L’immagine sta rimbalzando da un social all’altro, dai gruppi ai giornali. Una terra arida, desertica, che sembra spiaggia ai nostri occhi. Una spiaggia che pullula di futuro: migliaia di donne afghane sono sedute, concentrate per sostenere l’esame di ammissione all’università. Ma qual è il contesto?
Cos’è il Kankor, la “spiaggia” degli esami
Più di 210.000 studenti studenti afghani si sono presentati negli scorsi giorni per sostenere l’esame di ammissione all’ateneo locale. Le autorità hanno organizzato la prova separando uomini e donne, e non potendo avere spazi chiusi abbastanza ampi per il distanziamento sociale imposto dal Covid-19, hanno spostato tutti all’aperto.
Il Kankor è l’esame di ammissione al terzo ciclo di studi nazionali in Afghanistan. Corrisponde quindi alla nostra università, ed il punteggio determina la scelta e la sequenza dei corsi che lo studente potrà affrontare. Qui siamo a Daikondi, una provincia dell’Afghanistan, celebre perché nel 2009 è stata eletta sindaca di Nili, il capoluogo, Azra Jafari, diventando la prima donna a guidare una città afghana.
Afghanistan oggi
E’ tempo di speranza in Afghanistan.
La guerra americana iniziata nell’ottobre del 2001 ha avuto finalmente il suo trattato di pace il 29 febbraio 2020 a Doha, nel Qatar. Il primo tassello di un percorso di pace in un paese che solo nel 2019 ha visto più di 10.000 vittime tra morti e feriti.
Ma sarà un percorso lungo, ed il primo incontro previsto non si è tenuto a causa del Coronavirus.
E come la storia della Nazione, anche quella dei diritti delle donne afghane è travagliata. Nel 1919, ben prima dell’Italia, hanno conquistato il diritto al voto. Nel 1964 hanno avuto accesso al lavoro e all’educazione pubblica.
Ma con la proclamazione nel 1992 della Repubblica islamica dell’Afghanistan e l’ascesa dei talebani nel governo centrale e del fronte dei mujaeddin hanno subito molteplici violazioni dei più basilari diritti umani, e sono diventate oggetto di proprietà della famiglia.
Nel 2001 sembra esserci una svolta: le Nazioni Unite sostengono il governo di Hamid Karzai e le porte di scuole e atene9i si riaprono alle studentesse. La nuova costituzione, 3 anni dopo, sancisce la loro uguaglianza.
Tutto molto bello, se non fosse che l’Afghanistan, secondo una ricerca riportata dalla BBC, è il paese al mondo dove è più pericoloso essere donne. Violenze. Stupri. Matrimoni forzati. Burqa.
Una speranza
L’Afghanistan, come ci ha raccontato Shamsia Hassani, è una terra dura per le donne. Essere ammesse all’università per loro significa poter uscire di casa, incontrare altre donne non strettamente del nucleo familiare, confrontarsi, mettersi alla prova, approfondire le proprie passioni, sperare in un’indipendenza economica. Essere considerate persone.
Per questo siamo felici quando vediamo immagini come queste. O quando leggiamo delle Afghan Dreamers, sei studentesse che hanno costruito un prototipo di ventilatore polmonare per donarlo all’ospedale locale. Hanno messo in pratica quanto imparato nella classe di robotica del loro liceo ad Herat, spendendo 600 dollari invece dei 50.000 necessari all’acquisto, grazie all’utilizzo di parti di automobili.
Le ragazze lo hanno costruito infatti utilizzando un motore di una Corolla Toyota usata e una trasmissione a catena di una moto Honda. Verrà testato nelle prossime settimane e, se funzionante, replicato in tutto il Paese, che attualmente ha solo 400 ventilatori a fronte di una popolazione di 38,9 milioni.
L’Afghanistan si trova in un momento storico estremamente delicato. Si sta aprendo alla pace, ma gruppi antagonisti stanno cercando di far crollare il governo. E un tasso di alfabetizzazione femminile inferiore al 30% nel paese non aiuta. Speriamo che queste ragazze siano ispirazione per le loro connazionali, preparando il sentiero ad un mondo di diritti comuni.