La storia della famiglia Florio: l’impero commerciale della Sicilia della Belle Époque ottocentesca

Foto dell'autore

Di Maria Giulia Varrica

Fu nel 1799, a seguito del disastroso terremoto che nel 1783 colpì Reggio Calabria e Messina, che i Florio decisero di trasferirsi nella ricca Palermo dell’800, fulcro di attività commerciali internazionali, partendo da Bagnara Calabra, cittadina che si affaccia sullo Stretto. Paolo Florio partì alla volta della Sicilia insieme alla sua famiglia, il fratello Ignazio, il figlio Vincenzo e la moglie Giuseppina, nella speranza di potergli garantire un futuro migliore. É dunque qui che ha inizio la storia dei leoni di Sicilia, una delle dinastie commerciali e imprenditoriali della storia dell’isola.

L’arrivo dei Florio in Sicilia e l’ascesa di una dinastia

Tonnara Florio in Sicilia (Favignana) – Photo Credits Via dei Gourmet

Giunti a Palermo, Paolo e Ignazio Florio, decisero di avviare nel capoluogo siciliano l’attività di cui si occupavano anche in Calabria, aprirono così la loro bottega per la vendita di spezie, aromi e prodotti coloniali. Furono tante le difficoltà da fronteggiare inizialmente, si scontrarono con le dicerie che giravano sul loro conto e con chi si opponeva al loro commercio e li escludeva per il fatto di non essere originari del luogo. La loro ascesa fu lenta, faticosa e graduale. Quando finalmente riuscirono a conquistare il rispetto e la riconoscenza dei loro, ormai, compaesani, ottennero una conquista dopo l’altra. Nel 1807 Paolo morì e il figlio Vincenzo era ancora troppo piccolo per occuparsi degli affari di famiglia, per questo la gestione passò a Ignazio. Quando morì anche lo zio Ignazio, Vincenzo prese in mano il patrimonio familiare e iniziò a plasmare le sorti della casata Florio.

É a Vincenzo Florio che si deve il debutto nel mercato del tanto amato tonno sott’olio, infatti, insieme ad altri soci, fu lui ad avviarne la produzione nella sua Tonnara. Inaugurò le Cantine Florio a Marsala, spodestando gli inglese che fino ad allora detenevano il primato nella realizzazione del vino liquoroso. Fondò, insieme al suo amico e socio Benjamin Ingham, l’Anglo-Sicilian Sulphur Company. Costituì anche una flotta che per un periodo, in piena rivoluzione, venne annessa alla flotta di stato. L’unica cosa che non riuscì a raggiungere fu l’apprezzamento dei nobili che continuavano a vederlo ancora soltanto come un “bottegaio”, nonostante la sua ricchezza superasse, a volte, anche quella della nobiltà. In soccorso del padre arrivò però il figlio, Ignazio Senior, che sposò la baronessa Giovanna d’Ondes Trigona, facendo finalmente acquisire il titolo nobiliare alla famiglia Florio.

L’apogeo della famiglia Florio e la Belle Époque siciliana

Fu Ignazio che, dopo la morte del padre Vincenzo, condusse il destino dei Florio. Vi fu l’ottenimento della Tonnara di Favignana e Formica che incrementarono la produzione di tonno in scatola, il che gli permise di acquistare tutto l’arcipelago delle Egadi. Grazie a lui vi fu anche un’impennata della produzione di zolfo e l’istituzione di Navigazione Generale Italiana, ossia la fusione tra la compagnia di navigazione e la società di Rubattino. Nel 1891 anch’egli morì e a succedergli fu il suo secondogenito (il primo è morto molto piccolo) Ignazio Junior, furono tante anche le sue opere. Partecipò alla costruzione del Teatro Massimo di Palermo (attualmente il più grande teatro d’Italia e terzo d’Europa); costruì Villa Igiea come ospedale per i malati di Tubercolosi, oggi il più rinomato hotel del capoluogo; fondò il giornale l’Ora; edificò i cantieri navali; fu lui a importare lo stile Liberty nell’isola.

Sposò Francesca Jacona di San Giuliano, detta Donna Franca, e insieme furono i protagonisti della Belle Époque siciliana. Palermo, a quel tempo, era la capitale della moda, del lusso e fulcro del Liberty tra le metropoli europee. La città divenne meta ideale per le vacanze di alta borghesia e nobiltà. Tutto ciò fu possibile grazie all’influenza delle note, ricche famiglie del panorama palermitano. Tra queste, ovviamente, spiccarono i Florio. Donna Franca fu la donna più amata, invidiata, desiderata e in voga di quegli anni, D’Annunzio l’appellò “l’Unica”. Anche Vincenzo, fratello minore di Ignazio Jr., ebbe la sua rilevanza in quel periodo. Era riconosciuto come un uomo sportivo e il ricordo maggiore legato alla sua immagine è sicuramente quello della nascita della Targa Florio, manifestazione che si celebra ancora oggi.

Maria Giulia Varrica

Seguici su Google news