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Home Cinema

“La rivolta delle ex”, morale dubbia e stereotipi

by Redazione Metropolitan
12 Novembre 2020
in Cinema
Reading Time: 5 mins read
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La rivolta delle ex, diretto da Mark Waters ed interpretato da Matthew McConaughey e Jennifer Garner, è un film del 2009 che si presenta come libera interpretazione contemporanea in chiave sentimentale del Canto di Natale di Charles Dickens. Il titolo originale, Ghosts of Girlfriends Past, letteralmente I fantasmi delle fidanzate passate, ne fa intuire meglio la trama e l’ispirazione dickensiana.

Ambientato alla vigilia di un matrimonio invece che del giorno di Natale, La rivolta delle ex riprende la struttura della famosa opera dello scrittore inglese. Il protagonista ripercorre i momenti salienti della propria vita attraverso le donne di cui è stata costellata fino ad avere una visione del proprio freddo futuro. Premesse divertenti e potenzialmente dal giusto messaggio che presto si sviluppano in una trama scontata e in una morale volutamente esplicita ma terribilmente scorretta sia nella modalità di messa in scena che nel messaggio che tenta di condividere.

Di cosa parla “La rivolta delle ex”

Connor (Matthew McConaughey) è un cinico dongiovanni fotografo di moda cresciuto dal defunto zio Wayne (Michael Douglas) che lo ha influenzato fin da adolescente a diventare come lui e non legarsi mai ad una donna. Il giorno della vigilia del matrimonio del fratello incontra la sua amica d’infanzia Jenny (Jennifer Garner), di cui è segretamente innamorato da sempre, incapace però di accettare quel sentimento e condividerlo. Durante la notte riceverà la visita di tre fantasmi che lo introdurranno al vero senso dell’amore.

Un protagonista scapolo incallito e fortemente contro la monogamia ed il matrimonio è un ottimo punto di partenza per una commedia che vuole esplicitamente mostrare un cambiamento di rotta etica. Dall’usare le donne per puro piacere personale, Connor riuscirà ad accettare la natura dei suoi sentimenti per Jenny, scoprendo il vero senso dell’amore e finendo con il proteggere e accettare il matrimonio.

Matthew McConaughey e Jennifer Garner in una scena del film - Photo Credits: Cinematographe
Matthew McConaughey e Jennifer Garner in una scena del film – Photo Credits: Cinematographe

Siamo sicuri che questa sia la morale giusta?

Per un film che nasce per essere moralista, il messaggio che finisce col trasmettere è terribilmente errato. Non c’è veramente spazio per l’evoluzione del personaggio, che si rende conto dell’importanza dell’amore unicamente scosso dalla paura di ritrovarsi da solo in futuro. Si elogia il matrimonio donandogli il potere di riuscire a far diventare una brava persona persino Connor. Ma il vero problema del protagonista non è che non crede nel matrimonio o che gli piace fare del sesso occasionale, bensì che oggettifica le donne.

“Io amo le donne”, dice, ma non le ama in quanto individui bensì in quanto corpi. Per quanto riguarda questo aspetto la sua morale non accenna a cambiare, quando invece è proprio su questo che si sarebbe dovuto basare l’arco di evoluzione del personaggio. Credere nel matrimonio non ti rende di conseguenza una brava persona, e il non desiderare una relazione stabile non ti rende un mostro. Ciò che rende Connor un mostro è che guarda le donne pensando che non abbiano bisogno di essere più che un aspetto. “Tesoro vai già bene per come sei, che bisogno hai di essere brava in qualcosa?”

Il vero target delle commedie sentimentali sono le donne

Ciò che più fa rabbrividire di questo film, oltre all’errato sviluppo di Connor, è che il vero target non sono gli uomini, ai quali in teoria Connor dovrebbe parlare, bensì le donne. Vengono mostrate modelle provocanti ed ammiccanti che inevitabilmente catturano l’attenzione del protagonista. Damigelle superficiali che hanno come unico obbiettivo trovare un compagno per la vita o per la notte. Una sposa nevrotica che fa succube di merletti e candele alla lavanda lo sposo. L’unica femmina che Connor considera quasi sua pari è la sua assistente, che si presenta bruttina, con un maglione accollato e coi capelli legati. E poi c’è Jenny, il suo unico vero amore. La classica ragazza stereotipata con la sindrome da crocerossina che è combattuta tra l’aspettare e cambiare il bello e dannato o finalmente sistemarsi con un buon partito lasciando perdere il suo sogno d’amore.

La rivolta delle ex - Photo Credits: Just Watch
La rivolta delle ex – Photo Credits: Just Watch
Un film moralista dalla morale sbagliata

Quali sono i veri messaggi che questo film fa passare? Connor non è così per colpa sua ma a causa dell’influenza dello zio Wayne. Uno scarico di responsabilità pericoloso in quanto un adulto dovrebbe essere in grado di capire che la colpa delle azioni ricade sulla persona che le compie e non sull’influenza avuta. Solo le donne serie e dal viso pulito riescono a coronare il loro obbiettivo di vita sentimentale. L’amore è in grado di cambiare un uomo, e non c’è amore senza matrimonio.

L’unica possibile morale giusta che questo film avrebbe potuto insegnare viene grossolanamente mancata. Un uomo come Connor, a cui “si è spostato il cervello all’altezza del sedere”, non vale il tuo amore e il tuo tempo se non crede che una donna più che amata o sposata debba essere rispettata in quanto individuo. Peccato che nel film di rispetto non si accenni minimamente, cosa che invece è di gran lunga più importante dell’amore e del matrimonio.

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Articolo a cura di Eleonora Chionni

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