Con numerosi adattamenti per il teatro prima, e per la tv e il cinema dopo, tra i quali il classico della Disney che tutti conosciamo e amiamo e il suo remake in live-action del 2017 (quello con Emma Watson), La bella e la bestia è sicuramente una delle storie più raccontate. Rivisitata, talvolta estremamente modernizzata e anche poco capita, nel 2014 torna in patria con la versione assai fedele del francese Christophe Gans, già regista del Patto dei lupi e di un adattamento del Necronomicon.

Léa Seydoux ne La bella e la bestia - Photo Credits: Allociné
Léa Seydoux – Photo Credits: Allociné

Alla riscoperta delle radici de “La bella e la bestia”

Madame de Beaumont è la scrittrice che diede la versione più conosciuta della fiaba, le cui origini si ritrovano però addirittura nella letteratura classica. E Christophe Gans stesso ha in effetti dichiarato di essere andato abbastanza indietro (e lontano nello spazio, cita infatti tra le sue fonti Miyazaki), pur di trovare l’ispirazione per un adattamento diverso dai precedenti. Ha così sfogliato pagine cancellate dalle Disney, forse perché troppo cupe, forse perché troppo complicate, e ritrovato le più fiabesche atmosfere.

E allora Belle (e che a interpretarla sarebbe stata Léa Seydoux, Gans non aveva dubbi), e la sua Bestia (stesso discorso per Vincent Cassel), si muovono in un mondo onirico, con scenografie da sogno (trionfate ai César). E proprio il contorno sembra spesso farla da padrone, riportandoci all’adattamento di Jean Cocteau del 1946, che molti ricordano con nostalgia.

Statue, affreschi e Rinascimento

Ma ancora più dell’antecedente a cui guarda da vicino, mentre cerca di farsi posto (passando però spesso inosservato), tra tutti gli adattamenti che sono venuti dopo, e continueranno a venire, il film è carico. Carico di oggetti, tendaggi, serre e fregi. E ancora abiti, personaggi ed epoche storiche. Vincent Cassel viaggia dal Rinascimento in cui era principe al baracco ormai incupito di inizio ‘800, quando diventato mostro incontra la dolce Belle.

E se molti hanno criticato la sovrabbondanza, questa ci permette invece di proiettarci in un’altra dimensione, che è storica e fiabesca al tempo stesso. E ci consente di assaporare l’atmosfera gotica che la Disney spesso appiattisce, e che se non è indispensabile per una fiaba che come questa trascende tempi e stile, fa sempre piacere ritrovare per una delle storie d’amore più impossibili della letteratura.

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Manuela Famà