Compie 70 anni Carlo Verdone. È uno dei più noti attori e registi italiani che ha conquistato il pubblico grazie a film che hanno saputo ben raccontare i vizi, i difetti e le virtù della società italiana degli ultimi quarant’anni. Lo si può definire uno degli eredi del neorealismo e della grande stagione della commedia all’italiana di cui ha proseguito il genere e lo ha adattato all’Italia di oggi.

Carlo Verdone, dagli gli inizi degli anni 80′ agli 90′

Gli anni 80′ero anni di crisi dopo cui la grande tradizioni della commedia all’italiana si sarebbe persa per sempre se non fosse stato per geniali autori come Massimo Troisi e Carlo Verdone. Il grande attore e regista romano fa il suo esordio nel 1980 con un piccolo e fantastico cult come “Un sacco bello” portando una ventata di aria fresca nel cinema italiano. In questo e nei successivi “Bianco rosso e Verdone”, “Borotalco” e “Troppo forte” riesce perfettamente descrivere la società del suo tempo. Lo fa ricostruendo in tutte le sue versioni contrastanti l‘archetipo dell’italiano medio nel contesto degli anni 80′ con un incredibile vena comica.

Per questo è considerato l’erede perfetto di Alberto Sordi con cui lavorerà creando un incredibile duo farsesco nel già citato “Troppo forte” e in “In viaggio con papà”. Su questo tema grottesco proseguirà anche negli anni 90′ tenendo anche fede alla struttura episodi dei suoi primi film come possiamo notare in un altro grande capolavoro come “Viaggi di nozze”. La società sta cambiando ma quello di Verdone rimane uno sguardo attento grazie alla sua grande capacità di osservatore. “I miei genitori mi hanno sempre stimolato a osservare la realtà e le persone che attraversavano il mio quartiere (tra Trastevere e Campo dei Fiori, ndr): i rigattieri, gli artigiani, gli alimentari, i calzolai, i vetrai. Sono sempre stato curioso dei tic, delle fragilità, della mitomania di molti tipi che mi passavano davanti al naso”, ha spiegato il noto regista romano in una recente intervista.

Una scena tratta da Viaggi di nozze

La visione neorealista e la nuova poetica della modernità

Questo gusto neorealista dell’osservazione e del racconto della realtà però muta il suo tono comico a a partire dagli anni 90′ e continuando poi nei duemila. Verdone utilizza da ora un tono più amaro perchè fa i conti con la modernità, il cinismo e gli eccessi di dell’attuale società italiana con il conseguente disagio del singolo individuo. Così questo nuovo mondo frenetico viene raccontato da Carlo Verdone sottolineandone la nevrosi e l’ipocondria e analizzando rapporti sociali più complessi.

Ne sono un ottimo esempio “Il mio miglior nemico” e “Io, loro e Lara” che ben rende la difficoltà di raccontare l’italiano di oggi così diverso da quelli degli anni 80′. Verdone, come ha dichiarato in una recente intervista, considera “più difficile raccontare l’Italia al cinema, forse per colpa della globalizzazione che ci ha resi tutti uguali. Fino ai tempi di “Gallo Cedrone” esistevano dei tipi facilmente riconoscibili: l’hippy, l’impiegato, il coatto e così via. Oggi c’è un appiattimento impressionante in questo senso“. Tuttavia il noto regista romano e non si è mai arreso ed è pronto a raccontare nuovamente la società del nostro tempo nell’ultimo e atteso film “Si vive una volta sola”.