“La persona peggiore del mondo” ritrae il vuoto attorno ai millennial

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Di Chiara Cozzi

La persona peggiore del mondo (Verdens verste menneske) è un film norvegese di Joachim Trier presentato in concorso alla 74ª edizione del Festival di Cannes e premiato con il Prix d’interprétation féminine alla migliore attrice per la protagonista Renate Reinsve, che qui interpreta Julie. Caricatasi sulle spalle il peso dell’essere millennial, la ragazza ci porta in un mondo solo in apparenza fatto per i giovani adulti.

Quante volte ci siamo effettivamente sentiti come se fossimo la persona peggiore del mondo? Senza prospettive per il futuro, senza certezze eppure con tanta determinazione? Questa romcom è il film perfetto per tutte le persone che, alla soglia dei 30 anni, si trovano con un pugno di mosche in mano, incapaci di capire cosa fare e cosa volere dalla propria vita poiché nati all’alba di un’era dalle infinite possibilità ma senza gli strumenti per coglierle.

Il punto di vista è femminile, perché in un mondo che è già complicato se sei una donna le aspettative sulla tua vita si moltiplicano: quando fai un bambino?, ma perché non fai un bambino?, si può sapere cosa vuoi dalla tua relazione?, hai trent’anni, non penserai mica di poter fare ancora come ti pare e di uscire a ballare tutte le sere?.

La persona peggiore del mondo è uno dei ritratti più lucidi della nostra generazione e non fa mai l’errore di cadere nel pietismo o nel giudizio facile, anzi lascia agli spettatori la libertà di riflettere circa una situazione di stasi che coinvolge quelli che saranno gli adulti di domani. Un film che ci dice che sì, saremo pure le persone peggiori del mondo, ma non siamo le uniche.

Chiara Cozzi

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Ph: sentieriselvaggi.it