Matilde Serao nasce a Patrasso nel 1856 da Paolina Borely, nobile greca decaduta, e Francesco Serao, avvocato e giornalista esule in Grecia perchè antiborbonico. Con l’Unità d’Italia la famiglia Serao torna in patria stabilendosi a Napoli, dove Matilde compie i suoi studi. Matilde si definiva con orgoglio giornalista e non scrittrice, rompendo la declinazione esclusivamente maschile del termine, sostenendo un modo di fare giornalismo spinto da una vocazione, come uno strumento di testimonianza.

Matilde Serao, la scrittura come strumento di testimonianza

Matilde Serao,
fonte: SoloLibri.net
Credits: Sololibri.net

Giornale è tutta la storia di una società […]E, come la vita istessa, di cui è la immagine, […] ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male […]. Il giornalista é l’apostolo del bene […] il giornale è la più nobile forma del pensiero umano […]. L’avvenire è del giornale“.

All’età di ventisei anni la Serao comincia la collaborazione-durata cinque anni- con il Capitan Fracassa, scrivendo di cronaca rosa, critica letteraria, conquistandosi un posto nell’ambiente mondano della città di Roma. Una curiosità che si evince da molte fonti è il fatto che Matilde non fosse di bell’aspetto: questa viene descritta come sgraziata, con una risata poco fine, una donna che non apparteneva certo al contesto dei salotti aristocratici. Ma la cosa interessante è che Matilde ne era consapevole e, proprio per questo motivo, suscitava curiosità e interesse, potendo quindi conoscere e inquadrare le “damine eleganti“, come le chiamava, e riportarne i dettagli e i capricci nel testo.

Tra gli interventi ricordiamo che la Serao scrisse anche sul Giornale delle Donne, una rivista emancipazionista femminile fondata nel 1872 che, tra le altre idee innovatrici e femministe, sosteneva il diritto di voto esteso alle donne e il divorzio.

Nella redazione del Capitan Fracassa conosce Edoardo Scarfoglio con il quale, nel 1892, è co-fondatrice de Il Mattino. Intraprendono un rapporto professionale e sentimentale, che si interrompe però anni dopo. Matilde lascia quindi Il Mattino per dedicarsi alla fondazione di un altro quotidiano, Il Giorno, che diresse con le sue grandi capacità, tenendo testa alle altre testate giornalistiche. Questo passo fece sì che la Serao divenisse la prima donna fondatrice e direttrice di un giornale, riscuotendo un incredibile successo.

Gli pseudonimi e la Napoli della ”Belle Époque”

Matilde tendeva a scrivere sotto pseudonimo, talvolta Tuffolina, talvolta Chiquita, e ha raccontato la Napoli della Belle Époque raccontandone le tendenze, i pettegolezzi e le dicerie. La ballerina e Suor Giovanna della Croce, entrambi dal carattere schietto tipico della scrittrice, descrivono ancora la miseria e le problematiche del basso ceto napoletano, ispirandosi alle cosiddette angosce degli umili, rievocando aspetti toccanti della vita partenopea.

Matilde Serao continua la sua attività di scrittura fino alla morte, giunta a Napoli nel 1927, mentre un anno prima veniva candidata al Premio Nobel per la letteratura, assegnato invece a Grazia Deledda.

Joelle Cotza

Seguici su Google News