Fratelli d’Italia ha presentato alla Camera una proposta di legge (in otto articoli) che ha l’obiettivo dichiarato di difendere la lingua italiana dal “dilagare” delle parole straniere, in “un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria“. Con tanto di obblighi, divieti e sanzioni per chi dovesse violarli, con multe dai 5mila ai 100mila euro.
Immediato il coro di critiche dalle opposizioni. Per il Pd si tratta di una proposta “che rasenta il ridicolo“. Il M5s ha ironizzato: “Multeranno anche il ministero per il Made in Italy?”, istituito proprio dal governo in questa legislatura. Una battuta, quest’ultima, che trae spunto dalle righe di presentazione del testo di legge. È qui che si evidenzia l’uso sempre più frequente di anglicismi anche “nel linguaggio della politica, nelle leggi, nelle istituzioni e nel cuore dello Stato”. Una “infiltrazione” che, per i firmatari della legge, è ben più ampia. E raggiunge ormai “livelli di guardia“. Il rischio, si legge, è che i forestierismi possano portare alla “scomparsa” dell’italiano.
Obbligo che riguarda le comunicazioni in qualsiasi luogo pubblico. Poi, traduzioni e interpreti imposti per legge in tutti gli eventi e le conferenze in lingua straniera sul territorio nazionale. Traduzioni obbligatorie anche sulle etichette dei prodotti tipici destinati al mercato estero. E ancora, divieto di usare forestierismi per i ruoli nelle aziende, a meno che non possano essere tradotti. E, infine, il giro di vite su scuola e università, dove i corsi in lingua sarebbero tollerati solo se giustificati dalla presenza di studenti stranieri o nell’ambito di progetti formativi specifici. A completare il quadro, l’istituzione di un Comitato interno al ministero della Cultura per la tutela della lingua. “Una proposta comica“, per Della Vedova di +Europa. “Cretina”, per Calenda. Manzi del Pd spera di essere “in un brutto sogno” e ha annunciato battaglia in Aula. Più ironici i pentastellati della commissione Cultura: “Che cosa ne penserà Giorgia Meloni, che il giorno del suo insediamento si è orgogliosamente definita una underdog della politica?”. Ironia a cui ha risposto Rampelli, che ha accusato i 5s di essere entrati in Parlamento col “vaffa day”. Il deputato di FdI ha sottolinea la presenza di una legge simile in Francia e aspetta l’iter della sua.
Il proposta di legge contro le parole straniere: cosa prevede
Vediamo cosa dice in dettaglio la proposta di legge contro le lingue straniere.
Articolo 1: “La Repubblica garantisce l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino nonché in ogni sede giurisdizionale”.
Articolo 2: “La lingua italiana è obbligatoria per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale”. Ovvero gli enti pubblici e privati “sono tenuti a presentare” in lingua italiana qualsiasi documentazione “relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale”.
E ogni informazione presente in un luogo pubblico “ovvero derivante da fondi pubblici” deve essere trasmessa in lingua italiana. Inoltre, per ogni manifestazione, conferenza o riunione pubblica organizzata nel territorio italiano è obbligatorio “l’utilizzo di strumenti di traduzione” per garantire “la perfetta comprensione in lingua italiana dei contenuti dell’evento”.
Articolo 4: “Chiunque ricopre cariche” all’interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di societa’ a maggioranza pubblica e di fondazioni “è tenuto” alla conoscenza e alla padronanza scritta e orale della lingua italiana, “le sigle e le denominazioni delle funzioni ricoperte nelle aziende che operano nel territorio nazionale” devono essere in lingua italiana. E anche i “regolamenti interni delle imprese che operano nel territorio nazionale” devono essere redatti in lingua italiana.
Con l’articolo 5 si punta a modificare l’articolo 1346 del codice civile, ovvero diventa obbligatorio l’utilizzo della lingua italiana nei contratti di lavoro: “Il contratto deve essere stipulato nella lingua italiana”.
L’articolo 6 della pdl prevede che negli istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle università pubbliche italiane “le offerte formative non specificamente rivolte all’apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana”.
Con l’articolo 7 si istituisce presso il ministero della cultura “il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale e all’estero”: sarà presieduto da rappresentanti dell’Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri, dell’istituto Treccani, del ministero degli affari esteri, del ministero dell’istruzione e del merito, dell’universita’ e della ricerca, del dipartimento per l’editoria della presidenza del Consiglio e della Rai. Dovranno promuovere “la conoscenza delle strutture grammaticali e lessicali della lingua italiana”, l’uso “corretto della lingua italiana e della sua pronunzia” nelle scuole, nei mezzi di comunicazione, nel commercio e nella pubblicità; l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università; “l’arricchimento della lingua italiana allo scopo primario di mettere a disposizione dei cittadini termini idonei a esprimere tutte le nozioni del mondo contemporaneo, favorendo la presenza della lingua italiana nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”; nell’ambito delle amministrazioni pubbliche “forme di espressione linguistica semplici, efficaci e immediatamente comprensibili, al fine di agevolare e di rendere chiara la comunicazione con i cittadini anche attraverso strumenti informatici”.