Cinema

“La stangata”: “Per seguire il cuore, uno deve fare la cosa sbagliata”

Gioca al tavolo senza cravatta. Alla sua sinistra whisky e ghiaccio. È un truffatore di strada con il volto di Robert Redford. In nome della vendetta organizza il colpo del secolo, la truffa colossale per ripagare la morte del fedele compare. E trova lui, che il ghiaccio lo ha negli occhi, Paul Newman. Basta una toccata al naso per truccare il poker ne “La stangata“: stasera in tv il film sette premi Oscar, nella favolosa Chicago anni ’30. Scritto da uno studente di cinema, David Ward, che raccontò la trama tenendo segreto il finale, come una sorpresa: era quanto di meglio si potesse desiderare.

L’astuzia è l’asso nella manica

“La stangata”, foto da L’Arena

A quattro anni di distanza dal famoso western “Butch Cassidy”, il regista George Roy Hill nel 1973 torna a dirigere la storica coppia Paul Newman e Robert Redford. Risuonano le note del ragtime, un genere di origine afroamericana di inizio 900, diffuso nei quartieri a luci rosse statunitensi che si considera antenato del jazz. Qui troviamo una selezione di pezzi dell’autore di colore Scott Joplin, riarrangiati dal direttore d’orchestra (premio Oscar per le musiche di “Come eravamo“) Marvin Hamlish. Viene composta la colonna sonora più popolare di tutti i tempi. La conoscono tutti. Perché ripresa dalle suonerie ai cori da stadio. Una melodia sincopata sovrapposta a un accompagnamento regolare. Anche se a quell’epoca, il ragtime era tramontato ormai da una ventina di anni.

Johnny Hooker (Robert Redford) e il suo fedelissimo Luther Coleman (Robert Earl Jones) giocano e imbrogliano. Una sera del 1936 a Chicago, Coleman viene ucciso per ritorsione dagli uomini di un potente boss della malavita. E Johnny chiede aiuto all’imbattibile nell’arte del raggiro Henry Gondorff (Paul Newman). Creano insieme una finta agenzia di scommesse di corse ippiche diretta da Gondorff (sotto lo pseudonimo di mr. Shaw), in cui viene fatto credere al boss, re della malavita Doyle Lonnegan, di poter vincere facilmente delle ingenti somme di denaro. Tramite informazioni riservate fornitegli da Hooker in incognito. Per poi fargli perdere astutamente, l’ultima decisiva e alta scommessa.

La dura legge della stangata

Da quando in qua vai in chiesa la sera?. “Da quando organizzano la tombola. Se vinco bene, se no soffio i soldi a quelli che vincono e poi mi confesso”. Quando Paul Newman mischia le carte, lo fa con destrezza eccezionale, per dimostrare a Robert Redford le sue abilità. Ma le mani inquadrate, impegnate nel gioco di prestigio, sono del mago John Scarne. Robert Shaw, l’attore famoso per “Lo squalo“, qui interpreta il gangster Doyle Lonnegan, e doveva simulare un’andatura storpia. Ma pochi mesi prima dell’inizio delle riprese, si infortunò i legamenti del ginocchio, con tanto di tutore da indossare sotto gli abiti. Lo stesso Robert Redford non aveva mai rivisto il film subito dopo averlo girato. Soltanto molti anni dopo, guardò la sua interpretazione.

Lo devo mettere in ginocchio”. “Perchè?”. “Perchè non sarei mai in grado di ucciderlo. Ne “La stangata” (“The sting“), l’astuzia batte la violenza; il duello si fa con il raggiro, non con le armi. Nella scena in cui Harold Gould (Twist) contratta con il ‘mediatore immobiliare’, mentre si allestisce la messinscena della sala scommesse: “Per il lavoro i soldi li vuoi tutti e subito o un po’ alla volta?”. 
“Chi è il pollo da spennare?”. “Doyle Lonnegan!”. “Tutti e subito!”
. E il mediatore, che fa la sua apparizione per un’unica volta, è doppiato da Ferruccio Amendola. Come diceva Federico Fellini in merito al suo “Il bidone“, “la truffa è il reato più stimolante dal punto di vista cinematografico“. Così lo spettatore de “La stangata” avrà la sensazione di sedere al tavolo da gioco, di prevedere ogni mossa, di tenere sotto controllo la situazione. Ma il finale, non sarà scontato. Manca solo un Oscar, dopo le sette statuette allineate, a questo ‘gangster movie‘ riferimento per tutti gli altri a venire: miglior raggiro.

Federica De Candia Seguici su Google News

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