Ogni storia, anche la più bella, ha il suo finale. A sei anni di distanza dall’inizio della prima stagione, L’Amica geniale volge al termine. La serie televisiva italo-statunitense creata da Saverio Costanzo e tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante è stata, sin dal primo episodio, un successo. Le vicende di Raffaella ed Elena, Lila e Lenù, che s’intrecciano con la storia italiana del secolo scorso, hanno tenuto milioni di fan con il fiato sospeso e commosso i lettori della saga letteraria, che hanno potuto vedere trasposto sul piccolo schermo l’universo descritto dall’autrice senza volto.

Ora, però, siamo giunti al capitolo conclusivo, il quarto. La prima puntata di Storia della bambina perduta andrà in onda lunedì 11 novembre su Rai 1, dopo due anni d’assenza. Ritroveremo le due protagoniste e il microcosmo umano che le circonda, ma avranno delle nuove sembianze. Ci salutano, infatti, Margherita Mazzucco e Gaia Girace, e raccolgono il testimone Alba Rohrwacher e Irene Maiorino, che traghetteranno le due amiche-nemiche attraverso l’età adulta, e oltre. Le vite delle ragazze sono cambiate, non necessariamente per il meglio, e il loro rapporto sarà un’ancora di salvezza per entrambe.

L’amica geniale 4: Lila e Lenù, di nuovo insieme

l'amica geniale
Alba Rohrwacher e Irene Maiorino saranno Lenù e Lila nell’ultima stagione de L’amica geniale

Al termine della terza stagione, avevamo lasciato Lenù su un aereo diretto verso la Francia, in compagnia del grande amore Nino Sarratore. La donna aveva abbandonato il marito Pietro e le due figlie per vivere alla luce del sole la love story con l’uomo dei suoi sogni. Il risveglio, per lei, sarà però molto brusco; una volta tornati in Italia, infatti, scoprirà che, a differenza sua, Nino non ha mai realmente chiuso con la moglie. Nonostante questo, deciderà di restargli accanto, trasferendosi nuovamente a Napoli.

Nella città d’origine ritroverà famiglia e affetti, tra i quali Lila che, nel frattempo, vive con Enzo, finalmente serena, ma in continuo conflitto con il clan dei Solara. Elena resta incinta, e così anche Raffaella; partoriranno due bambine a tre settimane di distanza, chiamandole come le loro rispettive madri, Imma e Nunzia. Al di fuori della bolla domestica, però, la vita del rione continua ad essere burrascosa: tra omicidi irrisolti e vendette, il dominio dei fratelli Solara sporca le strade di sangue. Le amiche, determinate ad opporsi al loro spadroneggiare, uniscono le forze per scrivere un articolo di denuncia, in cui il traffico di eroina gestito da Michele e Marcello viene messo in piazza. Le conseguenze, però, saranno tragiche, e spiegheranno il titolo dell’ultimo romanzo.

Gli uomini de L’amica geniale

I romanzi di Elena Ferrante scavano nell’animo umano in modo sapiente e profondo, evidenziando luci e ombre dei personaggi. Se le donne da lei tracciate sono complesse, sfaccettate e in continua evoluzione, gli uomini che le affiancano appaiono spesso cristallizzati nello spazio e nel tempo, ancorati alle tradizioni e ad una visione arcaica della relazione tra i due sessi. Con l’unica, salvifica, eccezione di Enzo, decisamente più progressista della media, l’universo maschile de L’amica geniale è costellato di violenza, istinto di prevaricazione e resistenza all’evoluzione della società. L’indipendenza femminile viene visto come un attacco alla virilità, così come l’istruzione; una testa pensante e autonoma, specialmente se brillante come quella di Lila, diviene una minaccia per “l’ordine stabilito delle cose” e, come tale, va annientata.

Anche coloro che, in apparenza, sembrano più accomodanti, come Pietro, o lo stesso Nino, emblema del narcisista patologico, nascondono un’insicurezza intrinseca che li porta a voler schiacciare le ambizioni delle loro partner, minandone le certezze e tentando di relegarle al ruolo di coniuge, madre, sottomessa. Nino parla, e parla molto bene, ma i suoi discorsi non vanno di pari passo con le azioni; il successo di Elena lo infastidisce, sin dai tempi del liceo, e i suoi traguardi lavorativi lo fanno sentire inferiore. Ecco, allora, che subentrano le manipolazioni, le bugie, lo svilimento, anche se ben mascherato. Insinua dubbi sotto la pelle di Lenù, le fa credere di non essere alla sua altezza, la tradisce, la svaluta. E lo fa con il sorriso, con le carezze e riempiendosi la bocca di parole d’amore; un gioco al massacro sottile e pericoloso.

L’amica geniale e l’autoaffermazione femminile

Per tutta la durata della saga letteraria, vediamo Lila e Lenù, ma anche gli altri personaggi femminili, lottare per trovare il loro posto nel mondo. C’è chi lo fa attraverso la cultura e lo studio, come Elena; chi, come Raffaella, non ha la possibilità di frequentare il liceo o l’università, e allora s’informa e impara per conto suo, per stare sempre un passo avanti. C’è anche chi, purtroppo, non riesce a spezzare le catene che vengono imposte al suo genere, e si ritrova a soccombere, muta e schiava di padroni imposti o accolti volontariamente, in cambio di protezione.

L’Italia del dopoguerra è un Paese in fermento, che stride con la vita lenta del rione, che tenta di conservarsi, di non cedere al cambiamento, mentre tutt’intorno la vita corre veloce. Le donne scoprono di poter deviare dal cammino tracciato dalle loro madri e dai loro padri; la strada già battuta non è l’unica alternativa, e le vie da imboccare sono infinite. Muovere i primi passi, però, è un atto di coraggio, che comporta delle ripercussioni. Persino la ribelle e indomita Lila, la più intelligente e preparata di tutti, a volte è costretta al compromesso, al dialogo sgradito; una danza sul filo del rasoio, per conservare la propria libertà. In questo, la solidarietà con l’amica di sempre, anche se con qualche battuta d’arresto, sarà fondamentale.

L’altra protagonista: Napoli

Anche in Storia della bambina perduta, la città di Napoli non si limita ad essere uno sfondo per le avventure dei personaggi principali, ma brilla di luce propria, terza protagonista ufficiale, insieme ad Elena e Raffaella, della serie di libri. Il rione è il cuore pulsante di un organismo più ampio che muta, a volte in meglio, altre no, e la città plasma la sua forma in base alle esigenze. Gli anni passano, i contorni delle case e delle strade si modificano, si ampliano, crescono insieme alla popolazione.

Eppure, qualcosa nel suo nucleo rimane immobile, eterno e granitico. Vi sono abitudini che non si possono scalfire, usanze che chiedono di non essere toccate, regole non scritte che vanno rispettate, C’è, però, qualcuno che scalfisce, tocca, e sceglie di non rispettare, e lo fa per non finire stritolato dall’abbraccio di Partenope, che può trasformarsi in una morsa fatale. Napoli è, contemporaneamente, nido e prigione, culla e feretro e, talvolta, occorre decidere se scappare o rimanere. Lila e Lenù sono chiamate a scegliere, una volta per tutte, da che parte stare. Dopotutto, L’Amica geniale è la storia di chi fugge e di chi resta. Ora, sta per giungere alla sua conclusione.

Federica Checchia

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