Cinema

La musa di Luc Besson, Milla Jovovich: il sodalizio fra il regista e la modella

Un sodalizio d’amore e professionale, quello tra il regista francese Luc Besson e la modella russa Milla Jovovich, iniziato nel 1996 e durato meno di due anni. L’unica cosa che ci rimane della loro unione, sono due film: “Il quinto elemento” (1997) e “Giovanna d’Arco”(1999).  

Il sodalizio di Luc Besson e Milla Jovovich

Milla Jovovich e Luc Besson – Photo Credits iodonna.it
Milla Jovovich e Luc Besson – Photo Credits iodonna.it

L’inizio del sodalizio, professionale e amoroso, parte dalla produzione di  “Il quinto elemento” (Luc Besson,1997), più in particolare, nel casting del film per l’attrice protagonista.

Milla si presentò al provino con l’ombretto verde, le zeppe bianche e un vestito striminzito. “Troppo” secondo Besson, che nonostante il vago interesse, non era convinto di scritturare la modella.

Tutto cambiò qualche settimana dopo, quanto il regista incontrò allo Chateau Marmont (Los Angeles) Milla in maglietta bianca e jeans, senza scarpe, senza trucco e con la coda di cavallo. Ne rimase colpito e convinse Milla a raggiungerlo per fare un provino, senza l’opportunità di cambiarsi ed imbellettarsi.

Agli occhi di Milla, il provino sembrò veramente folle: racconta di Besson e le sue richieste di ballare senza ritmo, cantare e parlare in modo incomprensibile.

La follia e la naturalezza di Milla colpirono profondamente il regista: era perfetta, sia per il film, che per lui.

Milla Jovovich in “Il quinto elemento” (Luc Besson , 1997)

Il quinto elemento” è uno sci-fi del 1997, ambientato in un selvaggio futuro distopico.

Attraverso salti temporali che passano dal 1914 al 2263, il film segue la storia della profezia del “Male Supremo”, destinato a risvegliarsi ogni 5000 anni.

In questo film, Milla Jovovich recita nei panni di Leeloo, l’incarnazione del “quinto elemento”, ovvero l’essere supremo in grado di contrastare il “Male Supremo”.

Attraverso il fascino alieno del suo volto, le movenze selvagge e il suo contributo al costume fasciato del personaggio (realizzato da Jean Paul Gualtier) l’attrice diventerà un’icona storia dell’estetica punk. La bellezza quasi aliena della modella viene accompagnata da una preparazione inusuale. Infatti, la modella racconta di essere andata più volte allo zoo per apprendere i comportamenti degli animali.

Normalmente, per studiare una parte, mi sarei messa a leggere libri, parlare al telefono o andare in giro con i miei amici, mentre stavolta finii allo zoo nelle gabbie degli animali, imitando i leoni, gli uccelli e i lupi

Milla Jovovich, intervista di Entertainment Tonight

Non solo, ma la modella dovette imparare anche una nuova lingua creata da Besson composta da 500 vocaboli:

Per la lingua ho scritto un dizionario di 500 parole. Io e Milla eravamo gli unici due a parlarla sul set. Lei ha dovuto impararla e ci parlavamo così.

Luc Besson, intervista di Entertainment Tonight

Giovanna d’Arco (Luc Besson , 1999)

Dopo aver portato Milla nel futuro, Besson veste la modella con i panni di un’icona storica leggendaria: Giovanna d’Arco.

Il film segue la storia della celebre eroina in tre momenti distinti: l’infanzia, la vita da guerriera e il suo processo.

La sua vita viene narrata attraverso la rappresentazione della sua sfera intima e privata, condizionata da una carica visionale che muove il personaggio di Giovanna sul bordo del sottile confine della follia e dell’irrazionalità.

La ricerca degli aspetti psicologici del personaggio (di stampo europeo), si mescolano ad un tipo di spettacolarizzazione della scena prettamente americana. Le maestose scene di massa delle battaglie, incastonate da rumori di armi, colpi e scontri si scontrano con la volontà di analizzare la complessità del piano interiore di un personaggio articolato come può esserlo una donna di Dio e al contempo, della Patria.

Se in “Il quinto elemento”, il fascino alieno della Jovovich aiuta nella resa iconica del personaggio, lo stesso non succede in “The Messenger: The Story of Joan of Arc”.

La bellezza della donna contrasta con la resa realistica del personaggio.

A tal proposito, lo storico Franco Cardini, ci fa notare che per quanto si noti lo sforzo dell’attrice di studiare con una cura eccessiva la Giovanna d’Arco della Bergman diretta da Victor Fleming, la bellezza dell’attrice, rende la storica malnutrita Giovanna d’Arco una “copia ipervitaminizzata della Bergman del 1948”.

Martina Capitani

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