“La grande bellezza”: il fasto della città eterna

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Di Redazione Metropolitan

La grande bellezza” è un film di Paolo Sorrentino elogiato agli Oscar del 2014 come Miglior Film Straniero nonché affresco in stile “La dolce vita” sul bilancio retroattivo di un giornalista e scrittore 65enne di nome Jep Gambardella (Toni Servillo), stravolto da una contemporaneità priva di autenticità, in costante ricerca della “grande bellezza”. Titolo, infatti, antifrastico, usato cioè per rivelare la “grande bruttezza”, per raccontare, in maniera simile alla bellezza in disfacimento delle nature morte barocche, la vanitas vanitatum, la fatica di un mondo fuorviante e mondano raccontato attraverso la “società elegante”.

Paolo Sorrentino trionfa alla notte degli Oscar con "La grande bellezza" - Miglior Film Straniero 2014 - © tutti i diritti riservati
Paolo Sorrentino trionfa alla notte degli Oscar con “La grande bellezza” – Miglior Film Straniero 2014 – © tutti i diritti riservati

Tra sfarzo e mondanità

La grande bellezza” è uno dei film che ha segnato la storia del cinema italiano e mondiale, capace di affascinare tutto il mondo con lo sfondo romano, le tematiche affrontate e le interpretazioni di attori brillanti da Servillo alla Ferilli fino a Carlo Verdone e Buccirosso. Il film è ambientato a Roma, città dalla grande bellezza e dalle incredibili contraddizioni. Il fascino della sua storia, della sua arte, del suo passato stona in modo palese se confrontato al suo squallido presente fatto di finti intellettuali e spietati sotterfugi. Il film di Paolo Sorrentino si serve di una maestria unica capace di dare, da un lato, l’idea dello sperpero quotidiano che disturba costantemente la vita; e, dall’altro lato, l’effetto della memoria perduta cancellata da saturi parassiti legati all’inesistente desiderio di eternità.

Toni Servillo alias Jep Gambardella - gif: web
Toni Servillo alias Jep Gambardella – gif: web

La bellezza de “La grande bellezza”

L’ingenua contrapposizione tra realtà e finzione è narrata per quello che è. Tutto è menzogna, anche quando il protagonista pare avvicinarsi a un momento di verità: “non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare” dice Jep camminando di notte a Piazza Navona“.

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Toni Servillo in “La grande bellezza” – gif: web

In fondo, persino Romano (Carlo Verdone), quando comunica a Jep la sua decisione di abbandonare Roma per la delusione, in una certa misura mente, perché, nel paese dove farà ritorno ha avuto un’avventura con un’amica della sorella a cui, chissà, potrebbe forse sperare di aggrappare la sua malinconica ricerca della bellezza. È proprio qui che subentra la lettura politica del film di Paolo Sorrentino: una società che ha preferito lo sfarzo lasciandosi alle spalle un fascino che il tempo non ha potuto scalfire.

Carlo Verdone alias Romano in "La grande bellezza" - gif: web
Carlo Verdone alias Romano in “La grande bellezza” – gif: web

“La grande bellezza”: Carlo Verdone, modello storico-sociale

La frase di addio pronunciata da Carlo Verdone è potentissima. Perché, al netto della banalità dell’addio: “Roma mi ha molto deluso“, è una frase detta pur sempre dall’iconico Verdone. Che in questo contesto non è Romano, lo scrittore fallito che vive della luce riflessa della mondanità sfruttando l’amicizia pietosa di Jep, ma il vero Carlo Verdone: l’ideal-tipo di una Roma che fa i conti col suo stesso fallimento culturale.

È come se di colpo “La grande bellezza” riuscisse sì a essere un film di sintesi e “chiusura” ma anche il film che liquida un’utopia fatta di grandi eventi e cultura per tutti (e per nessuno), agendo con una visione molto più profonda, che si collega a cosa rappresenta oggi Paolo Sorrentino: l’icona del cineasta dal respiro internazionale, proprio in linea con l’immagine dell’Italia contemporanea, del “Bel Paese” mentre fuori c’è la morte. Con “La grande bellezza” Sorrentino ha dimostrato di saper raccontare Roma, di saper amare il Vaticano (inteso come luogo, non come Stato), le sue bellezze e i suoi tesori. Le sue chiese e i suoi marmi.

Toni Servillo in "La grande bellezza" - © tutti i diritti riservati
Toni Servillo in “La grande bellezza” – © tutti i diritti riservati

3 curiosità letterarie che (forse) non sai

1 – Il film si apre con una citazione tratta da “Viaggio al termine della notte” di Louis-Férdinand Céline, che introduce il concetto di “viaggio” narrato ne “La grande bellezza“: “Viaggiare è molto utile, fa lavorare l’immaginazione. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte”.

2Paolo Sorrentino ha dichiarato di essersi ispirato nella stesura della sceneggiatura a Gustave Flaubert, scrittore francese che aveva intenzione di scrivere un romanzo sul nulla. Sorrentino affermò: “Per niente intendeva le voci e i pettegolezzi, i mille modi in cui perdiamo tempo, le cose che ci irritano o ci deliziano, ma che sono così di breve durata che ci fanno dubitare del senso della vita. Il Nulla costituisce l’intera vita di molte persone”

3 – “La grande bellezza figura tra le 1001 pellicole da vedere prima di morire contenute in un classico della letteratura cinematografica: “1001 movies you must see before you die“, del produttore cinematografico Steven Schneider. A dispetto di coloro i quali l’hanno criticato o non ne comprendono lo straordinario successo. Questo a dimostrazione di quanto oltre oceano la pellicola di Sorrentino sia stata apprezzata.

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Giuliana Aglio