C’era una volta il mondo della moda, quello inaccessibile degli anni Novanta, a cui tutti e tutte guardavamo con occhi sognanti ma consapevoli di guardare l’Olimpo. Consapevoli che nessuno di noi avrebbe potuto affrontare quella scalata. C’erano gli eccessi degli stilisti e le super modelle che sembravano inserite in un mondo parallelo che non apparteneva a quello dei comuni mortali. E noi, a cui era dato solo sfogliare le riviste patinate di Vogue, e lasciare che la nostra immaginazione volasse in un mondo lontano lontano.
Poi qualcosa accade: accadde che arrivò il 2009, e avviene il cosiddetto processo di democratizzazione della moda. E quel mondo pian piano si apre, rivelandone virtù e vizi. E il popolo ha pensato quasi di poterci accedere. Siamo nel 2023 e la generazione Z ha quello slancio vitale che sa di avere il futuro (per quanto precario) tra le mani e se desidera un mondo, desidera anche di ottenere le chiavi. E per quanto il mondo del fashion sia uno dei mondi più elitari che conosciamo, come riporta l’Osservatorio sulle prospettive e aspettative at work di PwC , la moda è il lavoro dei sogni per sei giovani su dieci.
Il mondo dell’alta moda e i giovani raccontato da un insider: Gabriele melodia e il sogno in Gattinoni
Dato che sono un’inguaribile sostenitrice della realizzazione dei sogni, ho deciso che avrei dovuto trovare quelle prove schiaccianti che rivelavano che anche ai giovani è dato entrare nel mondo della moda. Ed è solo da un membro della nostra generazione, che avrei potuto avere risposte su quel mondo che (quasi) tutti hanno solo ammirato tra una puntata di Gossip Girl, una di Sex and the City e le maratone di Project Runaway.
E a darcele è Gabriele Melodia, classe 1995, assistente direttore creativo presso la Maison di Alta Moda Gattinoni, una delle realtà italiane di alta moda più sofisticate e anche tra le più longeve. Chiediamo a Gabriele la domanda che ci preme di più: il mondo della moda è così proibito come crediamo? Quanto è difficile?: “Vorrei dirti che sia facile e che sia un mondo che apre le porte a tutti ma no. Purtroppo non posso farlo. Certo, non bisogna più pensare al mondo della moda come negli anni 2000, esclusivo fino all’inverosimile e cattivo “perché fa cool”.
Quel mondo lì è totalmente dépassé e dei passi avanti sono stati fatti; è un’industria molto più inclusiva che si sta, fortunatamente aggiungerei, allontanando dai canoni e stereotipi di bellezza del passato. Tuttavia continua a rimanere molto difficile trovare un proprio posticino al suo interno, anche per la grandissima domanda, fattore che crea un alto livello di competizione tra gli aspiranti. Bisogna armarsi di tanta pazienza, ambizione e duro lavoro. In fin dei conti dico sempre che si, qualcosa può essere difficile da ottenere ma nulla è impossibile”.
Nulla è impossibile è sicuramente una di quelle frasi che mi risuona nella mente, per questo chiediamo a Gabriele di darci qualche consiglio su questo mondo. Come possiamo entrarci, allora, se nulla è impossibile?: “Questa è una domanda alla quale rispondo con difficoltà poiché anche io, in fin dei conti, sono ancora un ragazzo che sta muovendo i suoi passi all’interno di questo mondo. Tuttavia, ignorando questa premessa, come prima cosa chiederei ai ragazzi e alle ragazze se siano convinti al 100% di intraprendere questo percorso, poiché sarà pieno di sfide e non sempre tutti gli sforzi fatti verranno ripagati o premiati. Questo non per essere negativo o pessimista, ma amo sempre affrontare le cose tramite il sentiero del realismo. Non mi piacciono le illusioni o le prese in giro. Se la risposta è affermativa, allora consiglierei di essere curiosi, studiare tantissimo, ingozzarsi di spirito di sacrificio e, soprattutto, di divertirsi, perché alla fine questa è la parte più bella di questo lavoro; fare bellezza divertendosi. Creare, vivere di creatività e fare di essa il proprio lavoro è la cosa che a fine giornata ti da tanta soddisfazione.”
Quanto è emozionante lavorare in una maison d’alta moda da uno a dieci?
Così decido di fare una di quelle domande a bruciapelo per farci rivelare qualche dettaglio in più sull’haute couture: lavorare nel mondo dell’alta moda quanto è emozionante da uno a dieci?: “Cento. Quando cominci a lavorare nell’alta moda ti rendi conto quanto sia un mondo totalmente diverso e con regole proprie da quello del prêt à porter. Sia a livello di tempistiche e, ovviamente, di manifattura e lavorazioni. La possibilità di lavorare con tessuti pregiatissimi e di toccare con mano materiali preziosi ti da una consapevolezza totalmente diversa dell’abito e dell’approccio verso di esso. Non parliamo più di vestiti ma di mondi a sè su misura, personalizzati, unici.”
Come si realizza un capo d’alta moda?
Ho gli occhi sognanti ormai, quindi procedo a chiedere effettivamente quanto tempo richiede la realizzazione di un capo di alta moda, che forse un giorno (o in una favola) indosseremo: “Un capo di alta moda può aver bisogno anche di tre mesi di tempo (e qualche volta di più, dipende dall’abito in questione) per ultimare la sua realizzazione. A volte, invece, qualche capo più semplice può essere completato anche in un mese.”
“Tutto parte dal bozzetto iniziale e una volta che quest’ultimo viene visionato ed approvato dalla cliente, si comincia la sua realizzazione. Prima di realizzare il capo finale però, si prepara prima sempre una tela, la quale serve alla sartoria e alla première d’atelier per studiare i volumi, fare prove su manichino e aggiustamenti, così da non sprecare il tessuto definitivo, evitando eventuali errori o disattenzioni. Se l’abito è stato progettato con un ricamo, si comincia la ricerca dei materiali e si prepara il disegno del ricamo che verrà poi utilizzato dalle ricamatrici per applicarlo sull’abito.”
Gabriele ci rivela anche un piccolo dettaglio sulla Maison Gattinoni, che porta con se la tradizione dello stile italiano: “Ho la fortuna di lavorare in un atelier dove le tecniche del’Haute Couture sono rimaste intatte sin dagli anni 50, cosa che mi ha permesso di apprendere il mestiere “come quello di una volta”.. E’ come un orologio svizzero; tutti si occupano di diversi aspetti che poi, messi insieme, fanno l’abito. Come dicevo prima è un mondo a parte, unico e che va preservato ma soprattutto tramandato, così che anche i giovani possano viverne la bellezza e impararne i segreti. E io, ovviamente sto e continuo ad imparare giorno dopo giorno. Piccolo spoilerino, di imparare non si smette mai, ma proprio mai.”
Prima di salutarci, chiedo a Gabriele quali sono le tre parole che rappresentano questo mondo: “Bellezza, Zeitgeist, cura”, dice lui. Io non avrei saputo trovare parole migliori.
Arianna Lomuscio
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