gli Stati Uniti, il razzismo, l’intolleranza e la paura
In ogni nazione o territorio di questo mondo ci sono soprusi, non detti, e rapporti di potere che portano a quella che Paul Farmer, medico e antropologo culturale, definisce “violenza strutturale”. Negli Stati Uniti queste dinamiche di potere tra potere egemonico e dominati si sono evolute seguendo determinate coordinate storiche che variano di Stato in Stato all’interno della nazione:
- Razzismo nei confronti degli afroamericani;
- Razzismo nei confronti degli ispanici;
- Movimenti di suprematisti bianchi;
- Movimenti al limite del terrorismo appartenenti all’alt-right;
- Problematiche inerenti l’accesso da parte di tutti ai servizi di salute;
- Alti tassi di povertà.
L’epidemia del Sars-CoV-2 non ha creato fenomeni di razzismo o di intolleranza, come non ha creato gruppi dell’alt-right devoti a un complottismo che – come dicevamo in altra sede – ha anche delle giustificazioni storiche e sociali. I momenti di crisi, come tutti i momenti di crisi che si rispettino, fanno emergere le problematiche che già erano latenti e vive. Il cappuccio del Ku Klux Klan ha un forte significato sociale, e in questo caso – anche se la persona che lo indossava come dispositivo di sicurezza non si è espressa a parole – parla chiaramente.
Cosa significa in questo caso il cappuccio del Ku Klux Klan usato come mascherina
- Da una parte infatti il cappuccio del Ku Klux Klan rappresenta come i messaggi dell’alt-right e del suprematismo bianco (non è detto che le due anime convivano per forza) siano ben vivi all’interno della società americana;
- Dall’altra parte indossare un cappuccio del Ku Klux Klan in piena pandemia da covid-19 è sicuramente un gesto che sembra avere un forte ruolo di protesta e contestazione nei confronti di ciò che sta avvenendo. Visto che è stato sfruttato un irrigidimento delle norme e l’obbligo dell’uso della mascherina per indossare uno strumento visibile a tutti in modo eclatante.
Alla luce di questo, il gesto, per quanto deprecabile, ha anche dei lati positivi nel suo essere così pubblico: ci ricorda che non dobbiamo mai abbassare la guardia e che il “Ku Klux Klan” come concetto vive ancora tra le maglie della rete sociale, tra gli ultimi, tra i potenti, ovunque. E ci ricorda anche come la crisi tenda a far emergere tutte quelle cose che pensavamo fossero ben chiuse nel cassetto. Anche sotto il tappeto. O nella periferia. Oppure tra i disperati. O tra chi, con la disperazione e il malcontento, acquisisce solo più potere a livello politico, tra propaganda e terrore.
di Eleonora D’Agostino
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