Un’analisi di alcuni dei fenomeni geopolitici mondiali all’origine del conflitto russo-ucraino, in particolare il ruolo chiave degli Stati Uniti dai due anni precedenti al mandato Trump fino ai giorni nostri, per comprendere al meglio le cause di una pagina di storia più che contemporanea.
Cosa sta accadendo nel conflitto in russo-ucraino?
Abbiamo assistito, nelle ultime settimane, a un’incessante mole di informazioni, notizie e aggiornamenti circa il “neo” conflitto russo-ucraino. Immagini di una guerra fuori di testa, che vede due potenze ben distanti dall’essere “alla pari” scontrarsi duramente lungo le strade ucraine, sempre più dilaniate dall’avanzamento russo. Nonostante il “cessate il fuoco” diramato dal Cremlino per fornire al governo di Kiev la possibilità di creare corridoi umanitari, la convinzione generale su come si evolverà questa guerra nei giorni a venire è abbastanza univoca. Che se ne parli in comizi ufficiali, o al bar con gli amici, tra le domande che emergono circa questo contemporaneo evento storico, ve n’è una in particolare su cui vale la pena fermarsi: “E gli Stati Uniti in tutto ciò?”.
Gli Stati Uniti, un passo indietro
Torniamo qualche anno indietro nella storia, quando nel 2016 si instaurò il governo Trump negli USA. Lo slogan base prima della sua campagna elettorale, e successivamente della sua effettiva carriera politica, era il riconoscibile MAGA (make America great again). Con questo stratagemma politico, e con le sue dirette conseguenze, il Tycoon segnò l’iniziò della fine del così detto fenomeno dell’Atlantismo, che già dal 1945 iniziava a manifestarsi: rendere nuovamente grande l’America significava e significa isolarla dal resto del mondo. Ciò che non tutti sanno è che Trump voleva addirittura l’uscita degli USA dalla NATO, proprio perché gli unici legami che l’ex presidente voleva a mantenere a livello globale erano quelli economici.
Fermiamoci sulla definizione di Atlantismo, esso si configura come una visione del mondo sotto un ormai vecchio “Nuovo Ordine Mondiale”, che vedeva il governo di Washington come centrale e l’unico in grado di mantenere un’effettiva stabilità a livello economico e sociopolitico su scala planetaria.
Ora resta però un ulteriore quesito: Come si incastra la Russia in questa situazione?
Uno degli ultimi fenomeni portati dall’Atlantismo, fu il golpe ucraino dell’Euromaidan, organizzato a tavolino da Obama e le ONG dello speculatore Soros, a cavallo tra il 2013 e il 2014. Prima del 2014, l’Ucraina era spostata più a Oriente che a Occidente, i rapporti con la Russia non erano in crisi, non vi era possibilità di entrare nella NATO, e le stragi del Donbass ai danni di russi e filorussi non erano iniziate. Dopo il 2014, a seguito dei disordini del colpo di stato, il presidente ucraino Yanukovitch, vicino a Mosca, fuggì e venne sostituito da una serie di governi fallimentari filo europeisti iniziati con Poroshenko e che vedono ora Zelensky al potere. Oltre all’avvicinamento forzato dell’Ucraina all’Europa e all’America, una grande quantità di soldati neonazisti (i nazisti di Azov), vene reclutato dalle ONG di Soros proprio ai danni dell’ex presidente Yanukovitch. Questi battaglioni, una volta instaurati in Ucraina, iniziarono un massacro delle popolazioni russofone all’interno del Paese, in particolare proprio nel Donbass.
Le conseguenze odierne del conflitto russo-ucraino
È storicamente noto che i dissapori tra Russia e Ucraina sono andati via via peggiorando proprio in seguito al golpe, con il governo di Mosca intenzionato a ritrovare la stabilità precedente sul piano estero. È qui che entra in gioco nuovamente la politica di Trump: prima di essere sostituito da Biden, egli firmò un atto contro le insurrezioni, trasferendo parte del potere presidenziale nelle mani delle forze armate del Paese, impedendo la totale assunzione della carica da parte del nuovo presidente, che si configura quindi come un semplice pseudo fantoccio. L’America, dunque, ha le mani legate. La guerra di Trump al mondialismo atlantico si è configurata come il vero e proprio iniziale stacco dal Nuovo Ordine Mondiale, e dal canto suo, Putin, ha saputo leggere la storia recente per ribaltare anche la sua situazione. La Russia è un paese isolato, difficile da comprendere e da includere nelle iniziative globali, perché la politica di Putin, a conti fatti, è molto simile a quella di Trump, e dunque è fortemente contraria a quello stesso mondialismo oggi alle origini di questo conflitto. Nel momento in cui la situazione con l’Ucraina si è ulteriormente deteriorata, portando anche questo paese sempre più vicino al “Grande Occidente”, rischiando di continuare a stuzzicare quella bomba ad orologeria rappresentata dal blocco Atlantico, sempre meno in grado di mantenere una stabilità concreta, Putin ha lanciato il colpo finale.
Il colpo finale però non soltanto per l’Ucraina, quanto più per quella mera politica di facciata portata avanti in occidente dal secondo dopoguerra. Attaccando indisturbato l’Ucraina, lo “Zar” ha dimostrato l’impotenza e l’inefficacia dell’Unione Europea, completamente persa senza la supervisione americana. L’America è impossibilitata, e ormai non più così interessata ad intervenire a livello militare a supporto di una guerra che ormai “non ha nulla a che vedere” con gli USA stessi. A seconda di come si evolverà il conflitto, a livello mondiale una cosa è quasi certa: questo è uno dei colpi più duri inflitti al neoliberismo economico. È stata dimostrata la fallacità di un sistema in cui tutte le potenze mondiali occidentali hanno sempre investito. Putin è la fine di un’era, fine iniziata nel 2016, e che sicuramente ha portato alla luce le tante criticità che si è sempre cercato di celare sotto un velo sottile.
Scorsoni Lorenzo
Questo articolo non è volto alla giustificazione del conflitto, e non è politicamente schierato. È semplice informazione circa le cause storiche di uno degli eventi più tristemente sensazionali della nostra contemporaneità.