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L’ultima tentazione di Cristo | Speciale

Nulla è meglio di un film su Gesù per celebrare il Natale, quindi perché non concederci una retrospettiva su “L’ultima tentazione di Cristo”?

“L’ultima tentazione di Cristo”, come ben sappiamo, giunse nelle sale nel 1988, tuttavia, il suo regista, Martin Scorsese, non solo aspettò quasi sei anni per metterlo in scena dopo la sua prima stesura, ma ne meditò la realizzazione già alla fine degli anni Sessanta, prima ancora di dirigere “La grande rasatura” – il suo primo corto a raggiungere la fama -. Un italoamericano cresciuto nei quartieri poveri di New York, inevitabilmente, non poteva non sentirsi legato alla figura di Gesù, sia per l’idea di “terra promessa” che aveva rappresentato l’America per i suoi avi emigranti, sia per come la realtà cattolica fosse vissuta presso le comunità italiane stipate da quelle parti. “Hai detto le tue preghiere prima di dormire?” si udiva spesso in “Mean Streets”, film del 1973 dove si nota la forte presenza del cattolicesimo e le sue contraddizioni.

L'ultima tentazione di Cristo
L’ultima Tentazione di Cristo Photo Credit: WEB

Originariamente, il giovane Scorsese, avrebbe prediletto dirigere una versione newyorchese di un Gesù moderno, predicatore nel Lower East Side, ma fu l’uscita de “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini a dirimere i suoi dubbi, spingendolo a elaborare una sua versione che avesse, comunque, una maggiore attinenza con la storia raccontata nei vangeli. Ciononostante, l’escamotage che fu attuato durante la messinscena di “L’ultima tentazione di Cristo” fu quello di specificare che l’opera non si riferisse a nessun vangelo in particolare. L’opera di riferimento divenne l’omonimo romanzo di Nikos Kazantzakis, autore greco che fu accolto anche all’interno del comparto degli sceneggiatori, assistendo alla lunga gestazione dell’opera.

Come abbiamo precedentemente discusso, gli anni Ottanta rappresentarono il decennio più complicato per la carriera di Scorsese, soffocato dalla logica delle grosse macchine produttrici da blockbuster, decise ad annichilire il potere decisionale dei registi per assicurarsi film più adatti alle famiglie e privi di controversie. Capirete benissimo che un film come “L’ultima tentazione di Cristo”, partendo con dei presupposti così – all’apparenza – provocatori, non sarebbe mai stato accettabile dalla maggior parte degli organi valutativi dell’epoca, pertanto, trovandosi con le falene nel portafogli, il buon Martin decise di affidarsi a una produzione indipendente per il suo “After Hours – Fuori Orario”, tentando di racimolare i soldi necessari a rimettere in cantiere “L’ultima tentazione di Cristo”, massacrato dalle produzioni.

L'ultima tentazione di Cristo
L’Ultima Tentazione Di Cristo – Photo Credit: WEB

Come detto, per togliersi dal plausibile occhio del ciclone polemico, Scorsese evitò di riferirsi ad alcun vangelo in particolare – benché Kazantzakis fosse dichiaratamente ispirato al vangelo apocrifo di Giuda -, definendo un suo Gesù, tormentato e antieroico tanto quanto Travis Bickle e Jake LaMotta, ben lontano dallo stesso personaggio epico ed etereo visto, per esempio, nel celebre sceneggiato televisivo di Zeffirelli. Quello che porta il volto di Willem Dafoe (consacratosi sempre più come geniale istrione degli ultimi trent’anni) è un Gesù diverso, quasi vicino al “Siddartha” di Hesse, ossia un asceta che si immerge nel mondo umano e reale per comprenderlo appieno; un Gesù che non è realmente consapevole di essere il figlio di Dio e che decide di affidarsi alla sua voce e di seguire la strada indicatagli dal Padre, senza alcuna paura di mostrare i suoi dubbi in merito.

Gesù si incammina verso una vita meditativa, dirigendosi nel deserto dove viene a conoscenza di Satana, mostratoci tramite diverse e varie allegorie nell’atto di tentare Cristo. Nell’ultima e celeberrima scena, infatti, Gesù, grazie a Satana, vivrà nel ricordo di un “amaro calice” allontanato, con il suo amore per Maddalena che lo ha portato ad avere dei figli, frattanto che Giuda gli rinfaccia la scena presa. Compreso che Satana si era celato dietro a quell’angelo per tentarlo un’ultima volta, Gesù accetta di ritrovarsi sulla croce e di andare incontro al volere del Padre.

L’idea di un Gesù più umano, timoroso di dover accettare un destino che lo vede come un agnello – ça va sans dire – sacrificale, destò subito scalpore presso gli spettatori di radicata fede cattolica, giacché troppo differente da quello che era raccontato nei quattro vangeli canonici, tuttavia, a ben vedere, l’intera vicenda non si pone affatto troppo lontano dalla famosa invocazione nell’orto del Getsemani, “se puoi allontana da me l’amaro calice”. In sé, rappresentare l’incarnazione del dio cristiano come un umano, non dovrebbe apparirci come nulla di nuovo, soprattutto se consideriamo la Bibbia come un libro prima che come un testo sacro. Qualora volessimo porre Gesù come un eroe di aristotelica memoria, questo film sarebbe la perfetta rilettura della sua esistenza in chiave più moderna.

L'ultima tentazione di Cristo
L’Ultima Tentazione Di Cristo – Credit: WEB

L’intero lungometraggio, per esempio, riesce a mettere in luce le scene dei miracoli come elementi interpretativi, senza indugiare sul fatto che siano stati o no degli eventi soprannaturali. Chi non vuol credervi è libero di non farlo, allo stesso modo di chi lo farà. Se ripensiamo allo sceneggiato di Zeffirelli, per esempio, nessuna di quelle rappresentazioni presentava più di una chiave di lettura: si trattava di miracoli. Differentemente, Gesù, in quest’opera, oltre a non agitare le mani come un mago, nel tramutare l’acqua in vino, per esempio, afferma un secco “è vino”, lasciando estasiati gli apostoli presenti. Nulla di sciamanico o di trascendentale.

Giovanni Battista, a sua volta, non costituisce una versione quasi invasata e dissacratoria di uno dei santi più amati dalla chiesa Cattolica, bensì, nell’ottica di Scorsese, si pone come un individuo che predica una dottrina diversa, tuttavia, gli occhi di chi lo osserva non sono quelli della Bibbia, ma quelli della gente. La domanda che Scorsese si pone è semplice? Come sarebbe apparso il Battista alla gente? Potremmo individuare in lui la rilettura più moderna dei personaggi, poiché, oggigiorno, potremmo identificare in lui l’idea che la società odierna possiede degli sciamani o di altre figure appartenenti al culto del soprannaturale, stigmatizzato sempre più da una società che, sottilmente, Scorsese critica come omologata.

Infine, è inevitabile parlare di Giuda Iscariota. Più di Pietro, Giuda diventa un vero e proprio amico di Gesù, quasi un confidente. Non è l’apostolo prediletto nel senso stretto del termine, giacché, forse, essendo uno zelota dalle radicate idee anti-romane, non si attiene alla dottrina di Gesù come potrebbero fare altri apostoli (il vangelo ce li identifica in Pietro, Giacomo e Giovanni), tuttavia, grazie al suo carattere roccioso ma presso cui è possibile fare breccia, Gesù finisce per scegliere lui come suo traditore adempiendo le volontà superiori, a discapito di quella che era il suo sogno – e che abbiamo già citato -. Giuda (interpretato non benissimo da Harvey Keitel), in tal senso, assume un’umanizzazione paragonabile a quella dello stesso Gesù, venendo convinto dalla sua dottrina benché, originariamente, fosse stato assunto per ucciderlo.

L'ultima tentazione di Cristo
L’Ultima Tentazione Di Cristo – Credit: WEB

“L’ultima tentazione di Cristo”, ad oggi, rimane uno dei film più controversi di Martin Scorsese, tanto per il modo di rappresentare certi elementi ritenuti dogmatici dalla chiesa Cattolica, quanto per la sua capacità di essere specchio di una società moderna in un modo sottile e magniloquente allo stesso tempo. L’umanizzazione di Gesù, tanto per i credenti quanto per i non credenti, non è affatto da intendersi come una snaturalizzazione del personaggio, anzi, rappresentarlo come un individuo che ha i suoi timori e i suoi rimpianti, che avrebbe bramato come tutti una seconda opportunità per cambiare la sua vita, dovrebbe essere un chiaro e limpido accrescimento della sua natura eroica, ancor prima che di quella sacra. “Solo un uomo poteva salvare l’umanità” era il messaggio dei vangeli, e grazie a questo film, noi abbiamo potuto appurarne il vero senso.

MANUEL DI MAGGIO

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