È chiaro: la marcia della mediazione cinese non si arresta e dopo il progetto di pace per ristabilire gli equilibri del mondo in dodici punti, secondo il Wall Street Journal, pare che Xi Jinping abbia in programma di recarsi la settimana prossima in visita a Mosca.

(Ramil Sitdikov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, File)

I media russi non confermano le voci del WSJ, il portavoce Dmitry Peskov specifica che ”al momento non ho nulla da dire su questo argomento. Di norma, gli annunci di visite ufficiali all’estero sono coordinati simultaneamente e di comune accordo tra le parti. Vi faremo sapere”, ma la probabilità di un incontro tra il presidente di Pechino e Vladimir Putin è concreta, soprattutto in virtù di quelli che sono i rapporti tra i due paesi, ancor solidi nonostante il conflitto e, anzi, in virtù degli incontri precedenti, si potrebbero dire ancor più forti di prima, specialmente in un contesto in cui il mondo tende ad isolare sempre più il Cremlino.

Xi Jinping e l’Ucraina

La questione cinese diventa ancor più contorta in quanto le indiscrezioni circa le attività diplomatiche cinesi parrebbero dover investire anche l’Ucraina: secondo il WSJ, Xi intende avere online il primo dialogo con Zelensky dallo scoppio del conflitto, presumibilmente dopo l’incontro col presidente russo.

La questione Taiwan

L’interesse di Xi Jinping di diventare protagonista nella mediazione del conflitto è probabilmente dovuta a scopi squisitamente personali: è stato rieletto il 10 marzo per il suo terzo mandato, ha in programma di potenziare ulteriormente il comparto militare del paese, equiparando addirittura l’esercito ad un “grande muro d’acciaio”, con lo scopo di concludere definitivamente il problema taiwanese: “Dovremmo attuare la strategia generale del partito per risolvere la questione Taiwan nella nuova era, aderire al principio della Cina unica e al Consenso del 1992, promuovere attivamente lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto, opporci risolutamente all’interferenza di forze esterne e alle attività secessioniste per l’ “indipendenza di Taiwan””.

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