La purezza dell’acqua secondo Massimo Popolizio

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Di Redazione Metropolitan

Lo scorso 20 marzo ha debuttato al Teatro Argentina di Roma in prima nazionale Un Nemico Del Popolo di Henrik Ibsen, una produzione del Teatro di Roma-Teatro Nazionale con la regia di Massimo Popolizio. L’attore e regista è anche in scena ed interpreta il protagonista ibseniano, il dottor Thomas Stockmann. Un Nemico del Popolo è in cartellone fino al prossimo 28 aprile.

Fonte: Teatro di Roma

Scriveva Luigi Squarzina su Sipario nel 1949: “Affermare l’attualità di Ibsen non significa distinguere tra ciò che è vivo e ciò che è morto nella sua opera, non significa giudicarlo: significa invece riconoscere perché e fino a che punto ci sentiamo giudicati da lui.” Ebbene,Un nemico del Popolo possiede solo nel titolo, ancora oggi, una forza trascinante. La storia è quella di un medico e scienziato che scopre un batterio nell’acqua che scorre nelle tubature della stazione termale per la quale lavora, batterio che scorre anche nelle tubature della sua città. Vuole informare i suoi concittadini dell’accaduto ma una serie di forze glie lo impediscono. All’inizio sono quelle politiche, suo fratello è il sindaco della città e desidera mantenere aperte le terme ed evitare lo scandalo; poi quelle giornalistiche, perché l’editore è il portavoce dei proprietari di case, che ne uscirebbero impoveriti; infine il dottore è osteggiato dalla cittadinanza, da quelle forze che noi definiamo democratiche, dal popolo, che teme la chiusura dello stabilimento quindi perdita del lavoro, povertà. 

Quanto siamo disposti a riconoscere il batterio che inquina le nostre acque? Ci è possibile vederlo se i governanti ce lo nascondono, se i giornali ce lo tacciano? E quando abbiamo la possibilità, democratica, di debellarlo, siamo in grado di anteporre i principi di moralità collettiva ai miseri interessi personali?

Queste sono alcune delle domande che si è posto Ibsen nel 1882, quando scrisse questo mastodontico testo. E queste sono le domande a cui ha voluto rispondere Massimo Popolizio scegliendolo come nuova prova di regista e di attore. Popolizio intervistato da Sergio Lo Gatto dice: “Questo testo dice che il vero nemico non sono le autorità ma la maggioranza che l’ha elette, proponendo un paradosso molto potente, una provocazione che dichiara fallita la democrazia. Così facendo ci punzecchia rispetto a una tendenza fortemente contemporanea, soprattutto quando proprio nel flusso delle informazioni, si sentono riverberare frasi come: Io parlo alla pancia della gente.

Fonte: recensito.net

Il primo atto svela una scena essenziale ma affatto scarna. Le scenografie di Marco Rossi, già scenografo di Luca Ronconi, sono strutture vere e proprie, che dividono gli ambienti, che creano spazi interni ed esterni. Pannelli e porte, il vetro su cui campeggia la scritta Laboratorio Dottor Stockmann, lampade calde, tubature esposte e tubature accennate su tutte le pareti e sul pavimento perché quello che sta succedendo, sta succedendo tutto intorno a noi. 

In alto campeggiano i video in bianco e nero di Lorenzo Bruno e Igor Renzetti

L’ambientazione è quella di un’America a cavallo tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, già nota, un’estetica forse anche consumata, che ricorda molto Lehman Trilogy. Donne in lunghe gonne nere, rendigote, cappelli e bastoni, fiaschette da liquore, il nero con la salopette, il fotografo scatta la foto ed esplodono scintille, il blues. Le terme di Ibsen non ci sono affatto, e i costumi di Gianluca Sbicca ce le fanno vedere solo nelle scarpe inzaccherate di fango che portano tutti i personaggi tranne il nero in salopette, che pure ha i piedi sporchi di grigio.

Fonte: teatroecritica.net, foto di Giuseppe Distefano

Una potentissima Maria Paiato interpreta il sindaco, e porta in scena quella grettezza dei politici bassi di statura. Un gruppo di attori che ha lavorato sul manierismo forse, ma lo ha fatto bene, prediligendo molto spesso il grottesco, e sempre l’ironico. Popolizio dice che nel trattamento della recitazione hanno fatto riferimento a un universo “mostruoso”, a Lars Von Trier, a Tim Burton, ai fumetti dark.

Il congegno ideato da Popolizio e i suoi collaboratori traccia l’arco che ogni spettacolo dovrebbe fare. La sala dell’Argentina è ancora gremita dopo quasi un mese di repliche, il pubblico applaude a ogni cambio quadro. 

Via via lo spazio scenico si fa più stretto, più angusto, e la favola amara del Dottor Stockmann finisce fallendo. Cadono quindi le pareti, si alza il pannello delle proiezioni, si aprono gli spazi del reale, si vedono ora i proiettori, il fondale occupato dalle casse dell’Argentina, svanisce l’illusione teatrale mentre il dottore si avvia sul fondale dove lo attende il nero in salopette, per potergli rendere l’anima, per un ultimo blues. 

Fonte: Teatro di Roma, Foto di Giuseppe Distefano

Fino al 28 aprile 2019 al Teatro Argentina, Roma

UN NEMICO DEL POPOLO
di Henrik Ibsen
traduzione di Luigi Squarzina
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio (Dottor Thomas Stockmann) e Maria Paiato (Sindaco Peter Stockmann)
e con Tommaso Cardarelli (Billing), Francesca Ciocchetti (Katrine Stockmann),
Martin Ilunga Chisimba (un ubriaco), Maria Laila Fernandez (Petra Stockmann), Paolo Musio (Hovstad),
Michele Nani (Aslacksen), Francesco Bolo Rossini (Morten Kiil)
e con Dario Battaglia (Gregor), Cosimo Frascella (Lamb), Alessandro Minati (un portiere, un fotografo),
Duilio Paciello (Evans), Gabriele Zecchiaroli (Forster)
scene Marco Rossi – costumi Gianluca Sbicca – luci Luigi Biondi
suono Maurizio Capitini – video Lorenzo Bruno e Igor Renzetti – assistente alla regia Giacomo Bisordi
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
PRIMA NAZIONALE