Attualità

La protesta di don Giulio Mignani: “Se non posso benedire le coppie omosessuali, allora non benedico neppure le palme”

Quanto a sorprese, don Giulio ne sa qualcosa: perché è quello che riserva ai parrocchiani ogni volta che si entra nella sua chiesa, come ha fatto ieri per la comunità di Bonassola, piccolo paesino della provincia di La Spezia. “Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo”, ha detto durante l’omelia della messa della Domenica delle Palme, spiegando proprio quanto la benedizione delle Palme sia “collegata alla processione in ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Non potendo fare tale processione, a motivi delle norme anti-Covid – ha sottolineato – personalmente ritengo non abbia allora senso benedire le Palme”. Un gesto forte e significativo che arriva al termine di alcune settimane di aperto dibattito – fuori e dentro la Chiesa – dopo il pronunciamento della Congregazione per la dottrina della fede che impedisce, di fatto, ai sacerdoti di benedire le coppie omosessuali. E don Giulio lo sa, anzi si dice “contento” perché è proprio da questo che deriva la sua “forma di protesta, attraverso la quale manifestare il mio ritenere assurdo tale divieto”.

Nel 2017, don Giulio Mignani si era espresso favorevolmente sulle unioni tra omosessuali e lesbiche e per le critiche allo sportello anti-gender della Regione Liguria, sollevando polemiche tali da portare Fratelli d’Italia a chiederne la scomunica, ma anche riempendo la Chiesa di Santa Caterina, che quel giorno riservava solo applausi e abbracci per lui. Mentre nel 2018 sul bio testamento don Giulio aveva detto “Se eutanasia vuol dire ‘buona morte’ penso che sarei confortato dal sapere che è predisposta una legge tale da permettermi di morire senza ulteriori sofferenze”. E poi la polemica di un anno fa – il 24 aprile – quando decide di far suonare nella sua chiesa di Santa Margherita di Antiochia un trombettista tedesco. Il brano scelto, però, era Bella Ciao, suonato dal campanile della Chiesa. Una scelta che aveva rivendicato non legandola a connotazioni politiche ma solo “spirituali e artistiche”.

“Nella Chiesa si benedice di tutto, non solo le palme ma a volte, purtroppo, sono state benedette anche le armi – ha aggiunto don Giulio nell’omelia – però non si può benedire l’amore vero e sincero di due persone perché omosessuali. Ma ancora più grave è il fatto che si continui a chiamare ‘peccato’ questo loro amore”, per poi concludere che “a rimetterci non solo certo le persone omosessuali, le quali possono tranquillamente fare a meno della benedizione della Chiesa, perché intanto c’è Dio a benedirle. A rimetterci è piuttosto la Chiesa”.

Francesca Perrotta

Pulsante per tornare all'inizio