Cultura

La ballata di John and Yoko: in una canzone, la profezia di un omicidio

Sono trascorsi quasi trentotto anni da quella notte dell’8 dicembre 1908 in cui il cantante dei Beatles, John Lennon, fu ucciso da un fanatico di nome Mark Champan che, idolatrandolo, finì per colpirlo ben quattro volte con un ‘arma da fuoco.
Da allora, decine di fan della band dei Beatles si suicidarono a loro volta, tanto che Yoko Ono, compagna di John, dovette lanciare numerosi appelli per porre fine a quest’ondata di disperazione nei confronti di un leader tra i più amati del mondo, nel panorama musicale dell’epoca. I misteri sulla morte di John si infittirono ogni giorno di più, dal momento che, aperte le indagini, iniziò a paventarsi l’ipotesi che Mark Chapman appartenesse alla CIA, quindi ai servizi segreti che ormai, consideravano scomodo il ruolo di Lennon come attivista politico e anti-militarista sin dalla fine degli anni sessanta, in un contesto , in America, in cui la guerra in Vietnam era alle porte e ogni moto rivoluzionario pacifista era da considerarsi una vera e propria minaccia alla stabilità del governo. Fino a che punto, il frontman della band inglese tanto amata dalla regina Elisabetta, non era al corrente di quanto si stesse tramando, nei suoi confronti?
Il pezzo di oggi vuole omaggiare, a proposito di questa intricata vicenda, che mai vide una completa risoluzione investigativa, un brano che il cantante John compose interamente da solo, per poi farsi accompagnare, nell’esecuzione, dai suoi colleghi Ringo, Paul e George, in cui probabilmente si cela la più gran verità a proposito del futuro del povero Lennon: la canzone in questione è “The ballad of John and Yoko”, che si apre con spensierate chitarre ritmate alla maniera frivola e spensierata di un “You never can tell” di Chuck Berry nello spot dei Pavesini, e canticchia, con apparente spensieratezza le vicissitudini quotidiane della vita del cantante hippie e della sua compagna, Yoko. Qui di seguito, ne riportiamo una traduzione:

Fermi al porto di Southhampton
Cercando di andare in Olanda o in Francia
L’uomo con ‘impermeabile disse dovete tornare indietro
sapete non ci hanno dato nemmeno una possibilità

Cristo! Sapete non è facile
Sapete come può essere difficile
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce

Finalmente arrivati in aereo a Parigi
Luna di miele laggiù accanto alla Senna
Peter Brown ha chiamato per dire potete farcela OK
Potete sposarvi a Gibilterra vicino alla Spagna

Cristo! Sapete non è facile
Sapete come può essere difficile
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce

In macchina da Parigi all’Hilton di Amsterdam
Parlando nei nostri letti per una settimana
i giornali hanno detto, dite, che fate a letto?
Ho detto cerchiamo solo di ottenere un po’ di pace

Cristo! Sapete non è facile
Sapete come può essere difficile
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce

Risparmiando i soldi per i momenti duri
Dando tutti i vestiti in beneficienza
La notte scorsa la moglie ha detto
Oh ragazzo, quando sei morto
Non porti con te null’altro che la tua anima
Rifletti!

Fatto un viaggio lampo a Vienna
Mangiando dolce di cioccolata dentro un sacco
I giornali hanno detto lei gli ha dato alla testa
Sembrano proprio due guru travestiti

Cristo! Sapete non è facile
Sapete come può essere difficile
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce

Preso il primo volo del mattino per Londra
Cinquanta ghiande dentro un sacco
Quelli della stampa dissero vi auguriamo successo
È bello avervi entrambi di nuovo qui

Cristo! Sapete non è facile
Sapete come può essere difficile
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce
Per come vanno le cose
Finiranno per mettermi in croce

Nonostante i toni allegri, le maracas, e il motivetto spensierato che conduce la canzone, è facile capire, da queste parole, che la vita di John, esponente radicale di un pacifismo anti-bellico che non aveva solo a che vedere con le manifestazioni in piazza, ma con un “Give peace a chance” quotidiano, fatto di interviste, canzoni ribelli e movimenti ideologici rivoluzionari, era costantemente sotto l’attacco mediatico da parte di paparazzi, giornalisti, agenti del governo che in tutti i modi cercavano di osteggiare l’idillio amoroso tra lui e la sua musa giapponese Yoko. In un’epoca, quale il sessantotto, in cui l’amore libero e la trasgressione erano diventati ormai cliché e vita ordinaria, un amore tanto forte e incorruttibile, che trovava la sua forza in una lotta quotidiana condivisa nei confronti delle ingiustizie del pianeta, era in tutti i modi da annientare: Yoko era, per l’opinione pubblica la donna che aveva plagiato John, colei che lo aveva irretito in uno strano maleficio, per il quale il cantante aveva ormai abbracciato la causa anti-vietnamita come valvola di sfogo a un’oppressione che si traduceva nel produrre video musicali in cui lui e la sua compagna erano costantemente insieme, mano nella mano, o nell’accidia di giornate spese a letto coricato con la propria donna, in mancanza di alternative valide.
Ma John, che ben sapeva che le cose andavano diversamente, sentiva che, alla maniera di Gesù, sarebbe stato presto messo in croce, come canta nel suo brano, poiché “L’uomo con l’impermeabile”, profetica visione di un futuro nefasto e dalla sciamanica tragedia, lo aveva già avvertito di stare attento.
E così, l’atmosfera hawaiiana di accordi cui nel 1969 usciva The Ballad of John and Yoko, divenne la stessa atmosfera in cui, dieci anni dopo,  Mark Chapman fu visto, alle stesse Hawaii, entrare in un centro segreto della CIA, alla ricerca di informazioni. Ci sarà sempre bisogno di un martire, per avere di fronte a noi un eroe?

 

GIORGIA MARIA PAGLIARO

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