“La ricreazione a distanza. Una manica di studenti alle prese con quei pezzi di insegnanti” è un libro di Michele Canalini edito Kimerik Edizioni. Il testo è un’analisi dell’evoluzione scolastica dal 1859 a oggi ma, non solo; si narra anche la storia di un docente che deve affrontare tutte le problematiche che affliggono l’universo scolastico.
La ricreazione a distanza, Michele Canalini in un’opera fra narrativa e saggistica
“La ricreazione a distanza. Una manica di studenti alle prese con quei pezzi di insegnanti” di Michele Canalini è un’opera ibrida perché è caratterizzata da una sezione romanzata e da una dedicata alla saggistica; se da una parte quindi si narra la storia di un docente che deve fare i conti con i problemi che affliggono la scuola odierna, dall’altra si offre la cronistoria dell’evoluzione scolastica, dal 1859 ad oggi.
Nel testo non si può poi non parlare del coronavirus e degli ulteriori disagi che ha portato in ambito scolastico, con le difficoltà della didattica a distanza e l’isolamento dei ragazzi, che invece nella scuola trovano una parentesi di confronto e di condivisione. L’autore, inoltre, introduce degli episodi autobiografici nel corso del racconto, ispirati alle tematiche trattate nella parte narrativa e di saggistica; sono degli inserti interessanti che permettono al lettore di conoscere il punto di vista di Michele Canalini. Canalini, infatti, oltre a essere uno scrittore è anche un insegnante.
Docenti e responsabilità educative
Si comprende quindi il perché, in La ricreazione a distanza, Canalini abbia presentato una storia in cui si evidenziano le fragilità di un docente che si sente schiacciato dal peso delle responsabilità educative, come era già accaduto nel suo precedente lavoro del 2018 “L’insegnante di terracotta. La Buona Scuola… e poi?”, edito da Mimesis Edizioni. Il protagonista della vicenda raccontata in questa sua nuova opera è un insegnante frustrato e un po’ cinico, che mal tollera le alzate di testa dei suoi studenti:
«Alla provocazione degli alunni irriverenti bisogna rispondere subito con la reazione. Ferma, immediata. Una sorta di napalm didattico. Senza pietà né alcuna forma di stolido scrupolo. Provocazione? Zac, reazione! Presa in giro? Zacchete, bastone didattico a menare subito, colpire e randellare! Allusione? Zac, intervento immediato, mirato o collettivo, non importa. Quello che conta è l’estirpazione immediata del seme nocivo».
I suoi soliloqui sono esilaranti e surreali, ma si avverte anche il suo disincanto per una professione che non gli provoca più gioia, perché viene esercitata tra mille ostacoli; il ruolo dell’insegnante viene quindi osservato sotto una lente di ingrandimento per riflettere su cosa andrebbe cambiato e su ciò che invece andrebbe salvato ad ogni costo. La parte di saggistica diviene quindi ancora più pertinente perché mostra l’evoluzione della scuola italiana negli ultimi centosessant’anni e fa comprendere i passi compiuti, i vuoti ancora da riempire e la progressiva trasformazione del ruolo degli insegnanti, sempre più in prima linea come educatori, e spesso senza armi a loro disposizione.
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