L’amica geniale è una quadrilogia tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Ambientata nella periferia di una Napoli anni ’50 dove il dopoguerra ha recato con sé tutte le conseguenze del caso: miseria, ignoranza, povertà. Le protagoniste sono Elena Greco, detta Lenù, e Raffaella Cerullo, detta Lila. Di seguito, un focus sulle protagoniste, la loro psicologia, il simbolismo, ed i temi trattati.
L’amica geniale, le protagoniste: Lila e Lenù
Lila è ribelle non ha paura di affrontare il maschilismo e il patriarcato del tempo; costretta a sottostare alle idee retrograde del padre che le impedisce di proseguire gli studi. Riesce, tuttavia, a portare avanti le sue idee con temerarietà. Lenù, insicura, meno intraprendente, dedita allo studio, taciturna ma perseverante verso i suoi obiettivi. Lenù proseguirà gli studi nonostante lo scetticismo della madre: claudicante, per alcuni versi anaffettiva verso la figlia, situazione che Elena soffrirà per tutta la vita, aggrappandosi alla durezza del carattere folgorante di Lila.
In tutta la quadrilogia della Ferrante troveremo una Lenù sempre in disparte nel sentirsi l’eterna seconda, sempre all’ombra dell’amica e del suo carisma. Elena studia, va al liceo classico, diventa poi scrittrice. Lila studia per conto suo, divora libri, ed è sempre comunque un passo avanti ad Elena. https://metropolitanmagazine.it/l-amica-geniale-2/ Leggendo i romanzi, il lettore noterà come le pagine siano intrise di tematiche sociali che danno corpo alla stesura della storia: la camorra, la povertà, la miseria, la lotta sociale. Questi temi faranno comunque da sfondo all’ elemento principale del romanzo: l’amicizia fra le due bambine, molto diverse fra loro sia caratterialmente che fisicamente.
Il concetto di Smarginatura
Elena Ferrante introduce il concetto di ”smarginatura”: è un’attribuzione che Lenù, per mano dell’autrice, attribuisce all’amica e che si manifesta come un sentimento di estraneità rispetto ai contesti circostanti. La smarginatura non è altro che la perdita di sé e della percezione del mondo. Le persone che prima apparivano familiari adesso fuoriescono da quei margini che le hanno sempre contenute. Tramite questa teoria è come se Lila avesse una rivelazione sull’essenza realistica del mondo circostante.
La Smarginatura come il Velo di Maya di Schopenhauer
Una concezione, quella della Ferrante, che può far pensare ad un’analogia con la dottrina filosofica del ”Velo di Maya” di Schopenhauer: il velo di Maya copre la realtà delle cose. Ma, all’improvviso, il velo si squarcia, giungendo a vedere il mondo per quello che è, non per la sua parvenza. Ne L’Amica geniale il primo episodio di smarginatura che investe Lila lo si trova nel primo libro: durante una gara di fuochi di artificio, la ragazza ha questa sensazione improvvisa. Fra i ragazzi del rione che si adoperano in modo compulsivo a far esplodere i giochi pirotecnici, c’è anche l’adorato fratello di Lila, Rino Cerullo.
Lila va oltre la superficie delle cose, raggiungendo una consapevolezza che prima non aveva. Si rende conto che il fratello è ora travolto dalla brama del successo economico che gli ha fatto perdere di vista gli antichi valori. Questa sensazione la spaventa e la repelle. Ciò si ripresenterà in Lila per tutti i quattro romanzi, aiutandola a capire quel mondo in cui si ritrova non per sua volontà, ma per scelte imposte da altri personaggi.
L’ Amica geniale: simbolismo
Anche attraverso questo concetto introdotto dalla Ferrante, il lettore può captare l’intelligenza intuitiva e sfolgorante di Lila. Lila è evanescente, instabile all’interno di qualsiasi contorno; è la fattucchiera, la creatrice di scarpe, colei che piega gli uomini sì con la sua intelligenza, ma anche con il suo carisma e la sua bellezza. La sua figura è dissolvente: ciò si evince specialmente nell’episodio in cui Lenù, ormai laureata e prossima all’insegnamento, va a trovarla nella fabbrica dove lavora.
Le consegna La fata blu, il libro scritto dalla piccola Cerullo da bambina. Lenù userà spesso le intuizioni geniali di Lila nella sua carriera scolastica e universitaria. Sarà grazie al testo infantile di Lila che scriverà il libro che la renderà una scrittrice di successo. Lei stessa, dirà:
”Mi ero sommata a lei, e mi sentivo mutilata appena mi sottraevo. Non un’idea, senza Lila”.
Lila brucia il piccolo libro da lei scritto in tenera età. La fata blu è il simbolo dell’intelligenza di Lila, che è ormai rassegnata alla vita che le è stata imposta.
L’ Amica geniale: significato simbolico dei libri menzionati nell’opera
Ne L’Amica geniale, la scrittrice usa il libro come mezzo di riscatto. La conoscenza come unica forma di salvezza per sfuggire alla miseria acquitrinosa del rione. Tutti i libri menzionati all’interno dell’opera hanno funzione simbolica: il primo libro menzionato dalla Ferrante è Piccole donne. https://metropolitanmagazine.it/piccole-donne-cultura/ Le bambine lo comprano con i soldi ricevuti da Don Achille, camorrista del rione. Piccole donne, è infatti simbolo di riscatto femminile, di emancipazione e determinazione. Nino legge I fratelli Karamazov di Dostoevskj, riflettendo il suo legame con Sarratore padre, ma, soprattutto, portando in scena il tema del parricidio. Il libro è l’elemento salvifico.
Durante il soggiorno ad Ischia, Lila riprende a leggere dopo anni di inattività: questo spaventa Lenù. E’ grazie ad un saggio sul teatro di Beckett che si intersecano le dinamiche del trio Nino–Lila–Lenù. L’intelligente e intuitiva Cerullo si focalizza su un personaggio preciso: Dan Rooney, un uomo cieco, il quale vorrebbe essere anche muto e sordo per assaporare la vita nella sua essenza più pura. Lila, come il personaggio di Beckett, rifiuta le forme convenzionali della vita: la vita vera è possibile solo attraverso la smarginatura, che eleva l’individuo e gli permette la comprensione pura del mondo.
Il filo invisibile fra lo Zibaldone di Leopardi e l’Amica geniale
La saga de L’Amica geniale è legata da un filo invisibile che la pone parallelamente al concetto di ”giardino della sofferenza” leopardiano. Nello Zibaldone, sostanzialmente, Leopardi asserisce che dietro l’apparente bellezza di un luogo si celi una crudele realtà distruttiva: tutti sono destinati alla sofferenza. Napoli è descritta dalla Ferrante proprio come il giardino di Leopardi. Tutta la bellezza è nascosta da un inganno che ogni essere subisce inevitabilmente. Lila è la prima ad avere questa intuizione. L’autrice fa affermare alla protagonista un concetto che richiama prettamente la poetica leopardiana. Lenù, durante il suo esame di maturità, dirà che la bellezza è un inganno:
”Come il mare in un giorno sereno. O come un tramonto. O come il cielo di notte. È cipria passata sopra l’orrore. Se la si toglie, restiamo soli col nostro spavento”.
La Ginestra, analogia
Come citato, la poetica leopardiana percorre tutta la saga dell’amica geniale. La Ginestra o il Fiore del deserto è una lirica di Leopardi scritta nel 1836. Il fiore cresce in ambienti poco favorevoli: un fiore umile, che però si innalza e inebria l’aria con il suo profumo. L’uomo cerca inutilmente di progredire, credendo che la natura matrigna, gli sia invece favorevole. Il fiore, nonostante la sua sua bellezza, fragilità e resistenza, viene sepolto dalla lava; tuttavia, non se ne rammarica, anzi, accetta stoicamente la sua fine fatale.
Napoli è il deserto: le due protagoniste cercano di sopravvivere talvolta con ostinazione, talvolta con rassegnazione. Lenù, in seguito, capirà che la condizione di Napoli non comprende solo la sua città natale poiché tutto il mondo è un deserto. Lila è invece la ginestra solitaria travolta dalla lava: gli inganni sono grovigli intricati, vicoli ciechi, dai quali non esiste via d’uscita.
L’ amica geniale: temi psicologici
Il legame fortemente simbiotico delle due amiche ha radici che germogliano nel rapporto con le madri. L’amicizia fra le due, infatti, ripara una carenza originaria che proviene dalla genealogia familiare. Un rapporto anaffettivo e deprivato delle madri verso le figlie. Elena dirà:
”Mia madre, aveva pesato su di me facendomi sentire come un verme sotto la pietra, protetta e schiacciata”.
La voce narrante di Lenù parla infatti di quell’impellenza di sostituire al passo strisciante della madre zoppa, quello sicuro e scattante di Lila.
Analisi psicologica di un’amicizia
L’attaccamento che si ha con la madre nei primi anni di vita è fondamentale; la relazione deve donare al bambino calore e sicurezza. Questa relazione primaria determinerà tutte le relazioni future, specialmente, quelle del periodo adolescenziale in cui risulta difficile affermare una propria identità nel mondo. In questo periodo dell’esistenza, si cerca negli altri qualcosa che lenisca il senso di insoddisfazione che il rapporto primordiale con la madre non è riuscito a dare. L’essere apprezzata da Lila induce Lenù ad accettarsi e riconoscersi nella sua identità fragile. In psicologia, quando viene meno l’oggetto – Lila, in questo caso – in cui si investe in maniera pulsionale, si genera quel senso di angoscia difficilmente estirpabile.
Melanie Klein, famosa psicoanalista, analizzò per prima la dicotomia dei concetti di invidia e gratitudine. In questi casi, è difficile la ridefinizione della personalità se non attraverso lo spostamento delle pulsioni su un altro oggetto. Focalizzandosi su di esso in maniera totalizzante, si giunge a spezzare il legame simbiotico con l’altro. Questo obiettivo per Lenù diverrà lo studio. L’unico e solo elemento che le permetterà di distaccarsi totalmente da Lila; la sua sete di conoscenza che per tutto il romanzo non riuscirà mai a colmare, diventa il riscatto: l’oggetto d’amore su cui investire le proprie pulsioni e ripartire garantendosi, attraverso la brama del sapere, la libertà e l’autonomia del pensiero.
Chi è l’amica geniale?
L’invidia e l’ammirazione sono i sentimenti generativi di questa amicizia: emozioni che scaturiscono dal riconoscimento elettivo di Lila verso Lenù, e di Lenù, verso Lila. Barcamenandosi in una reciproca dinamica dell’esclusione, entrambe le protagoniste sono alla ricerca dei propri territori: se inizialmente il riconoscimento elettivo le include in un progetto iniziale, di seguito le esclude di conseguenza; lo spazio dell’una non è accessibile all’altra. Lo studio, che è il destino di Lenù, è sinonimo di rinuncia di bellezza, passione, carisma. E tuttavia la bellezza e la passione, che Lila possiede, impediscono l’accesso alla conoscenza e al sapere.
”Era come se, per una cattiva magia, la gioia e il dolore dell’una, presupponessero il dolore o la gioia dell’altra”.
L’ Amica geniale è quindi Lenù, per Lila, e Lila per Lenù. L’una la compensazione dell’altra.