L’inizio della guerra tra Israele e Hamas ha segnato un aggravamento della situazione in Cisgiordania. L’esercito israeliano, che occupa questo territorio, compie ogni giorno incursioni nelle case dei palestinesi alla ricerca di sospetti terroristi.

La maggior parte delle persone uccise, che secondo il New York Times sono 95, era stata coinvolta in scontri con l’esercito israeliano durante operazioni di arresti indiscriminati nelle comunità palestinesi della Cisgiordania. Altri, una minoranza, sono stati uccisi in scontri con i coloni, i cittadini israeliani che costruiscono insediamenti illegali all’interno dei Territori palestinesi.

La popolazione palestinese in Cisgiordania segue con grande attenzione quello che sta accadendo a Gaza e teme ripercussioni dirette sulla propria vita. Non solo per l’inasprimento dei controlli da parte dei soldati israeliani (che in questi giorni hanno blindato l’accesso alle principali città palestinesi costringendo le persone a lunghe code nei checkpoint militari), ma anche per l’aumento delle violenze da parte dei coloni.

Gli insediamenti di questi cittadini israeliani, che spesso sono motivati da idee religiose ed estremiste, sono in espansione, grazie anche all’appoggio del Governo di Benjamin Netanyahu e alla protezione dell’esercito.

Gli arresti e le brusche perquisizioni compiute dall’esercito hanno provocato reazioni da parte dei palestinesi, che in alcuni casi hanno risposto con la violenza. Negli scontri, oltre a decine di palestinesi, è stato ucciso anche un soldato israeliano.

Queste grosse operazioni da parte dell’esercito sono da un lato il riflesso di quello che sta succedendo attorno alla Striscia di Gaza: Israele si è dato l’obiettivo di sradicare completamente Hamas, e per questo sta facendo arresti di massa anche in Cisgiordania, dove Hamas ha una presenza non maggioritaria ma comunque sufficientemente forte. L’esercito, inoltre, teme che con l’aggravarsi della situazione nella Striscia di Gaza possano aumentare anche le rivolte e gli scontri in Cisgiordania, e per questo sta cercando di agire preventivamente con grandi arresti. L’azione delle forze di sicurezza israeliane è così estesa che non si è limitata alle perquisizioni e agli arresti: il 22 ottobre Israele ha bombardato il campo profughi di Jenin, uno dei più grandi della regione, vicino a una moschea. Sono stati uccisi 2 palestinesi.

Ci sono state anche testimonianze di gravissimi abusi. Il giornale israeliano Haaretz ha raccontato per esempio che la settimana scorsa un gruppo di soldati e coloni, assieme, ha arrestato tre palestinesi nel paese di Wadi as-Seeq e li ha tenuti prigionieri per ore, torturandoli e umiliandoli. Il comandante dell’unità dell’esercito è stato rimosso quando si è venuto a sapere delle sevizie.