Le Conferenze Episcopali Cattoliche delle nazioni dell’Africa occidentale (Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea-Bissau) hanno rinnovato la loro avversione per l’omosessualità . La decisione risale al 28 maggio, di questo anno non del 1751.

La motivazione del vescovo di Dakar

La motivazione addotta dal vescovo di Dakar (Senegal), Benjamin Ndiaye, fa leva sull’infallibile assunto della Genesi secondo cui maschio e femmina sono complementari. Queste le parole del vescovo:

Abbiamo un insegnamento positivo, che è quello di dire che Dio ha creato l’uomo e la donna. Sono complementari e diversi, e non intendiamo farci imporre un’altra opinione, né nel senso di una repressione vigilante né nel senso di un permesso che andrebbe contro le nostre convinzioni“.

Il vescovo si è fatto portavoce del comune sentire diffuso tra i suoi colleghi “senza macchia e senza paura”, strenui difensori della Legge di Natura, che per sua bocca hanno lanciato un messaggio inedito e perfettamente in linea con i tempi:

Rifiutiamo l’omosessualità e denunciamo la pedofilia, che sono contrari ai nostri valori. Dio ha creato gli uomini perché siano fecondi e si moltiplichino. Originariamente Dio creò l’uomo e la donna e disse loro: ‘Siate fecondi e riempite la terra’. Tale è l’ordine voluto dall’Onnipotente e i vescovi difficilmente intendono derogarvi. Questo è il modo in cui la vita è stata organizzata dal Creatore“.

La “pratica omosessuale”

Il vescovo, probabilmente fermo a convinzioni pre-moderne o dimentico degli ultimi aggiornamenti scientifici, ha affermato che la Chiesa resisterà agli sforzi per spingere i cristiani ad accettare la “pratica omosessuale”. Che l’omosessualità non sia una pratica- probabilmente incoraggiata da maligne forze ultramondane- ma una naturale tendenza dell’essere umano è scientificamente appurato da decine e decine di studi. Tutte queste ricerche probabilmente finite sul fondo della scrivania del vescovo e dei suoi colleghi. Tuttavia però questi moderni crociati tengono ad allontanare da sé qualsiasi possibile accusa di istigazione alla discriminazione. In ragione della carità cristiana che li contraddistingue, precisano: “La Chiesa non vuole essere il giudice delle persone. Questo è ciò che vogliamo evitare. Non siamo il tribunale di Dio, questa non è la nostra responsabilità”. E aggiungono che la loro opposizione “non deve necessariamente tradursi in misure coercitive da parte dello Stato”.

I vescovi dell’Africa orientale

Come riporta il sito Pro Vita e Famiglia, nello scorso marzo anche i vescovi delle nazioni dell’Africa Orientale avevano espresso il loro chiaro e forte rifiuto “contro ogni colonizzazione ideologica LGBTI. Allora i prelati dell’Africa orientale avevano denunciato un tentativo di imporre la teoria del gender agli stati membri”. Alla base della reazione dei vescovi kenioti ed etiopi vi era la pubblicazione di un rapporto dell’ONU del 14 marzo 2021, nel quale si chiedeva agli stati membri di attuare rapidamente politiche basate sulla “non discriminazione” contro le persone omosessuali e “transgender”. Le conferenze episcopali di Kenya ed Etiopia avevano anche dato vita a un sodalizio volto a unire gli sforzi per “condannare la teoria gender ritenuta regressiva”.

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Giulia Moretti