La giornata del 26 aprile nel Kazakistan occidentale, più precisamente nella regione di Mangistau, si apre con la conferma del ritrovamento di 22 foche morte le cui carcasse costeggiavano in prossimità della diga d’acqua del campo petrolifero Karazhanbas. Il Comitato per la pesca del Ministero dell’Ecologia, della Geologia e delle Risorse Naturali, dopo aver confermato l’avvenimento della strage di foche, ha annunciato l’inizio di un’indagine da parte delle agenzie ambientali locali.
A seguito di alcune pubblicazioni sui social media riguardo la presenza nei pressi della diga d’acqua di 50 carcasse di foche morte, gli ispettori ittici statali si sono recati sul posto al fine di verificare la situazione. Il ritrovamento delle 22 carcasse ha dato il via ad una setacciatura, da parte del Dipartimento del pesce in collaborazione con i ranger, della zona costiera alla ricerca di altri animali morti. I campioni di acqua e di terra saranno consegnati insieme alle carcasse all’Ecologia e al Servizio Veterinario per le analisi di laboratorio necessarie.
Il virus cimurro canino come causa della morte delle foche del Mar Caspio
Una massiccia moria di foche fu precedentemente registrata nel 2000 con la morte in massa di 12.000 foche del Caspio a causa del virus del cimurro canino. Questo stesso virus uccise ancora nel 2007, colpendo però, in modo ridotto rispetto alla precedente, quasi 1.000.
Nonostante nell’ottobre 2008 la foca del Caspio passa dall’essere classificata come “Vulnerabile” a “In pericolo” sulla Lista Rossa delle Specie Minacciate dell’IUCN, ancora nel 2009 e poi di nuovo nel 2012 vengono ritrovate carcasse di foche insieme ad altre centinaia di mammiferi marini. Si arriva così all’inserimento nel 2020 della foca del Caspio nel Libro Rosso del paese, una lista delle specie minacciate che aveva visto negli ultimi 100 anni la sua popolazione diminuita da 1 milione a 100.000 capi.
Ginevra Mattei
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