La crema solare coreana è la base della sunscreen theory

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Di Marianna Soru

I prodotti skincare coreani sono ormai un must have nella beauty routine di tantissime creators, ma anche normalissime consumatrici. È infatti nota ormai già da diversi anni l’efficacia delle tecniche di skincare asiatiche, che apportano tantissimi benefici alla pelle sia nell’immediato, che nel lungo periodo. E non è un mistero che uno degli step veramente fondamentali di questa routine sia proprio la crema solare coreana. Basta infatti fare un rapido giro su tutti i social, dai tutorial YouTube ai reels di Instagram a Tik Tok, per capire quanto sia importante applicare la protezione tutti i giorni. Anche se ci sono tantissime teorie contrastanti in merito (ne abbiamo parlato qui), continua a essere uno step di fondamentale importanza soprattutto prima e durante l’esposizione al sole.

Crema solare coreana: quale scegliere

Sul mercato ci sono veramente infinite possibilità: come scegliere la migliore? La particolarità di questi prodotti è una: sono formulati e studiati appositamente per pelli grasse. E non solo: lo scopo è quello di rendere il prodotto il più confortevole possibile, in modo tale da evitare l’effetto mascherone e i residui bianchi (da qui nasce la famosa sunscreen theory). Pee cui, esistono sia consistenze molto leggere, quasi come se fossero sieri, ma anche in versione mousse o addirittura gel. Questa leggerezza permette di stratificare il prodotto e soprattutto riapplicarlo.

Le appassionate del settore sapranno infatti che è buona norma riapplicare la protezione ogni due ore circa. E, visto che sempre secondo i dermatologi, la quantità corretta è quella di un cucchiaino da tè (o delle famose cinque dita di prodotto), una consistenza leggera permette di applicarla più facilmente. Nella routine asiatica, questi prodotti sono fondamentali, in quanto vanno ad unire due necessità: la prima, ovviamente, quella di proteggere la pelle dai raggi solari. La seconda, non meno importante, è quella di avere componenti che vanno ad idratare la pelle più a lungo, ma senza lasciare quell'”effetto unto”, che è accettabile forse solo in spiaggia.

Marianna Soru

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