La storia di Vladimir Luxuria: “Ho tentato il suicidio in passato”

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Di Redazione Metropolitan

Non è stato un percorso semplice quello che l’ha portata ad essere che la donna è oggi. Vuole raccontare la sua storia anche per essere d’esempio a chi ha un percorso simile al suo. Vladimir Luxuria sceglie di parlare dei problemi avuti in passato. E’ arrivata davvero sull’orlo del precipizio con un tentativo di suicidio di cui parla con Silvia Toffanin. 

Ai microfoni di Verissimo racconta: “Grazie alla sofferenza che ho provato, oggi posso capire meglio quella degli altri e posso dire ‘Anch’io vado bene in questo mondo’. Io – prosegue – sono riuscita a superare questo periodo buio grazie all’aiuto delle mie sorelle e grazie alla pratica del buddismo”.  Vladimir Luxuria parla anche del suo rapporto con la chiesa e confessa: “Fin dall’infanzia ho sempre avuto una grande spiritualità, frequentavo la parrocchia. Mio malgrado, a un certo punto ho dovuto scegliere tra la Chiesa e me e ho scelto me stessa e il buddismo mi ha aiutata. Poi, – conclude – ho avuto la fortuna di conoscere Don Gallo che mi ha insegnato che Gesù non discrimina le persone, che c’è posto anche per me e che anch’io ho diritto alla mia fede”.

Vladimir è stata la prima persona transgender a essere eletta al parlamento di uno Stato europeo.
Alla fine degli anni ottanta inizia il suo impegno nel movimento per i diritti della comunità LGBT (lesbica, gay, bisessuale e transgender). Insieme a Imma Battaglia e Vanni Piccolo fu organizzatrice del primo Gay Pride d’Italia, che si tenne a Roma il 2 luglio 1994 e al quale parteciparono circa diecimila persone.

Vladimir racconta la sua storia al settimanale Grazie:  “Io ho sempre vissuto in equilibrio. Poi, nel 2009, c’è stato un periodo in cui ho avvertito un malessere, e l’ho attribuito al fatto che, nonostante avessi già fatto qualche intervento chirurgico per il cambiamento di sesso, non avessi avuto il coraggio di arrivare fino in fondo. Allora ho deciso di cambiare anche i genitali, seguendo la lunghissima procedura prevista dalla legge italiana. Nel 2011 avevo trovato la struttura per operarmi, l’ospedale Federico II di Napoli”.

Ma poi, nel momento fatidico, è arrivata le decisione inaspettata: “A pochi giorni dall’intervento ci ho ripensato. Ho avuto paura, visto che è un’operazione molto dolorosa. Ma la verità è che non ero convinta. Lo avrei fatto per piacere più agli altri che a me. Oggi sono contenta della mia doppia identità.”