Bce quasi sotto assedio sull’inflazione. L’istituzione di Francoforte ha confermato l’impostazione fortemente espansiva della politica monetaria, così come l’aspettiva di un calmieramento del caro vita il prossimo anno e di un ritorno a valori inferiori a quelli obiettivo (2%), che però difficilmente si concilia con il quadro attuale, che vede una crescita dei prezzi sempre più in accelerazione nell’area euro.
Nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, la presidente Christine Lagarde ha anche precisato che si attende che l’attuale piano di acquisti di titoli straordinario, il Pepp, deciso contro la crisi Covid, si chiuda alla scadenza prevista di fine marzo 2022. Sul come si procederà dopo, ha aggiunto, le decisioni verranno prese al Consiglio di metà dicembre.

La Bce si trova di fronte al dilemma di una fase di difficile gestione. Da un lato la ripresa più forte del previsto, che pure di recente ha mostrato una qualche moderazione, sta contribuendo a esacerbare le pressioni al rialzo sui prezzi, contro i quali solitamente la banca centrale interviene con decisioni o quantomeno annunci tendenzialmente restrittivi.
Dall’altro, però, sembra esserci il timore che qualunque segnale in tal senso potrebbe compromettere un quadro di recupero che resta delicato e soggetto a rischi al ribasso. E a riprova della sensibilità del tema, la reazione sui titoli di Stato agli annunci sulla conferma dello stop al Pepp a fine marzo è stata evidente. In serata i rendimenti dei Btp decennali risultano in rialzo all’1,03% e lo spread, il differenziale rispetto ai tassi dei Bund è salito a 116 punti base.

Intanto resta tutto invariato sulla politica monetaria. Oltre alla dotazione del Pepp – e anche qui, sul che fare se a scadenza avanzerà qualcosa, posto che di 1.850 miliardi previsti ne sono stati usati 1.459, si deciderà a dicembre – la Bce ha anche ribadito la tolleranza su “un periodo transitorio” in cui il caro vita si collochi “moderatamente al di sopra” dell’obiettivo del 2%. E che continua ad attendersi che i tassi di interesse di riferimento (che essa stessa stabilisce in piena autonomia) “si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell’orizzonte di proiezione”.

Tassi che così restano inchiodati ai minimi storici nell’area euro: la Bce ha confermato a zero il livello sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al meno 0,50% il tasso sui depositi presso la banca centrale stessa.
Alla Bce “ci attendiamo altri rialzi dell’inflazione quest’anno, ma poi una moderazione il prossimo”, ha spiegato Lagarde. Il rialzo riflette una combinazione di tre fattori: i prezzi dell’energia, il fatto che la domanda da riaperture supera l’offerta, e, terzo, degli effetti di base dovuti al taglio dell’Iva in Germania (quello effettuato durante i primi mesi di crisi da lockdown).
“Ci attendiamo – ha detto ancora Lagarde – che l’influenza di tutti e tre questi fattori si allenti o vada a calare nel paragone su base annua” il prossimo anno. E “continuiamo ad attenderci che l’inflazione sul medio termine resti al di sotto del nostro obiettivo del 2%”.
Nel frattempo l’area euro “continua a riprendersi con forza, anche che se lo slancio della ripresa si è in qualche misura moderato”, ha notato. Ma restano rischi al ribasso e le carenze di materie prime e beni che spingono l’inflazione stanno anche “frenando alcuni settori”.

Come funzionano i bond governativi?

Quando acquisti un bond governativo, presti a un governo una somma concordata di denaro per un determinato periodo di tempo. In cambio, il governo verserà regolarmente a tuo favore degli interessi a un determinato tasso. Questo versamento viene chiamato cedola. Ciò rende i bond una fonte di reddito costante.

Il giorno della scadenza del bond, riscuoterai l’intero ammontare di denaro prestato inizialmente. Bond diversi avranno date di scadenza differenti: è possibile acquistare bond a scandenza di sei mesi come anche di 30 anni o più.

Esempio di bond governativo

Supponiamo, ad esempio, di investire €10.000 in un bond governativo a 10 anni con un tasso annuale del 5%. Ogni anno il governo verserà a tu favore una percentuale di denaro pari al 5% dei €10.000 prestati da te. Inoltre, alla data di scandenza del contratto ti veranno restituiti €10.000 iniziali.

Tipi di bond

La terminologia relativa ai bond può a volte far sembrare le cose più complicate di quello che sono in realtà. Questo perché ciascuno Stato che emette bond usa termini differenti per definirli.

I bond italiani vengono chiamati ‘obbligazioni’ o ‘titoli di Stato’, mentre nel Regno Unito, ad esempio, viene utilizzato il termine ‘Gilt’. La scadenza viene indicata nel nome stesso di ciascun tipo di bond, quindi se ad esempio si tratta di un bond a due anni verrà chiamato Gilt a due anni (two year Gilt).

Negli Stati Uniti, invece, i bond vengono definiti ‘treasuries’ (buoni del Tesoro) e sono suddivisi in tre maggiori categorie in base al periodo di maturità:

  • I Treasury bills (T-bills) hanno scadenza fino a un anno
  • I Treasury notes (T-notes) hanno una scadenza che può andare da 1 a 10 anni
  • I Treasury bonds hanno scadenze di oltre 10 anni

La terminologia, quindi, varia da paese a paese, per cui, se si vuole investire in questi prodotti, è consigliabile effettuare prima delle ricerche sul mercato specifico.

Bond legati a indici azionari

È anche possibile acquistare bond governativi senza cedole fisse. I pagamenti degli interessi seguiranno, in questi casi, i tassi dell’inflazione. Nel Regno Unito questi tipi di bond vengono chiamati ‘index-linked Gilts’e la cedola segue l’andamento dei prezzi dell’indice RPI (‘Retail Price Index’). Negli Stati Uniti, invece, vengono definiti TIPS (‘Treasury Inflation-Protected Securities’).