La Duma ha votato a favore dell’uscita di Mosca dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dopo oltre 20 anni come membro del Consiglio d’Europa. La Duma di Stato ha quindi adottato in seconda ed in terza lettura le leggi che mettono fine alla giurisdizione della Corte europea dei diritti umani (Cedu) in Russia.
In particolare, uno dei disegni di legge approvati rimuove la Russia dalla giurisdizione del tribunale internazionale ed il secondo fissa il 16 marzo come limite ultimo per la validità delle sentenze emesse contro la Russia. Inoltre, proprio lo scorso 15 marzo il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa aveva espulso la Russia dall’organizzazione di cui fa parte la Cedu.
La decisione della Duma e le conseguenze
La decisione riguardo l’uscita di Mosca dalla Corte europea dei diritti dell’uomo presa nella giornata di ieri dalla Duma non fa che rinforzare le ostilità nei confronti dell’occidente. Il Guardian, che ha diffuso per primo l’intera notizia, ha anche riportato le parole del Presidente della Camera Bassa del Parlamento Vyacheslav Volodin. Quest’ultimo, dopo il voto, ha dichiarato: “La Corte Europea dei Diritti Umani è diventata uno strumento di battaglia politica contro il nostro Paese nelle mani dei politici occidentali”. Alcune delle decisioni della Corte “erano in metta contraddizione con la costituzione russa, i nostri valori e le nostre tradizioni”, ha poi affermato Volodin in una nota.
Già nel marzo scorso la Russia aveva annunciato la sua volontà di uscire dalla giurisdizione della Corte Europea dei diritti umani. Il voto a favore è stato accolto quindi con favore. Particolare entusiasmo è stato poi mostrato dall’ex Presidente russo Dmitry Medvedev, il quale ne ha approfittato per osservare come la decisione appena presa dalla Duma dia l’opportunità di ripristinare la pena di morte, vietata dalle regole del Consiglio d’Europa. Tralasciando però l’estremismo di questi casi, i ricordi alla Cedu erano l’ultima risorsa nelle mani dei cittadini russi per i casi che non trovavano giustizia nelle sedi giudiziarie della Federazione Russa. Il voto di ieri segna così il tramontare di un sistema che ha fino ad ora rappresentato l’ultima speranza di giustizia per attivisti e dissidenti russi.
Ginevra Mattei
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